giovedì 23 marzo 2006

Lydia Lunch


Ho letto Paradoxia di Lydia Lunch. LL è un'icona, un mito fin dai tempi di No New York (il suo gruppo si chiamava Gesù bambino e le teste di c...), cinema, spoken word, letteratura, tutto estremo, in una parola: punk. Abusata dal padre da bimba, a 13 anni aveva già provato tutte le droghe (eccetto l'eroina, no grazie), entro i 18 viveva di prostituzione, spaccio, piccoli crimini, espedienti, per poi diventare un'icona dell'arte estrema underground in tutte le sue espressioni. Il tutto raccontato e scritto dannatamente (è il caso di dire) bene. Una specie di girone infernale di sesso/droga/alcool/delinquenza/anarchia vissuto e ricordato con grande lucidità, quasi orgoglio. Quando la vita si fa arte, e viceversa. Arte povera, disperata, forse, ma molto poetica. E alla fine si risorge sempre, non si muore mai. I dischi erano abbastanza insopportabili, questo libro no. Notevole anche la casa editrice Leconte: www.storie.it.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

il punk è un'attitudine, non c'è ninete da fare. c'è chi ce l'ha e c'è chi prova a crearsela.
detto questo non bisogna essere per forza dei disadattati.
diego

Franco Zaio ha detto...

Non so quanto sia "punk" la Lydia, più che altro è una pazza scatenata, assatanata di sesso e droghe, ed è riuscita a campare di questo, raccontandone. Ora c'è il trentennale del punk, ne riparlerò. L'attitudine comunque secondo me è il politically scorrect, di base. Se no si va a finire su Crass e company (rispettabilissimi ma un po' pallosi). Per questo 20 anni fa prendevamo colpi da tutti: fasci, poliziotti e compagni.