giovedì 3 agosto 2006

Viva la sincerità


Ho una gran voglia di chiudere il blog, perlomeno questo: mi espongo troppo, e non sono in condizione di parlare liberamente (e male) . Vado avanti fino al 31/12 e poi chiudo, e magari ne apro uno anonimo in incognito, visto che l'uomo è tanto meno se stesso quanto più parla in persona propria; dategli una maschera e vi dirà la verità. Questa non è mia, ma del caro vecchio Oscar Wilde, di cui ho riscoperto gli Aforismi di recente (una miniera, più che un libro). Senza dimenticare che un po' di sincerità è cosa pericolosa, molta sincerità è assolutamente fatale. E come dargli torto? Comunque anche in un blog anonimo è difficile tenere fuori la propria vita, a meno di fare quei pallosissimi blog di fiction letteraria. Quello che siamo/facciamo viene fuori, almeno io penso che farei una fatica boia a essere anonimo. Vi saluto e vi maledico tutti sulle adorate note di "I'm not like everybody else" dei Kinks...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che sia impossibile gestire un blog in maniera anonima, anzi, credo che non sia giusto. Se hai qualcosa da dire (da dare), é giusto che sia in prima persona, altrimenti diventa un autocompiacimento (occhebbello- ciòunblog !). Ecchissenefrega se qualcuno non é d'accordo con quello che scrivi. Se scegli questo mezzo per esprimerti, é giusto farlo in maniera totale, prendere o lasciare (ecco, magari non metterei il mio cellulare "no problem"). Altimenti non lo fai, perché se devi tirare fuori qualcosa (sul serio, non solo perché ciò il blog e allora qualche minchiata la devo scrivere comunque) non puoi farlo in modo anonimo.
Moglie e figli in Sardegna, Tupelo Twins Live al Bonfim a volume 8, anno 1995 e non so perché, non mi ricordo, così come non me ne ricordo tante di cose che ho detto, fatto e disfatto (scusatemi ragazzi, scusatemi sul serio)
non c'era Ezio.
Però che carica, che energia, cheppelledoca (Hey Joe, Boys, I put a spell on you (cantata magistralmente da Ricky) e tante altre che non mi ricordavo che fossero in repertorio. Ecco, riguardo al'amicizia, volevo ricollegarmi a "i veri amici" del tuo blog. Senza rispetto non c'é nulla, (scusate, ma in questo momento Stefano Marrone sta intonando Louie Louie e quindi fatico a tenere una linea logica).
Comunque tra 16 e 20 é un bel salto Diego, ma dopo diventa un abisso, ed é inevitabile, direi fisiologico. Nonostante questo, a 43 anni, se mi mettono una Fender sulle palle sono ancora qui alla faccia del mondo in cui vivo (nuoto), sperando che qualcosina sia riuscito a trasmettere nel cd di Pavese di Franco (nonostante l'indice sinistro rotto giocando ai rigori con mio figlio e il suo amico). Tornando all'amicizia credo che il termine "EMPATIA" possa racchiudere tutto quello che c'é da dire, e non é una qustione di età, almeno non in maniera preponderante, é una questione di DNA. O sei da una parte o dall'altra, e non importa se ci arrivi prima o dopo, se ti trascini a casa a 20 o 40 o 60 o 80 anni. E non importa se suoni in una r'n'r band o fai l'impiegato o il besagnino o l'autista dell'AMT, o l'operatore ecologico o il libraio, o checcazzonesò. Quello che importa é quel senso di inquietudine che in qualche modo ti rende sempre un pò "out of time", anche con quelli "giusti", anche con i tuoi amici, anche quando dovresti star bene, in realtà sei sempre nel tuo fottuto Maelstrom. E' una maledizione, ma nessuno di noi la sceglie, semmai é l'esatto contrario.
(Però ragazzi, a sentire 'sta cassetta del Bonfim sembriamo quasi delle Star !!!)
Andrea (Tele/Strato per il resto belle chitarre però...)

Anonimo ha detto...

Andrea, sei un mito (oltre che un "vero amico")! Perchè non metti su un blog anche tu, che ne hai da scrivere, e bene? Ci vogliono 5 minuti. Vedi www.blogger.com oppure l'italiano www.splinder.com.
Buona estate (e buona solitudine d'agosto)! Ciau nè
Cicciogiannino
PS Una reunion dei Tupelo, magari a una festa?

Anonimo ha detto...

Beh, in effetti all'idea di un blog ci avevo pensato, anche perché di cose da dire ne ho veramente tante, tutte quelle che per un motivo o per l'altro non ho (la persona) l'occasione di esprimere (mi viene meglio con una sei corde). Poi ho riflettuto sul fatto che diventerebbe uno spazio del tutto mio, anche perché non avrebbe senso diversamente, e quindi un qualcosa di "segreto" (mia moglie non capirebbe/approverebbe paura di incontri virtuali ecc...)
Per il momento mi limito ad "invadere" il tuo blog.
Ti segnalo che ieri, prendendo la chitarra acustica in mano, senza apparente motivo, mi é venuto in mente di tirar giù "Dead or Alive" di Bon Jovi (perfetta of course). Spesso é il suono dello strumento che "decide" che cosa si suona, come se fossimo poco di un'antenna protesa verso qualcosa che non vediamo, ma che sentiamo sottopelle
e amplifichiamo.
Questa sera ho (ri)visto "Il ferroviere" di Pietro Germi e oltre a commuovermi come un fesso, mi sono soffermato a riflettere sulle aspettative sociali del dopoguerra (pace, lavoro, ecc...), a quelle degli anni '60 (consumismo, la '600 pagata con un kilo di cambiali, benessere), e a quelle degli anni '70 (disoccupazione, rivolta, rabbia e rivoluzione, musica, passione e politica).
Ma dagli anni '80 in poi la società che aspettative, tensioni, ha sviluppato? (a parte alcune più o meno isolate eccezioni).
Portiamo a casa lo stipendio?
Paghiamo il mutuo?
Ci impasticchiamo il week-end?
Paghiamo tutto quello che non possiamo permetterci a rate?
Ci abboniamo a qualsiasi tipo di televisione?
Righiamo dritti perché se perdiamo il lavoro siamo rovinati?
Tutto qui?
Non c'é davvero altro?
Se é così, citando uno degli ultimi dialoghi di "Easy Rider":

"Siamo ricchi"
"No, siamo fottuti"

Andrea