martedì 21 novembre 2006

Senza patria


SMS di A., ore 8.14, martedì: Nebbia e palazzi scrostati. Cammino e mi sembra di non appartenere a questa città, è una vita che vado e ancora non so quale è il mio posto. La mia risposta: Idem, nonostante sole e mare. Siamo apolidi, eterni stranieri senza patria (e poco Dio). Anche E. domenica mi comunicava la stessa sensazione. Mio padre, anche se ha cambiato una dozzina di città per fare carriera, aveva sempre il paese natìo come centro di gravità permanente, la casa della sua infanzia/gioventù come luogo a cui tornare, indipendentemente dalla bellezza del posto. E io e i miei amici? Niente, non sapremmo dire, nominare un solo posto in cui ci sentiamo a casa, o almeno non uno solo, ne abbiamo diversi. Io potrei dire le colline del Monferrato, le Saline e Cosciadidonna a Stintino, oppure mete di vacanze come certe zone sperdute dell'Irlanda, Bali, Rodi, persino Londra. Sostanzialmente posti dove siamo (o pensiamo di essere) stati felici, forse è quello a renderli luoghi dell'anima. Anche a Genova sono stato felice, per carità, ma non mi sento "a casa mia", non c'è niente da fare.
PS Nella foto Cosciadidonna: ecco, è lì che mi piacerebbe fossero sparse le mie ceneri, se possibile.
PPS Sì, sono un po' ossessionato dalla morte, o per meglio dire dalla vita vissuta poco e male. Sorry somehow (struggente canzone degli Husker Du che rifacevamo coi Lost 15 anni fa...).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Penso sia il nostro modo di vivere che è cambiato rispetto a quello dei nostri genitori. La vita ci offre o ci costringe a molti più spostamenti e quindi ci è più difficile sentire il legame con IL luogo natìo.
Anche io ho almeno tre luoghi intorno a cui gravita la mia esistenza. A tutti sono legato e per tutti ho qualche motivo di rancore. Per esempio, Genova è dove sono nato. Il profumo del mare (che ora sento quando torno e che prima, quando ci vivevo, non sentivo) mi emoziona ogni volta. Al contempo non so perdonarle di non aver saputo darmi un'occasione per mettere in pratica ciò che desideravo fare nella vita. Ci vengo come fossi in vacanza, mi dico quanto è bella ma so che non potrei lavorarci, e quindi viverci.