venerdì 30 novembre 2007

Produci, consuma, crepa


"Produci, consuma, crepa". Se c'è una scritta sui muri che mi angoscia è proprio quella. La vedo tutte le mattine mentre porto i miei due figli a scuola. La sensazione di essere una specie di tubo digerente: produco merda, mangio merda, e poi alla fine sono troppo vecchio e stanco, e crepo. Una macchina da soldi (per qualcun altro!), nel mio piccolo, un oggetto (o anche soggetto) inutile alla società e al mondo in genere, nonchè a me stesso.
Grazie a chi scrive certe cose (anzichè "Doria/Genoa merda").
Ecco perchè prolifera il volontariato: si nutre di sensi di colpa, di autobiografie imbarazzanti!

No, voglio lasciare qualcosa dietro di me (che non sia merda), tracce significative (=con un significato) e piacevoli, memorabili, amabili, della mia esistenza. Per quanto ancora possa durare. Dischi, canzoni, libri, foto, film, case, posti, arte, visioni, persone, sorrisi, abbracci, divertimento, amore, sesso, magic moments. La vita è tutta qui. Secondo me.

giovedì 29 novembre 2007

Pogues - Dirty old town

Questo video è per Ezio, il Mago irlandese, e Marco The Barba, e per chi si ricorda dei Coverlovers, che facevano canzoni di questo livello al Penny Grace di Boccadasse, 20 anni fa.

L'importanza della determinazione



Conta di più il Talento e la Qualità di una persona, nella vita sociale, o la Persistenza e la Determinazione? La storia di R e L mi fa sempre pensare. R era il più bravo alle elementari, l'unico che mi tenesse testa anche se a 10 anni leggevo la Storia di Montanelli (!), per dare un'idea. R è morto di overdose a 20 anni: sensibile-fragile-confuso, cominciò a sconvolgersi al liceo fino a morirne. L invece faticava sempre a raggiungere la sufficienza in tutto. Non era "l'ultimo della classe" perchè i suoi sforzi e la sua fatica venivano comunque premiati alla fine dell'anno. L è diventato un medico specialista, gira il mondo al seguito di una Nazionale di sport ed è un padre di famiglia felice e spiritoso. E' quello che si dice "un uomo realizzato".
Con questo aneddoto non voglio dire che la Qualità delle persone non vada riconosciuta e coltivata. Dico solo che spesso, senza Qualità, si può avere una vita sociale migliore, se si è abbastanza determinati, se ci si applica, con un obiettivo ben preciso (determinato, appunto) e raggiungibile (non fantascienza).
E io, e voi, quali obiettivi abbiamo? Abbiamo degli obiettivi? E cosa stiamo facendo per raggiungerli?

mercoledì 28 novembre 2007

Non è mai stato tempo per noi

Ci han concesso solo una vita Soddisfatti o no qua non rimborsano mai E calendari a chiederci se stiamo prendendo abbastanza, abbastanza Se per ogni sbaglio avessi mille lire che vecchiaia che passerei Strade troppo strette e diritte per chi vuol cambiar rotta oppure sdraiarsi un po' Che andare va bene pero' a volte serve un motivo, un motivo Certi giorni ci chiediamo "E' tutto qui?" E la risposta e' sempre si' Non e' tempo per noi che non ci svegliamo mai Abbiam sogni pero' troppo grandi e belli sai Belli o brutti abbiam facce che pero' non cambian mai Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai ...Dicono che noi ci stiamo buttando via ma siam bravi a raccoglierci Non e' tempo per noi che non ci adeguiamo mai Fuori moda, fuori posto, insomma sempre fuori dai Abbiam donne pazienti rassegnate ai nostri guai Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai Non e' tempo per noi che non vestiamo come voi Non ridiamo, non piangiamo, non amiamo come voi Forse ingenui o testardi Poco furbi casomai Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai (Luciano Ligabue, 1990)
Dopo 17 anni non fa mica tanto piacere sentire che questo testo del Liga, nella sua ingenuità, è ancora attuale. Lo dedico a tutti i miei Amici, quelli di sempre, e quelli "paralleli" anche se lontani. Ce n'è per tutti. Pazienza. E un certo orgoglio.

martedì 27 novembre 2007

Niente paura, c'è il Liga



"A parte che ho ancora il vomito per quello che riescono a dire.Non so se son peggio le balle oppure le facce che riescono a fare. A parte che i sogni passano se uno li fa passare, alcuni li hai sempre difesi, altri hai dovuto vederli finire...Tira sempre un vento che non cambia niente mentre cambia tutto, sembra aria di tempesta. Senti un pò che vento, forse cambia niente, certo, e cambia tutto, sembra aria bella fresca. A parte che i tempi stringono e tu li vorresti allargaree intanto si allarga la nebbia e avresti potuto vivere al mare. Ed anche le stelle cadono, alcune sia fuori che dentro, per un desiderio che esprimi te ne rimangono fuori altri cento. Niente paura, niente paura. Niente paura ci pensa la vita mi han detto così…Niente paura, niente paura, niente paura, si vede la luna perfino da qui. "
(Niente paura, Ligabue 2007).
Il Liga mi frega sempre. Lo so, per molti è tamarro, rozzo e retorico (un Vasco più colto, la versione italiana di Bruce Springsteen - ma a me il Boss piace!), l'imitazione di Marcorè (la Struttocaster!) è irresistibile, però questo uomo trova sempre delle parole che mi toccano, mi emozionano. Fin da Non è tempo per noi (una specie di inno, da 15 anni almeno), passando per Una vita da mediano arrivando a Gli ostacoli del cuore. Non so cosa farci. Non mi sembra si sia mai sputtanato, il film era discreto, il libro notevole. Sarà che è un coetaneo ed esprime cose che conosco/sento vicine...Gli voglio quasi bene, toh. Alla faccia dei musicofili alternativi-snob sempre all'avanguardia.

lunedì 26 novembre 2007

Bicchiere mezzo pieno, ma di cosa?


Certi lunedì è proprio dura trovare la spinta, la motivazione, persino l'energia. Poi ci sono i ragazzi da portare a scuola, e allora una buona ragione la trovo. E penso alla vecchia solfa del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Io sono uno di quelli che notano la metà piena. Ma se quella metà è amara o addirittura velenosa?...Cominciamo bene, questa settimana!

sabato 24 novembre 2007

Mio figlio, Elton John e i miei consiglieri


Mio figlio Alessandro, 10 anni, apprendista tastierista, mi ha chiesto un cd di Elton John dopo averlo visto alla tv, colpito in particolare dalla canzone Don't let the sun go down on me, che si cantava a squarciagola la mattina (gulp). Colpito e un po' turbato dalla richiesta (e dal testo della canzone, anche se Ale non lo conosce) ho chiesto consiglio ad alcuni amici fidati.
Queste le migliori risposte ricevute:
TL "Ma fa solo Elton John o anche la parte di George Michael?"
AR "Domandarti tante cose. Ecco cosa devi fare :-D"
EM "A differenza di tuo padre con te, seguilo con discrezione. Che so...prendi la chitara e accompagnalo, così in un colpo evitiamo sia i noduli alle corde vocali e che cresca un disadattato come te".
That's what friends are for...

venerdì 23 novembre 2007

Sincronicità Messaggiate Stupitamente


Mando ad Aldo la frase di Pasolini "Grazie a Dio si può tornare indietro. Anzi, si deve tornare indietro. Anche se occorre un coraggio che chi va avanti non conosce". Risposta: "Oi. E io giusto ieri ho ripreso in mano le Lettere luterane...". Io: "A questo punto vado a leggermi la Sincronicità di Jung". Aldo: "Libro che ho comprato la settimana scorsa, infatti...".
Mando ad Andrea "Quando piove così penso a Rain dei Beatles e mi sollevo il morale" e lui "E' stata la prima cosa che ho pensato stamattina".
Sì che l'amicizia è questo essere sintonizzati sulla stessa frequenza emozionale. Ma certe coincidenze sono sempre misteriose e affascinanti. Sembra quasi ci sia un Destino, a volte. Un disegno che non vediamo, nè sappiamo modificare. Bah, lasciamo perdere. La quotidianità mi travolge, c'è poco tempo per pensare, fare filosofia. E Cioran mi dice "Chi non crede al Destino dimostra di non aver vissuto". Giustappunto. Mumble mumble...

giovedì 22 novembre 2007

Genovesità




A parte il film di Soldini e il nuovo libro di Maggiani, di cui vi parlerò appena riesco a sottrarlo a mia moglie, c'è nell'aria un certo ritrovato orgoglio, soprattutto estetico ma anche sentimentale, della città di Genova. Ieri, sfidando il tempaccio, sono andato con moglie e figli (Ale entusiasta) alle 18,30 al palazzo della Borsa a sentire l'anteprima del nuovo cd di Antonella Ruggiero dedicato a Genova. AR potrebbe cantare anche la guida del telefono, per me, ma ieri mi ha steso inanellando Un giorno dopo l'altro di Tenco, Canzone dell'amore perduto di De Andrè, Ritornerai di Lauzi, per finire con una Ma se ghe penso che era una coltellata al cuore anche se non sono/mi sento genovese. Grandissima. Questa città ha bisogno di lasciarsi alle spalle il mugugno, il maniman, il complesso di provincialismo. Festival della Scienza, Soldini, Maggiani, Ruggiero: aspettiamo la prossima occasione.

mercoledì 21 novembre 2007

Chi si ferma è perduto


"Avere relazioni interpersonali soddisfacenti ed essere rispettati sul lavoro. Queste le cose che rendono la vita felice. Seguite a pochissima distanza dall'avere dei figli, tenere a bada le malattie (il vecchio "la salute prima di tutto" è un po' passato di moda), comprare una casa, comprare la macchina dei sogni, superare gli esami o raggiungere degli obiettivi di carriera. Lo sostiene una ricerca condotta in Inghilterra e pubblicata sull'ultimo numero della rivista International Journal of Epidemiology.
Al di là della mera classifica l'aspetto più interessante che emerge da questo studio è che la vera felicità, pare, sia data dalla dinamicità; essere in una condizione di "sabato del villaggio" rende la vita più gustosa. Non a caso, infatti, le donne si sono dichiarate più felici di essere incinte che della condizione di genitore, le persone in generale si definiscono più contente nel cominciare una nuova relazione che nel mantenerne una, più soddisfatte di un lavoro vario e dinamico che di uno sempre identico e senza stimoli. La dinamicità come dimensione personale è una delle chiavi per essere felici o, per lo meno, per sentire la differenza tra quando si è tristi e quando si è contenti; sentire che le cose possono cambiare predispone ad un atteggiamento positivo nei confronti di ciò che ci accade intorno; al contrario, percepire le cose come immutabili genera sfiducia, rassegnazione e aggressività.
Ovviamente la dinamicità viene percepita positivamente quando coincide con un'evoluzione, se invece il cambiamento porta a situazioni percepite come "peggiori" le cose cambiano.
La felicità viene seriamente minata dalla perdita degli affetti più cari, dalla fine di una relazione, dalla perdita del lavoro.
Fonte: Ballas D et al. Measuring the impact of major life events upon happiness. Int J Epidemiol. 2007;1-9 doi:10.1093/ije/dym182. " (Emanuela Grasso)

martedì 20 novembre 2007

Una simpatica famigliola

Ieri sera ho visto un film che mi è piaciuto tanto, Little Miss Sunshine, destinato a diventare un mio piccolo cult personale. Ci sono tanti elementi straordinari, tanta America decadente, demenziale e perdente ma adorabile, c'è un metodo in questa follia, direbbe qualcuno. Un cortocircuito di emozioni on the road to nowhere, sai che dovresti piangere/commuoverti e invece ridi spassosamente, stranissimo. Indimenticabile Paul Dano ammutolito e il nonno eroinomane (I'm old, so what?). Niente male la colonna sonora, e alcuni dialoghi memorabili. E poi l'ossessione del padre sulla dicotomia perdenti/vincitori, rendendosi conto alla fine di essere un perdente proprio lui. Alla fine spunta quasi un orgoglio, una bellezza dell'essere losers ma simpatici e con un cuore gonfio così (di rabbia ma anche di amore e sentimento). Consigliato. Una scheda la trovate qui.

lunedì 19 novembre 2007

Casa dolce casa


Il post di ieri era l'ideale, come mi piacerebbe fossero le giornate in casa. La realtà poi spesso è: luci accese in ogni camera, tv accesa su Discovery Real Time (moglie) o Cartoon Network (figli), musica manco a parlarne, giusto due pennate in stile Spain alla 12 corde, continuo work in progress pulizie-cucinare-mettere in ordine-buttare-stendere-aspirapolvere, leggere giusto al cesso, continua lotta di convivenza un minimo civile con due cinghiali umani di 10 e 6 anni, Gormiti e Bionicle dappertutto (Nobel della pace all'inventore del Gameboy, please), film fino alle 22 niente da fare, parossismo con occhi sbariuati (intraducibile Luese) che sfocia nel panico dopo poche ore così, la sensazione di non aver mai la casa a posto. Se penso a mio padre, che quando tornava a casa mia mamma Lasciate in pace papà che è stanco, si deve riposare, e vai di giornale, siga e calcio in tv... Boh, forse tra qualche anno le giornate d'inverno in casa saranno più rilassanti. Per ora ci sono volte che diciamo, vergognandoci, Ma a lavorare mi diverto di più. Il che è tutto dire.

domenica 18 novembre 2007

E' arrivato il freddo


Dopo un autunno di giacca di velluto o di pelle ho dovuto arrendermi agli orribili cappotto e piumino. Detesto il freddo. A Genova poi è caratterizzato da un vento che ti taglia la faccia e ti rompe gli ombrelli. Unico aspetto positivo del freddo: si è autorizzati socialmente a essere asociali, cioè Io uscirei anche ma fa un freddo bastardo. Anche se si hanno dei figli vale Vuoi mica fargli prendere un accidente? Il freddo ti costringe a fare i conti con la tua dimora, i tuoi conviventi e i tuoi/loro passatempi. Cosa c'è di meglio di un bel film/libro, una tazza di the, piumone o plaid Ikea, musica rilassante (in questo periodo stravedo per il dub, mi mette di buon umore), luci soffuse, ritmi da bradipo...Buon inverno a tutti. Spero che abbiate le condizioni e le compagnie per godervelo. Islanda: la Terra Promessa (ha superato l'Irlanda, nel mio cuore).

sabato 17 novembre 2007

Giorni e nuvole



Due o tre volte all'anno vado al cinema anche io, e non solo coi ragazzi per film come Spiderman o i mitici Simpsons (comunque entrambi una goduria). L'altra sera da soli (senza figli, ebbene sì!) io e mia moglie siamo andati a vedere Giorni e nuvole. Il film è imperdibile per chi vive/stima Genova, una città che non finirò mai di scoprire (nel film alcuni scorci erano ignoti ai più). La Buy e Albanese sono bravissimi, e Soldini riesce a rendere un tributo a Genova che non gli era tanto riuscito con Agata e la tempesta (un po' confuso e meno "a fuoco"). Mi chiedo se piacerà anche fuori Genova, il mio giudizio non è imparziale. Certo che Genova è una città speciale, affascinante, ma strana e scorbutica. Con tutto sto vento e sto mare che non stanno mai fermi c'è da uscire pazzi, se non ci si è abituati da sempre. Quando ancora non ci abitavo e la vedevo dal traghetto per la Sardegna mi sembrava una cosa folle, tutto quel cemento ammucchiato in verticale, un gran casino con un piano s-regolatore. Poi ci sono venuto dentro nel 1982, e ho capito che la salvezza, ma anche la maledizione, di questa città è la prospettiva, tutta quella visione di mare e cielo davanti, che ti permette di respirare e continuare a sognare. Anche se i sogni si realizzano altrove, quasi sempre.

giovedì 15 novembre 2007

Sono già passati 30 anni ma...


E' uscito un libro che farà la gioia di molti miei amici (Fritz, su tutti, Arimondi, Husker, Stefano Gilardino, Putro...), un libro di cui ci sognamo l'uscita da quasi 30 anni. Come bene recita la scheda editoriale:"Per gli studiosi il solo, vero punk rock è quello delle origini: la musica aspra, scandalosa, selvaggia che sbocciò più o meno intorno al 1976 e imperversò fino al 1978, anno in cui la sua iniziale, irruente genuinità si stemperò in posa, maniera, business. Dedicato proprio a quella prima, indimenticabile generazione, questo volume racconta il manifestarsi del punk in tutto il mondo affrontando singolarmente ogni scena nazionale, regionale o cittadina: da New York a Londra, da Manchester alla California, dall'Ohio a Detroit, dall'Australia alla Francia alla Scandinavia, fino alla timida ma baldanzosa scena italiana. Una straordinaria guida storica, con oltre 1000 band citate, migliaia di singoli e album, un juke box di brani fondamentali imperdibili e un mostruoso apparato iconografico per la gioia dei semplici curiosi e dei più depravati collezionisti." Personalmente ritengo che l'irruente genuinità si sia palesata anche dopo il 1978, almeno fino al 1981. Comunque: un libro impressionante, per certi versi commovente. Where have all the boot boys gone?

mercoledì 14 novembre 2007

A quale punto della piramide?

Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, soprattutto a me stesso. Sarà una settimana che non mi guardo in faccia allo specchio, quindi...
















lunedì 12 novembre 2007

No comment?

Oggi RG viene in libreria e mi dice, ammiccando, "Come va?". MP via mail si dichiara lurker del mio blog. Ma, dico io, perchè non lasciate un commento, persone simpatiche e belle che non siete altro?! Ho un contatore delle visite: lascia commenti una persona su dieci. Dovrei forse impedire i commenti, chiudermi e fare un sito senza interazione? Ma no, dai. Però, quasi quasi...T-La sarebbe d'accordo. Non ho ancora chiuso la mia finestra sul mondo, in fin dei conti.

domenica 11 novembre 2007

"Come va?"

Non sopporto più il teatrino del "Come va?". Negli anni ho sempre tagliato corto con "Non c'è male, solo un po' stanco" e un sorriso che sembrava una smorfia di dolore, se non addirittura "Bene, grazie, e tu?".
Ora basta, mi sono stufato, non risponderò mai più così. Ecco il ventaglio di decenti risposte possibili a seconda dell'umore e del momento contigente.
-"Lasciamo perdere" (sbrigativo)
-"Vuoi la verità o una risposta formale?" (inquisitorio)
-"Cos'è che vuoi sapere?" (sospettoso)
-"Senza infamia ma soprattutto senza lode" (demotivato)
-"Ha qualche importanza?" (disperato)
-"Ti interessa davvero?" (sfiduciato)
-"Potrebbe andare peggio ma non so come" (pessimista)
-"Boh! Non lo so" (in analisi o in attesa di esami medici)
La mia preferita del momento però è :
-"Non rimpiango il passato, non mi entusiasma il presente, non vedo un futuro migliore" (da usare come seconda risposta, se l'intervistatore insiste). State certi che non me lo chiederà più, come va. E cosa rispondere all'ottimista "Tutto bene?" o addirittura, come usa fare il mio direttore di canale, "Sei felice?"? "Se fossi felice non saprei di esserlo", per citare Adorno, non è male. Altrimenti un secco "No" può bastare.

sabato 10 novembre 2007

Il libro dell'anno

Finalmente è uscito. Ora sapete cosa regalare a Natale. I miei amici e colleghi sanno che da anni raccolgo castronerie, lapsus e strafalcioni in libreria. Stefano Tettamanti li ha assemblati con quelli raccolti da altri (fra cui Giovanna Zucconi e Stefano Bartezzaghi) e ne è uscito un "libretto a densissima comicità, distillato di strafalcioni detti e/o ascoltati in una frequentazione quarantennale di librai, commessi di libreria, rappresentanti editoriali, autori, editori, agenti letterari (come noi) lettori e aspiranti tali, raccolta di capolavori di contorsionismo e virtuosismi su classici di tutte le epoche e ultimissime novità. Capita così a uno sbalordito commesso di sentirsi domandare: “Dove posso trovare Il fu Mattia Bazar di Luigi Pirandello?” e due minuti dopo: “Cerco un vecchio libro della Fallaci, Cincillà”. Ma il comico involontario a volte non è il povero cliente, sta dall’altra parte dell’ipotetico bancone. Cliente: “Avete qualcosa sui Monty Python?” Commesso: “Deve chiedere al piano di sotto, settore guide turistiche, reparto alpinismo”. Va da sé che questa specie di stupidario dotto non nasconde intenti sociologici, tentazioni moralistiche e tantomeno volontà di dileggio. Il suo scopo profondo è uno solo: dimostrare che le librerie sono posti allegri e accoglienti in cui si pratica naturalmente la tolleranza e che bisognerebbe frequentarle di più. (dal comunicato stampa)
E se diventasse un bestseller? Vi aggiornerò su recensioni e vendite.

venerdì 9 novembre 2007

L'ospite inquietante

Uno dei libri più importanti, e più belli e pregnanti, dell'anno. A differenza di altri conoscenti sensibili a Galimberti, io ritengo che LA tematica non siano i giovani ma un po' tutti noi. La Questione secondo me è la caduta e la mancanza di Senso, in noi, nella vita che facciamo, nella società in cui viviamo. G esamina soprattutto il vuoto più o meno beota dei giovani perchè è in loro e da loro in quanto futuro che vorremmo trasmettere o ricevere questo senso, smarrito dopo la "morte di Dio" e la disillusione ideologica. A questa analisi G aggiunge quella della dicotomia/convivenza di Psiche (il Senso, l'Anima, il daimon di Hillman, l'emotività, la sensibilità, il cuore, l'interesse spirituale, l'interiorità) e Techne (la technicality, la tecnologia, i numeri, la scienza, l'interesse materiale, l'esteriorità). Il tutto nella ormai tipica prosa di G, spesso un fuoco d'artificio di rimandi e citazioni (vedi il capitolo finale).
Mi viene da dire: un libro necessario. Fate un esperimento: in alcuni brani (per es. a pag. 35) sostituite alla parola "scuola" un termine fra "lavoro", "professione", "amore", "società", "vita quotidiana", e vedete cosa se ne evince...
L'ho letto mentre stavo per rileggere Il mito di Sisifo di Camus, una combinazione? E dopo Galimberti sono passato al Codice dell'anima di Hillman, una conseguenza?




giovedì 8 novembre 2007

Camere con vista

Mi preme segnalarvi una mostra fotografica che ho organizzato dove lavoro . E' un pugno nello stomaco, ma le foto sono, a loro modo, bellissime. Una specie di estetica della miseria, oserei dire "pasoliniana", ossia denuncia, compassione, e (amara) poesia della disperazione. Il fotografo (http://www.andreadapueto.it/) è un grande. I dettagli della mostra qui. Ci vediamo in libreria. Dai, che faccio un bel lavoro.

martedì 6 novembre 2007

Le colline di Pavese


Pierpaolo e Francesca, curatori del libro in questione, sono fra le persone che più mi hanno incoraggiato alla realizzazione del mio ormai leggendario cd sulle poesie di Pavese (lo stampo, lo stampo, che fretta c'è?! Appena Attilio finisce la copertina...). E' quindi con un certo orgoglio da amico che vi segnalo l'uscita di questo libro, perchè bellissimo, e imperdibile per chi ama Pavese e quelle colline. Qui trovate i dettagli. Complimenti, ragazzi.

lunedì 5 novembre 2007

Condannato a leggere!

Riporto da http://www.ansa.it/ questa sconcertante notizia:
>>2007-11-02 14:47
Scuola: picchia compagno, per punizione leggera' un libro.
E' "Il razzismo raccontato a mia figlia" di Ben Jelloun
(ANSA) -GENOVA, 2 NOV- Feri' a calci e pugni un compagno di classe dell'istituto tecnico Gastaldi-Giorgi di Genova, la preside lo ha 'condannato' a leggere un libro. Si tratta del romanzo "Il razzismo raccontato a mia figlia" dello scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun. Lo studente inoltre dovra' uscire da scuola dieci minuti dopo i compagni e sara' assistito da un professore che gli fara' da tutor. Lo studente, 14 anni, accompagnato dai genitori, si e' difeso spiegando di essere stato provocato.<<
Quindi leggere un bel libro è una punizione, per molte persone. La decisione della preside sembra illuminata e sagace, in realtà è l’arrendersi a una triste realtà. Che società, che mondo è quello in cui leggere un libro è una specie di punizione? E io che pensavo che leggere un bel libro fosse un premio, un dono che uno si fa, nel tempo libero. Una benedizione, un momento memorabile, un piacevole passatempo. E non mi ritengo affatto un intellettuale, anche se lavoro fra i libri da vent'anni. Chissà cosa ne pensa Corrado Augias, che ha appena scritto questo delizioso (e meritorio) libro. Quasi quasi gli invio questo post. Buona lettura a tutti.

giovedì 1 novembre 2007

Bel lavoro


Ho stilato una tabella dei 10 valori/pilastri/parametri per valutare quanto si è soddisfatti del proprio lavoro. Parlo di lavoro da dipendente: il lavoro autonomo in proprio penso che abbia parametri diversi almeno in parte.
-GRATIFICAZIONE economica (stipendio, ma anche incentivi, aumenti, premi, partecipazione al buon andamento dell’azienda)
-STIMA (ricambiata) di colleghi e di superiori
-SERENITA’ ossia un clima-ambiente di lavoro collaborativo in cui non ti senti costantemente criticato, minacciato, vessato, boicottato, vilipeso, frainteso
-ORGOGLIO dell’azienda o del marchio per cui si lavora, condivisione di storia e mission
-COMUNICAZIONE aziendale continua, trasparente e coinvolgente a tutti i livelli (orizzontale, non solo verticale)
-ORARI e LOCATION salutare ed esteticamente gradevole o almeno apprezzabile (un ufficio non è una miniera o una discarica)
-SENSO inteso come significato (personale , sociale, storico) ma anche come direzione, obiettivi, prospettiva, sensazione di un futuro
- CREATIVITA’ ossia possibilità di espressione e apprezzamento/concretizzazione di progetti migliorativi e intenti costruttivi pensati individualmente ma funzionali globalmente
-AGGIORNAMENTO e formazione continua professionale (technicality) ma anche culturale e personale
-DIVERTIMENTO come componente del proprio job nel suo svolgersi (ti diverti e "ci godi" mentre lavori).
Se non si valutano soddisfacenti almeno 6 punti su 10 è il caso di fare qualcosa per migliorare la propria situazione, oppure trovare un altro impiego/posto di lavoro. E' un test doloroso, forse, ma necessario.