sabato 5 gennaio 2008

No regrets (they don't work)

Che citazione colta, come titolo eh? SC rimpiange i Sybil, qualcuno i Crapping Dogs, io vorrei riprendere il discorso Anais, qualcun altro rimpiange i Lost...e sto parlando solo di gruppi musicali. Quanti altri rimpianti ci sono in giro, nelle nostre teste. Beh, io vorrei guardare avanti, da qui in poi, vivere il presente per avere un futuro. Giusto l'altro giorno su Repubblica c'era un bel pezzo del solito ottimo Umberto Galimberti, di cui riporto i passi per me più salienti. E anche dolorosi.
I rimpianti non si limitano a rovinare la vita e la salute mentale, ma rivelano una pericolosa destrutturazione della nostra temporalità, dove il passato divora il presente e il futuro e, senza futuro, non c´è vita che possa dischiudersi a un avvenire. (...) Quando il passato assorbe tutto il nostro spazio temporale, il presente diventa il tempo dell´incessante lamento, fatto di "se", "se non", "se avessi", "se non avessi", e il futuro si dischiude come ambito di vuote intenzioni. La vera perdita sottesa al rimpianto, infatti, non è il desiderio inattuato, l´occasione mancata, la carriera sfumata, l´amore perduto, ma la capacità di darsi il futuro. (...) Nel rimpianto si estingue l´attività con cui tendiamo verso l´avvenire, e al suo posto subentra l´attesa dove un futuro senza progetti viene insignificante verso di noi. Insieme all´attività si spegne il desiderio che per sua natura è proiettato in avanti e col desiderio la speranza che non è vuota consolazione, ma apertura alle possibilità a venire, che ci evita di trattenerci nella prigione di un presente che, senza prospettive, si risolve nella malinconica memoria di un passato immodificabile. La noia che proviamo quando ascoltiamo chi, con rimpianto, ci parla del suo passato è forse la più palese testimonianza che in lui le sorgenti della vita si sono inaridite, perché ogni progetto, prima ancora di nascere, è già catturato dal rimpianto che lo immobilizza in un passato senza avvenire e senza oblio, il quale, diciamolo, non è un difetto della nostra memoria, né un principio di economia mentale, ma la grande regola del passato, senza la quale la vita non potrebbe esprimere un presente, né progettare un avvenire. Ma là dove il passato non è superato, anche la libertà viene trattenuta in quello sguardo retrospettivo dove il rimpianto si ripropone in quelle modalità ossessive che assediano il presente e lo rendono inidoneo al futuro. Il rimpianto dunque non è da coltivare. E coloro che si soffermano o vi indugiano pensano di soffrire per il loro passato. In realtà ciò di cui davvero soffrono è l´incapacità di darsi un futuro.
Touchè?


7 commenti:

Anonimo ha detto...

Un giorno un tizio scrisse in merito a OK COMPUTER dei Radiohead

"suonano come una band che fa rock avendo dimenticato di averlo sentito fare da qualcun altro"

Forse ogni tanto dovremmo ricordarci che "QUI e ADESSO" è pur sempre il gioco più meraviglioso che ci è stato concesso.

Correre fuori di casa, urlare, vedere l'effetto che fà.

Franco Zaio ha detto...

Per chi non l'avesse colto, No regrets è una bellissima (davvero) canzone di quel simpatico (a me)gaglioffo di Robbie Williams. Il teso lo leggete qui, è notevole, come molte canzoni di RW:
http://www.azlyrics.com/lyrics/robbiewilliams/noregrets.html.

leorso ha detto...

Ottima lettura del problema, ma rasenta un pò in certe sue elucubrazioni non tanto il vissuto, ma più il vivibile del vissuto e ciò mi porta a pensare che anche il Galimberti qualche rimpianto ce l'ha.
O no?

Franco Zaio ha detto...

Chi non ne ha?

Anonimo ha detto...

"Sarà triste rimanere solo, e non aver nemmeno nulla da rimpiangere: nulla, assolutamente nulla...perchè tutto ciò che avrò perduto, tutto questo era nulla, uno stupido zero, non era altro che fantasticheria!"

Fëdor Dostoevskij, "Le notti bianche"


Chiara

Franco Zaio ha detto...

Vale la pena avere un blog "esposto" anche solo per ricevere commenti come questo della mia cuginetta in America, che non vedo da 30 anni, e cita uno dei libri preferiti della mia gioventù. Robi da mat!

Arimondi ha detto...

Il Suonatore Jones. Che morì con ricordi tanti e nemmeno un rimpianto. Da piccolo mi sembrava un verso positivo: in fondo, nonostante la vita difficile, soffriva meno perché non rimpiangeva nulla.
Mia mamma mi spiegava che secondo lei era invece un verso triste. Perché non rimpiangere nulla significa andarsene senza aver nessuno o nulla a cui si tiene veramente.
(Che culo, una mamma che ti spiega il Suonatore Jones, neh?).

A me ora sembra che senza rimpianti non ci sia vera memoria.

D'altra parte c'è una frase di Lester Bangs - il mitico critico rock - che se la prendeva con tutti i piagnucoloni che rimembrano ed esaltano le gesta dei loro idoli rock solo perché non hanno il coraggio di crearsi una propria vita altrettanto viva... Devo recuperare questa frase perché è molto bella e vera.

L'eccesso di rimpianti porta alla paralisi e al non godere il presente. Allo stesso modo, credo si debba temere chi non ne ha.

Lo so, sono il solito cerchio bottista.

No regrets per me è una grande pop song, come molte altre dello Williams. Anche se l'apice per me è "Strong".