martedì 6 maggio 2008

La mostra di Enrico Musenich

Tendo a non parlare del mio lavoro nel blog, per cercare di tenere separati lavoro e vita privata, e per non fare dei guai (mi avete mai sentito parlare male di un libro, per esempio? No eh?). Stavolta però farò un'eccezione invitando i genovesi che mi leggono all' inaugurazione della mostra di Enrico Musenich, che ho organizzato dove lavoro. EM è una vecchia conoscenza dai tempi dello Psyco, fa delle cose molto particolari che a me, modestamente, gustano parecchio. Ci sarà anche un curioso intervento musicale (voce + bandoneon), oltre a vino e focaccia, e forse personaggi del calibro di Listener and His sister, Wilson, Giulio B., Terrile, e chissà se Stefano P. scenderà dai monti... La mostra sarà visitabile durante l'orario di apertura della libreria fino al 24. Ci vediamo mercoledì alle 18. E complimenti a Musenich (anche se crede che Because the night sia un pezzo facile...).

7 commenti:

listener-mgneros ha detto...

ci sarò...temo sempre di esserci!

Anonimo ha detto...

PIcche.

A quell'ora lavoro.

Wilson

Anonimo ha detto...

Ci provo.
Ma di solito a quell'ora lavoro pure io.
Giulio B.

Enrico Musenich ha detto...

Se parli tu del tuo lavoro, lo faccio anch'io... del mio.
SP pare sia sceso dai monti prima dell'inaugurazione a spiare i quadri velati: un onore, con stile! Amo le persone che disertano le inaugurazioni.
Listener & His Sister c'erano! Amo le persone che partecipano alle inaugurazioni.

Caro amico, adesso ti dico tutto: un anno fa, momento difficile (gravi difficoltà sul lavoro, lo stato vitale fortemente danneggiato), entrai da Feltrinelli in pausa pranzo (potevo scegliere il vicino McDonald? no). Decisi di mettere una causa per il mio futuro d'artista senza piangere sul presente: una nuova mostra.

Eccoti lì! Grande Zaio! Fedele al motto 'velocità limitata'!
Ho trovato quel che cercavo, di più: sostegno, certezza, all'andatura ideale.

In un anno mi sono sfidato per produrre del nuovo.
Gli ultimi due mesi non sono stati buoni, trascorsi con l’idea di mollare.
Ma anch’io sono fedele ad un motto -non certamente mio-: andare avanti, qualunque cosa accada.

Anche se cotto e gonfio a tempo indeterminato dal primo sole di maggio, la tua maschera orrorifica ha comunque rassicurato il mio drammatico stato d’ansia degli ultimi giorni (possibile? possibile).

Il risultato è andato oltre le aspettative.

Quindi grazie grande Zaio!

p.s. vado a vedermi lo spartito del Boss... poi ne parliamo.
ciao.
Enrico

Franco Zaio ha detto...

Il commento di Enrico si aggiunge a "Le buone ragioni per apprezzare il lavoro che faccio".

Anonimo ha detto...

bene, rieccomi per tirare le somme.
e a chi le tiro, se non a zaio?

ieri in 34 minuti netti ho smontato la mostra. neanche me ne sono accorto.
di tutto il resto si.

il guest book si è rivelato uno strumento importante
(e grazie di nuovo).

sono arrivate persone\personaggi che, per il solo fatto di aver mosso piede, testimoniano che qualcosa di interessante doveva esserci.

penso spesso di non fare nulla di particolare, allora espongo per misurarmi con le zone buie del mio essere: zone che prevalgono e lottano quotidianamente anche fra loro per scoraggiarmi e farmi rimanere nell'angolo.

gli ho fatto un culo così!
tutto qui.

grazie zen-zaio
(scusa se mi permetto, ma dagli ultimi post...)

Anonimo ha detto...

Appello a tutti i miei amici creativi artistoidi:
"qualcosa di interessante doveva esserci.
penso spesso di non fare nulla di particolare, allora espongo per misurarmi con le zone buie del mio essere: zone che prevalgono e lottano quotidianamente anche fra loro per scoraggiarmi e farmi rimanere nell'angolo." (Musenich)
Apprezzo l'understatement, però, ragazzi, dovete/dobbiamo tirarcela un po' di più. Senza criticare gli altri, facciamo il nostro, ma un po' di autostima e orgoglio, orsù, non può che giovare a tutto l'universo.
Conosco molti "artisti casalinghi" isolazionisti che "non escono" (vero Riky?), non hanno voglia di "esternare", eppure fanno cose molto più pregevoli di persone che fanno di mestiere l'artista (come direbbe mio padre: "Ah sì, non lavorano").