sabato 29 marzo 2008

Ma quale vita davanti


Questo film mi è piaciuto, e parecchio. Temevo una "cesaronata" paratelevisiva, quella che molti in sala si aspettavano, sotto effetto di trailer e promozione, e invece c'è stato molto poco da ridere, un film amarissimo, "tombale, disperato: mi ha lasciato un'angoscia terribile" (Aldo). Non ce n'è per nessuno, neanche la protagonista, tutti in un clima di decadenza e corruzione morale, sociale, culturale, professionale, persino estetica. Già covavo un certo "catastrofismo" dovuto alle imminenti elezioni, e così ben descritto dai Baustelle nell'inno Il liberismo ha i giorni contati :
E’ difficile resistere al Mercato, amore mio
Di conseguenza andiamo in cerca di rivoluzioni e vena artistica
Per questo le avanguardie erano ok, almeno fino al ’66
Ma ormai la fine va da sé
E’ inevitabile
Anna pensa di soccombere al Mercato
Non lo sa perché si è laureata
Anni fa credeva nella lotta, adesso sta paralizzata in strada
Finge di essere morta
Scrive con lo spray sui muri che la catastrofe è inevitabile
Vede la fine in metropolitana,nella puttana che le si siede a fianco
Nel tizio stanco
Nella sua borsa di Dior
Legge la Fine nei sacchi dei cinesi
Nei giorni spesi al centro commerciale
Nel sesso orale, nel suo non eccitarla più
Vede la Fine in me che vendo dischi in questo modo orrendo
Vede i titoli di coda nella Casa e nella Libertà
E’ difficile resistere al Mercato, Anna lo sa
Un tempo aveva un sogno stupido: un nucleo armato terroristico
Adesso è un corpo fragile che sa d’essere morto e sogna l’Africa.
Strafatta, compone poesie sulla Catastrofe
Vede la fine in metropolitana,nella puttana che le si siede a fianco
Nel tizio stanco. nela sua borsa di Dior
Muore il Mercato per autoconsunzione
Non è peccato, e non è Marx & Engels.
E’ l’estinzione, è un ragazzino in agonia.
Vede la Fine in me che spendo soldi e tempo
in un Nintendo dentro il bar della stazione
e da anni non la chiamo più.
Grande canzone.
Io ero molto più allegro, per quanto illogicamente, prima di vedere sto film. Ma è stato giusto, quasi necessario vederlo. E poi, finalmente, un film italiano decente.

giovedì 27 marzo 2008

E' solo febbre - Afterhours

In anteprima, dall'imminente disco degli Afterhours. Già questo solo pezzo li conferma (per me) numeri uno in Italia.
Il testo non riflette molto la mia attuale "illogica allegria" di gaberiana memoria, ma mi piacerà, mi piacerà, mi piacerà...:-)

martedì 25 marzo 2008

Leggo, capisco, scrivo, ricordo

C'è un brano a pagina 101 di questo gran libro che potrei usare come introduzione/spiegazione alla mia serie di racconti che ho intitolato per ora "Le prime volte":
Pensava che ogni ricordo evocato non poteva che violare le proprie origini. Come in un gioco di società. Dì una parola e passala al vicino. Quindi bisognava essere parsimoniosi. Ciò che i altera ricordando ha comunque una sua realtà, che la si conosca o meno.
Questo bel "cappello" per informare che un mio racconto è stato pubblicato on line sul sito www.leggendoscrivendo.it col seguente commento: Un ricordo fulminante, di un passato ormai remoto, rivisto alla luce degli anni che sarebbero venuti eppure con intatta la freschezza del momento. Un esempio fulgido di narrativa che pesca dalla storia personale e tuttavia alla storia personale non si ferma. In quel Franco di sei anni, con il fiocco al collo, stretto nel grembiule e nel banco, si riconoscerà più di una generazione. Beh, niente male. Insisterò a scrivere certe cose in un certo modo. Il racconto è questo (lo aveva già pubblicato il blog di Claudia Priano su Mentelocale: dev'essere che tocca delle corde delicate). Buona lettura, e buona scrittura.

domenica 23 marzo 2008

Cartolina di Pasqua 2008

Trovata su internet: un grazie e complimenti all'autore Alex P.

Buon appetito

Non sono vegetariano, anche se ci ho pensato e anche provato spesso (ci sono un sacco di buone ragioni di tipi diversi, per esserlo/diventarlo, dall'ambiente alla salute). La cosiddetta "gola" ha sempre poi avuto il sopravvento, ma non escludo che quando sarò più saggio... Questo manifesto però fa riflettere, è impressionante. Se siete a Genova venerdì prossimo ho organizzato un incontro-conferenza sull'argomento (i dettagli qui). Buona Pasqua, non magnate troppo (come faccio sempre io). Da martedì poi tutti a dieta, mi raccomando :-)

sabato 22 marzo 2008

Il bisogno delle radici

Mentre passavo in autostrada (direzione Ivrea: torneo basket di mio figlio) sotto San Salvatore Monferrato, guardando quella terra arata perfettamente che sembrava un photoshop di Van Gogh, mi ha preso una struggente nostalgia di radici, di "terra mia". Ho ricordato quelle volte che mio papà mi portava "a vedere i campi", illustrandomi le diverse coltivazioni, raccontandomi la campagna di quando era giovane. Mio padre ha viaggiato molto (e io con lui) per lavoro, ma non ha dato via la casa della sua infanzia, come fosse un'ancora, un punto di riferimento, un monumento. Io invece non ho queste radici, ma mi mancano, ne sento quasi il bisogno: per questo che ogni volta che passo da quelle parti provo un'emozione dolce e malinconica, come un rimpianto (dell'infanzia?) e un'amarezza (di non andarci mai?). I miei figli non saranno come me: hanno le loro radici a Genova, anche se io, per quanto residente dal 1982, non mi sento genovese. E anche quando ogni morte di papa vado a Lu o a Quargnento, i paesi di origine dei miei, sono sempre un oriundo, uno che lì ha tanti ricordi, ma è sparito e non ha coltivato le radici, il legame con la terra, i posti, la gente (a parte il Giuliano, l'Enrico, e un po' il Lorenzo). Ogni anno mi riprometto di andare su un weekend, o una domenica, o per la Festa dell'Uva, e ogni anno la mia vita mi trattiene, è altrove.


C'è un libro che si intitola Senza radici non si vola: prima poi lo leggerò.

giovedì 20 marzo 2008

Bob Mould 2008

Un altro mio eroe musicale è Bob Mould, sin dai tempi degli Husker Du, l'ho sempre seguito e apprezzato. Giusto due righe per segnalarvi il nuovo disco, District line, che potete ascoltare in buona parte e aggratis qui. In questi tempi non ascolto quasi altro. Vi invito anche a scoprire i testi, che scandagliano i rapporti umani e di coppia in maniera intensa e toccante. Si va dall'energia nervosa di Stupid now al capolavoro folk (sì, folk: chitarra e violoncello) di Walls in time (da "skippare" però Shelter me, ennesimo brutto esperimento dance-elettronico del Nostro, unico pezzo da scartare su 10, gli altri sono eccellenti). "E' un crimine voler mostrare la propria anima? Spreco già abbastanza tempo, un altro buco nero. Mal guidato, neanche perso, neanche sicuro. Ora trova la malattia o la cura"...

C'era una volta Pasolini alla TV


Ieri notte, durante questo bel programma, c'era un'intervista a Pasolini che mi ha lasciato di stucco. In due minuti ha comunicato una tale ricchezza e profondità culturale e spirituale che la tv ha cominciato a lampeggiare (overdose di cultura? allarme prodotto non commerciale?). Chi c'è adesso, nei talk-shows, nei telegiornali, nei programmi di approfondimento? E soprattutto: che cos'ha da dire, da trasmettere, il sedicente intellettuale di oggi? Alcune frasi a caso: "Non ho speranze, la speranza è un alibi, e ho bandito la parola Consolazione dal mio vocabolario", "Sono giunto a una posizione di anarchia apocalittica" e "Amo le persone che non hanno neanche finito le elementari: hanno una grazia che si perde a scuola e che si ritrova solo a livelli altissimi di cultura. L'istruzione, la cultura media piccolo-borghese è corruttrice".

mercoledì 19 marzo 2008

Baustelle - L'Aeroplano

Che cosa resta di noi che scopiamo nel parcheggio.
Cosa resta di noi: un rottame di Volkswagen.
Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà.
La verità se ne sta sulle stelle più lontane.
Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale,
una canzone che fa da sottofondo all'Indecifrabile.
Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine,
la domenica dentro le chiese ad ascolare la parola di Dio.
Il futuro era una nave tutta d'oro che noi pregavamo ci portasse via lontano.
Cosa rimane di noi ora che ci siamo amati ed odiati e traditi... e non c'è più limite.
Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l'aeroplano... va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano.
Che cosa resta degli anni passati ad adorarti.
Cosa resta di me, delle bocche che ho baciato in discoteca.
Che cosa ne è della nostra relazione
Stupidi noi che piangiamo disperati.
Che cosa resta dei sogni che avevamo nella testa.
La nostra esperienza a che cosa servirà?
Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l'aeroplano... va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano.

La Festa del Papà?!

Oggi dovrebbe essere la Festa del Papà, no? O non usa più? Ho telefonato subito a mio padre, stamattina. Da figli e moglie nessun segnale, invece. Ho sentito altri amici padri: idem. Ma provate invece a dimenticare le mimose l'8 marzo, o l'anniversario, o la festa della Mamma... Una festa per una razza in estinzione, probabilmente. Tanto non aiutiamo mai abbastanza, non siamo mai abbastanza presenti, non siamo mai abbastanza, non siamo mai, punto. Offeso? Arrabbiato? No: solo realista. E' dura, soprattutto se si è papà consapevoli, responsabili, illuminati, mediamente colti, politicamente corretti. Non basta, per essere "festeggiati".

Talking Heads - Road To Nowhere

L'originale.

Young @ Heart: Road to nowhere (Talking heads)

Andare, camminare, lavorare, diceva Piero Ciampi. OK, ma certi giorni si ha la sensazione di un affannarsi senza direzione, senza senso, senza motivazione. L'importante è rendersene conto, e non perdere il sorriso, il senso dell'umorismo, un po' di allegria (per quanto malinconica o illogica).

domenica 16 marzo 2008

Onora il padre


Ieri sera ho visto questo film: impressionante, tragico e bellissimo. Certo che a giudicare dal cinema e dalla letteratura la società americana è proprio allo sfascio. Il vero Dio è il denaro e il piacere che ne deriva, tutti gli altri valori (amore, famiglia, amicizia, legalità, diritti, altruismo, bellezza) sono sacrificati e soppressi. Si capisce anche perchè ci sia laggiù questo fiorire di fondamentalisti e integralisti, sono una reazione (eccessiva e malata anch'essa) a questo sfascio morale. E dalle nostre parti? Siamo anche noi su quella strada, ma in maniera più caciarona e buonista, meno esasperata e feroce, forse. Ma sempre su quella strada siamo. Catastrofista, apocalittico, sconsolato, amareggiato, stanco, deluso? Ma no, non preoccupatevi. Sullo stereo ho Amen dei Baustelle. "Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà. La verità se ne sta sulle stelle più lontane. Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale, una canzone che fa da sottofondo all'Indecifrabile (L'aeroplano)". Buona domenica, buon divertimento.

sabato 15 marzo 2008

A cosa serve un amico

L'altro giorno una dolorosa pausa-pranzo con un vecchio amico in crisi con la moglie, il lavoro, se stesso ("Non c'è più niente che mi piaccia"). Ma a cosa servono gli amici, se non a confidarsi/sfogarsi un po', senza paura di essere giudicati o biasimati? Non ti disperare, vecchio amico, il dolore passerà. Ci si abitua/adatta a tutto, e tutto cambia, niente resta uguale, purtroppo anche le cose belle. Anche noi cambiamo, senza volerlo, senza saperlo, anche se ci sembra di essere sempre gli stessi. E mi è venuta in mente questa vecchia canzone di Ivano Fossati, che dedico al mio amico, e a tutti quelli che stanno male, in questi giorni.
Io la sera mi addormento e qualche volta sogno perche' voglio sognare
E nel sogno stringo i pugni, tengo fermo il respiro, e sto ad ascoltare
Qualche volta sono gli alberi d'Africa a chiamare
Altre volte sono vele spiegate a navigare
Sono uomini e donne, piroscafi e bandiere
Viaggiatori viaggianti da salvare
Tra le citta' importanti io mi ricordo Milano
livida e sprofondata per sua stessa mano
E se l'amore che avevo non sa piu' il mio nome
E se l'amore che avevo non sa piu' il mio nome
Come i treni a vapore, come i treni a vapore
Di stazione in stazione e di porta in porta
E di pioggia in pioggia e di dolore in dolore
Il dolore passera'
Io la sera mi addormento e qualche volta sogno perche' so sognare
E mi sogno i tamburi della banda che passa o che dovra' passare
Mi sogno la pioggia fredda dritta sulle mani
I ragazzi della scuola che partono gia' domani
E mi sogno i sognatori che aspettano la primavera
O qualche altra primavera da aspettare ancora
Tra un bicchiere di miele e un caffe' come si deve
Questo inverno passera'
E se il mio amore di ieri non sa piu' il mio nome
E se il mio amore di ieri non sa piu' il mio nome
Come i treni a vapore, come i treni a vapore
Di stazione in stazione e di porta in porta
E di pioggia in pioggia e di dolore in dolore
Il dolore passerà
Qui una bella interpretazione di Mia Martini.

giovedì 13 marzo 2008

Più bellezza per tutti


Riporto da http://www.fieralibro.it/ un argomento che sta molto a cuore a chi bazzica da queste parti (soprattutto Arimondi, Nordan7 e Wilson), a mo' di buon augurio a tutte le persone che sento, in maniera diversa, vicine/solidali/complici/amiche.

"Il tema della Fiera Internazionale del Libro 2008 è "Ci salverà la bellezza". Il dilemma se l'è posto per primo Fëdor Dostoevskij sotto forma d'una drastica alternativa: il mondo o sarà salvato dalla bellezza o sarà dannato dalla bruttezza. Sappiamo che la capacità di elaborazione concettuale e artistica è un tratto distintivo peculiare delle società umane. Ma come ha preso consistenza il concetto di bello, come è stato via via codificato ed elaborato? Da Platone in poi, filosofi, artisti, musicisti, scrittori, architetti, urbanisti, scienziati, mistici e teologi si sono confrontati incessantemente con la misura della Bellezza, elaborando canoni che sono stati poi sottoposti a una continua discussione. Ogni civiltà e ogni epoca hanno proposto modelli spesso in aperto conflitto tra loro, e si sono trovate a interpretare il delicato rapporto fra vecchio e nuovo, tradizione e innovazione. È oggi ancora possibile identificare un canone, e se sì, quale? Come sono cambiati i gusti, che cosa si agita nell'immaginario collettivo? Esistono ancora i generi? L'idea del bello deve corrispondere a un'utilità pratica, a un obiettivo sociale?D'altra parte, oggi siamo letteralmente circondati dal brutto. Quali strategie mettere in atto per rompere l'accerchiamento e riavviare un circolo virtuoso? In un contesto di rapide trasformazioni tecnologiche, le culture e i linguaggi sono sottoposti a una ibridazione sempre più serrata, che sta modificando in modo sostanziale la creatività e la comunicazione.L'opposizione dialettica fra il bello e il brutto, oltre ad approfondire il tema dei Confini che alla Fiera 2007 ha consentito un'ampia varietà di declinazioni, contiene dentro sé per estensione quella fra il buono e il cattivo: il decisivo rapporto che corre tra Estetica ed Etica, perché l'idea stessa di bellezza porta con sé una forte questione morale."

Niente male eh? Pensiamoci, parliamone, riparliamone. La vita è bella, in fondo. O almeno dovrebbe esserlo: diamo il nostro contributo? Non sempre, vero?

martedì 11 marzo 2008

Aspettando non godo

Ciclicamente, un paio di volte all'anno, da qualche anno, "mi monto la testa" con sogni, aspettative, progetti, futuri possibili, passati superabili. Notti insonni, canzoni, racconti, letture voraci, feroci. Poi però, sempre ciclicamente, "torno coi piedi per terra", facendomi anche male, spesso. Adesso basta: azzero le aspettative, e prego per ringraziare, non per chiedere. Mi accontento, mi rassegno, forse, da un certo punto di vista: certo è che così si vive meglio il presente/quotidiano, e tutto quello che arriva in più è una piacevole sorpresa, un regalo. Ho molte cose cose, subito, ora, di cui essere soddisfatto e orgoglioso: coltivo/curo quelle, anzichè fasciarmi la testa con inquietudini e probabilità che mi stressano e sfiniscono i nervi. Non ti aspetto più, Godot :-)

domenica 9 marzo 2008

Il futuro non è scritto

Ieri sera mi sono un po' sollevato l'umore e scaldato il cuore andando a vedere insieme a mia moglie e allo staff della 4dogs Records (i signori Dogzilla) il film su Joe Strummer: bellissimo, entusiasmante, struggente. Come la musica e il messaggio di questo mio Eroe, a volte confuso e contradditorio ma adorabile e importantissimo per me. Uno dei film dell'anno, sicuramente, e anche della mia vita, forse. Non mi dilungo oltre: imperdibile!

sabato 8 marzo 2008

I tronchi e la corrente

Oggi ho le gomme a terra. Alla fine di una settimana in cui sembrava dovesse succedere/cambiare chissà che cosa, mi ritrovo a tornare a casa dal lavoro di sabato con la solita coda tra le gambe di sempre. Certe mie illusioni/speranze sono come tronchi a cui mi aggrappo mentre il fiume mi trascina verso la cascata. Tronchi di cartone, che si sfaldano nell'acqua facendomi tornare ad annaspare per non affogare, cercando di andare contro la corrente che mi travolge. Sono stanco, e un po' stufo. L'acqua è fredda e sporca, e non sono mica un salmone. Ho reso l'idea?

venerdì 7 marzo 2008

Un grande gaffeur

Un po' di sana autoironia, fa sempre bene. I miei amici più antichi sanno che so essere un grande gaffeur, un po' per spontaneità, un po' per ingenuità, e mi soprannominarono Ciccio (quello di Nonna Papera). Oggi ennesima gaffe, che rido ancora al pensiero. "Servo" in libreria Andrea Rivera, quello che dalla Dandini suona ai citofoni, per intenderci, e sbotto nello storico: "Ma tu sei Gianni Rivera?!" :-)) Neanche Elio ci sarebbe arrivato (ma per scherzo).
Storiche altre gaffes, in presenza di idoli musicali. Incontro un inconfondibile Nick Cave dei primi anni 90 a Portobello (con figlio sosia in spalla), e: "Excuse me Sir, are you Nick Cave?". Risposta: "Grunf".
Un'altra volta, sempre a Londra, mostra di pittura, pacioso uomo in carrozzella con barbone con moglie pittrice. "Excuse me Sir, are you Robert Wyatt?" e lui mi guardò come per dire: "E secondo te chi ca**o potrei essere?" (però poi conversammo amabilmente sull'Italia).

giovedì 6 marzo 2008

Siamo sulla stessa barca



Stamattina ho sentito per caso questa canzone di Rino Gaetano. Ho pensato di postarla dedicandola a tutti i visitatori (e soprattutto i commentatori) del mio blog, con empatia e simpatia. Siamo sulla stessa barca, anche se in mari diversi, a volte.
Ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti...
A te che che sogni una stella ed un veliero
che ti portino su isole dal cielo più vero
a te che non sopporti la pazienza
o abbandonarti alla più sfrenata continenza
a te che hai progettato un antifurto sicuro
a te che lotti sempre contro il muro
e quando la tua mente prende il volo
ti accorgi che sei rimasto solo
a te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
siamo sulla stessa barca io e te
ti ti ti ti ti ti ti ti ti titi ti ti ti ti...
a te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati
disposti a mandar tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto un voto pulito
partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri
a te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
siamo sulla stessa barca io e te
ti ti ti ti ti ti ti ti ti titi ti ti ti ti ti ti ti ti...

PS Sta a vedere che è proprio la canzone che balbetta sbavandosi addosso il mitico Ringhio (un barbone orripilante) quando viene in libreria :-))




martedì 4 marzo 2008

"La partenza" di Franco Fortini

Ti riconosco, antico morso,
ritornerai tante volte e poi l'ultima.
Ho raccolto il mio fascio di fogli,
preparata la cartella con gli appunti,
ricordato chi non sono, chi sono,
lo schema del lavoro che non farò.
Ho salutato mia moglie
che ora respira nel sonno
sempre la vita passata,
il dolore che appena le ho assopito
con imperfetta, di sé pietosa, atterrita tenerezza.
Ho scritto alcune lettere ad amici
che non mi perdonano e che non perdono.
E ora sul punto di dormire un dolore terribile
mi morde come mille anni fa
quando ero bambino e lo chiamavo Iddio,
e Iddio è questo ago del mondo in me.
Fra poco, quando dai cortili l'aria fuma ancora di notte
e sulla città la brezza capovolge i platani,
scenderò per la via
verso la stazione dove escono gli operai.
Contro il loro fiume triste, di petti vivo,
attraverso la mobile speranza che si ignora e resiste,
andrò verso il mio treno.
[da Una volta per sempre, poesie 1938-1973]
"La poesia non precisa se il treno lo prendi o ti ci butti. Va a giorni, diciamo così." (AR)

domenica 2 marzo 2008

Dormo poco: sogno troppo


Dormo pochissimo, da alcuni giorni. Tanti pensieri, fantabiografie, fantasie, futuri, sogni, ricordi, speranze. C'è un silenzio, di notte. Come se la città trattenesse il respiro. Come se gli orologi fossero tutti fermi. Come in una enorme attesa.

"No, non muovetevi
c’è un’aria stranamente tesa
c’è un gran bisogno di silenzio
siamo come in attesa.
No, non parlatemi
bisognerebbe ritrovare le giuste solitudini
stare in silenzio ad ascoltare.
L’attesa è una suspense elementare
è un antico idioma che non sai decifrare
è un’irrequietezza misteriosa e anonima
è una curiosità dell’anima.
E l’uomo in quelle ore guarda fisso il suo tempo
un tempo immune da avventure o da speciale sgomento.
No, non muovetevi, c’è un’aria stranamente tesa
e un gran bisogno di silenzio
siamo come in attesa.
Perché da sempre l’attesa è il destino di chi osserva il mondo
con la curiosa sensazione di aver toccato il fondo.
Senza sapere se sarà il momento della sua fine o di un neo-rinascimento.
Non disturbatemi, sono attirato da un brusio
che non riesco a penetrare, non è ancora mio.
Perché in fondo anche il mondo nascente è un po’ artista
predicatore e mercante e pensatore e automobilista.
E l’uomo qualunquista guarda anche lui il presente
un po’ stupito di non aver capito niente.
L’attesa è il risultato, il retroscena
di questa nostra vita troppo piena,
è un andar via di cose dove al loro posto c’è rimasto il vuoto.
Un senso quieto e religioso in cui ti viene da pensare,
e lo confesso ci ho pensato anch’io,
al gusto della morte e dell’oblio.
No, non muovetevi
c’è un’aria stranamente tesa
e un gran bisogno di silenzio
siamo tutti in attesa."
Giorgio Gaber

Queste parole le ho già postate, vero? Una volta all'anno, da tre anni a questa parte. Una ricorrente Sagra dell'inquietudine. Poi passa. Aspetto sempre Godot :-)


Bombolo e il tennis

Irresistibile, non fate gli snob.
Trash cult!

Parola chiave: Condivisione


Questo interessantissimo libro mi ha portato a riflettere sull'importanza fondamentale del valore della condivisione in tutti i campi della vita e della società. Condivisione (sharing) non significa spartizione o divisione in parti uguali, significa piuttosto partecipazione e coinvolgimento consapevole, e implica, anzi auspica un senso di appartenenza.
-Nella società: c. dei diritti e dei doveri civili, c. (e quindi rispetto) dell'ambiente e di ciò che è pubblico e universale, c. delle regole, c. dei vantaggi conseguenti a questi atteggiamenti.
-Sul lavoro: c. degli obiettivi e della mission dell'azienda, c. del know-how, c. dei meriti e dei risultati.
-Nella dimensione privata/intima/affettiva: c. dei sentimenti, c. di progetti e sogni, c. di gusti e interessi, di qualunque tipo essi siano.
Nel mio piccolo, anche con questo blog, faccio del mio meglio per comunicare, coinvolgere, condividere.
Per quanto riguarda il senso di appartenenza...ne riparliamo fra qualche tempo: ci devo pensare.






sabato 1 marzo 2008

Momenti cupi

Ieri è successa questa brutta cosa , nella città dove vivo e lavoro anch'io. E stanotte c'è una nebbia incredibile, per Genova. Una bruttissima serata, triste e buia.

You can't put your arms around a memory

E basta con tutta questa nostalgia musical-archeologica! "Non puoi abbracciare un ricordo", canta barcollando Johnny Thunders. Altra canzone-inno, questa volta per i cuori spezzati, abbandonati, fuggiti, solitari.
It doesn't pay to try,
All the smart boys know why,
It doesn't mean I didn't try,
I just never know why.
Feel so cold and all alone,
Cause baby you're not at home.
And when I'm home
Big deal, I'm still alone.

Feel so restless, I am,
Beat my head against a pole
Try to knock some sense,
Down in my bones.
And even though they don't show,
The scars aren't so old
And when they go,
They let you know

You can't put your arms around a memory
You can't put your arms around a memory
You can't put your arms around a memory
Don't try, don't try

You're just a bastard kid,
And you got no name
Cause you're living with me,
We're one and the same

And even though they don't show,
The scars aren't so old
And when they go,
They let you know

You can't put your arms around a memory
You can't put your arms around a memory
You can't put your arms around a memory
Don't try, don't try

You can't put your arms around a memory
You can't put your arms around a memory
You can't put your arms around a memory
Don't try, don't try

The Stems : At first sight (1989)

Sempre a proposito di gruppi australiani degli anni 80, non posso non postare questa canzone che fece da colonna sonora all'inizio della mia storia con mia moglie (anche se LA canzone è "Under the milky way"). "A prima vista": vent'anni fa lei disse che aveva capito "tutto" di me e di noi al primo sguardo. Forse è questo il famoso sesto senso femminile. Tant'è che vent'anni dopo stiamo ancora insieme.