domenica 30 novembre 2008

Non siamo tutti così

Il protagonista di questo libro, il Maschio, è un padre capace di tenerezza e di attenzione, è un marito allegro e appassionato. Ma ha molte altre donne. Relazioni di lunga durata, in cui il sesso è il veicolo primario attraverso il quale passano la comunicazione, l'affetto, la curiosità, la scoperta dell'altro. Il sesso è un pensiero costante, un'ossessione e una consuetudine, un modo per entrare in contatto con il mondo esterno. Più ancora della seduzione e della conquista, più dell'amore che in forme diverse è parte fondamentale di ciascuna di queste relazioni. È questa la separazione del maschio, dunque. Dove per maschio s'intende davvero, genericamente, il maschio di uomo nell'apice dell'età riproduttiva, in un ambiente circostante quanto mai generoso di sollecitazioni e stimoli. E per separazione s'intendono due cose: quella, letterale, dalla moglie, a cui condurrà fatalmente il percorso del libro; e quella, fisica e metaforica, che divide all'interno dello stesso uomo il padre dal marito e dall'amante. Quasi che fosse impossibile conciliare gli impulsi e i sentimenti, quasi che l'unica strada per tenere tutto insieme fosse una rigida compartimentazione, cioè: vivere molte vite.
Ho letto questo libro, l'ho trovato scritto molto bene, brillante, intrigante e illuminante, anche se non provo simpatia nè empatia alcuna col protagonista "dick for brains" (anzi mi sta discretamente antipatico). Lo consiglio soprattutto ai miei amici maschi, dato che le femmine probabilmente lo impugneranno come prova del classico "voi uomini siete tutti così, anche se non lo ammettete, lui è sincero almeno" (che palle!). E poi "molte vite", ma de che: fatichiamo già con una sola...

sabato 29 novembre 2008

Dead Kennedys - Nazi punks fuck off (in studio)

Se riuscite a restare impassibili ascoltando/vedendo questa musica siete morti (o in coma). Persino mio figlio Alessandro (11 anni), quello che ascolta Allevi, Beethoven e Einaudi, si è divertito. O padre degenere che dà questo genere di educazione musicale :-)
Questo video si collega anche a quanto dicevamo stamattina con Paolo Dogzilla (che ringrazio per le chicche musicali che mi procura): è così che vanno registrati i dischi, porco cane! "Nel vero quarto Reich sarete i primi a essere fatti fuori".

giovedì 27 novembre 2008

The Sound - I Can't Escape Myself

"Non riesco a sfuggire a me stesso", già. Canzone che darà i brividi a molti miei amici. (Qualcuno sa da che film sono tratte le immagini?)

mercoledì 26 novembre 2008

Un sano disordine?


Ecco, finalmente è tutto a posto. Le foto, i libri, i video, i vestiti, i documenti: tutto ha finalmente un ordine, un senso. E' una situazione che sogno da sempre. Da quando sono andato a vivere da solo, è stato tutto un accumulare, accatastare, radunare alla rinfusa: in ordine cronologico, quando andava bene, in ordine geografico, a seconda della provenienza del souvenir, o in ordine topografico, ovvero dove trovavo posto, in una casa che certi giorni sembrava aver subito una perquisizione, o un furto furioso. Pile di libri letti a metà ovunque per terra, fogli scritti e disegnati infilati ovunque, scarpe, bottiglie vuote, vestiti sgualciti, foglietti con elenchi di cose da fare e progetti da perseguire, cd con e senza copertina ovunque, cuscini, tazze con caffè e zucchero incrostati sul fondo, foto incorniciate, ritagli di giornale, foto appannate dalla polvere o usate come segnalibri. Sembrava la casa di un biografo impazzito.
E' così difficile scegliere cosa buttare via, dei propri ricordi, della propria vita. Ma è necessario. Anche se dopo ci si sente un po' più leggeri, ma anche più vuoti. E un po' mi ha sempre terrorizzato immaginare di avere una casa perfettamente in ordine, catalogata, a posto. Mi sarebbe sembrata la casa di uno che è andato via, o che è morto. Invece, forse, solo a quel punto si potrebbe vivere diversamente. Ma da quando non vivo più coi miei non ho mai potuto dire: -Ecco, sono a posto.
Oggi finalmente sono in grado di dirlo. Oggi sono pronto. Tutto è a posto.

Il mio sano disordine: in realtà ho quasi paura dell'ordine perfetto. Mi sembra una cosa che si fa prima di andarsene, una specie di preparazione. E ho paura anche del senso di vuoto che proverei. Mi fanno paura, oltre ad essermi in genere antipatici, i perfettini, quelli con tutto sempre al suo posto, tutto in ordine: mi sembra che non siano mica tanto a posto con la testa, più che altro. Quando il mio Tutto sarà in ordine, "al suo posto", catalogato e reperibile, ci sarà da preoccuparsi. Sarà stranamente inquietante, sembrerà quasi pericoloso. Come una fine, o un nuovo inizio.

martedì 25 novembre 2008

Placebo - Twenty Years

"Dobbiamo concentrarci su quello che va oltre l'apparenza", quello che non si vede a occhio nudo. I sospetti, i veleni invidiosi, i segreti di Pulcinella, le ipocrisie, le pacche sulle spalle, i sorrisi stiracchiati. Dobbiamo andare avanti, andare oltre, senza ignorare nè sentirci superiori (solo orgogliosamente diversi)ma neanche farci fregare e subire, senza andare altrove, senza nasconderci, senza sparire, anzi. Fermarci e concentrarci su cosa è davvero importante, focalizzare, coltivare. Come sbraitavano i Fugazi, "è solo una questione di sapere quando dire sì o no". E perchè dirlo.

domenica 23 novembre 2008

La speranza inconscia


Per quanto disincantati siamo, ci è impossibile vivere senza alcuna speranza. Ne serbiamo sempre una, a nostra insaputa, e quella speranza inconscia compensa tutte le altre, esplicite, che abbiamo respinto o esaurito. (E.M. Cioran, pag. 55 di L'inconveniente di essere nati, ed. Adelphi 1991).
Per quanto "ci mettiamo l'animo in pace", per quanto "tiriamo i remi in barca", per quanto "tagliamo i rami secchi", per quanto rinunciamo ad ambizioni e progetti, per quanto viviamo senza il pensiero del futuro e del passato, immersi nel presente e nel quotidiano, facendo possibilmente in modo che non siano sabbie mobili, è proprio così. Una specie di istinto di sopravvivenza, forse. Qualcuno la chiama Fede, qualcuno Speranza, qualcuno Anima, qualcuno Saggezza, qualcuno Illusione, qualcuno Pensare positivo, qualcuno Buona Volontà, qualcuno Sogni, qualcuno Futuro, qualcuno addirittura Amore. Io non so come chiamarla, ma so che non riesco a sopprimerla o eliminarla. A volte la dimentico o la ignoro, questo sì, per non provare delusione e amarezza. Ma so che è sempre lì, dentro di me, da qualche parte. Ed è meglio così. Se no si è come piante, bestie, o robot.
PS Lo so che moltissimi ammirano (o vorrebbero essere) piante, bestie o robot, e non le ritengono condizioni disdicevoli. De gustibus...

giovedì 20 novembre 2008

Fugazi - Blueprint

Li vidi dal vivo nel 91 al Macchia Nera di Pisa. Arrivai presto, stavano facendo il soundcheck suonando più volte questa canzone che mi è rimasta nel cuore per sempre. Erano così intensi, e veri, mentre cantavano versi come
"I'm not playing with you,
I'm not playing with you,
I'm not playing with you,
I clean forgot how to play.
But you can still come around,
In fact I invite you down,
Maybe together we can wipe that smile off your face.
'Cause what a difference, what a
difference, what a difference
A little difference would make.
We'll draw a blueprint, it must be easy,
It's just a matter of knowing when to say no or yes.
Frustrating, frustrating, always waiting
for the bigger axe to fall.
A patient game that I can't find my way to play.
Never mind what's been selling,
It's what you're buying
and receiving undefiled".
Un inno, praticamente.

martedì 18 novembre 2008

Lucio Fontana al Ducale

"Sono capace anch'io, a fare dei tagli o dei buchi su una tela!" (sentita più volte, alla mostra). SIC.
Mi ha emozionato la mostra in corso a Genova (Palazzo Ducale) su Lucio Fontana, un grandissimo artista che conoscevo solo per tagli e buchi (giustappunto) e che invece aveva una personalità e una visione da gigante del Novecento (dalla ricerca sullo spazio perseguita da F nasce l’invenzione del monocromo nell’arte concettuale, anticipando di dieci anni quella che normalmente viene attribuita a Yves Klein , uno dei miei artisti preferiti in assoluto, nel 1958), oltre a una grande tecnica espressiva a 360 gradi (scultura, installazioni, ceramiche).
Se siete a Genova non perdetela (guardate almeno questo spot). E se la perdete non lamentatevi che a Genova fanno solo noiosissime mostre sul Barocco o sull'Ottocento. Come mi ha scritto il saggio RC: "Per una volta che c'è qualcosa di moderno!", in questa vecchia città di semprevecchi.

lunedì 17 novembre 2008

Eastwood è un mostro

Quello che si dice "un filmone", l'ultimo Eastwood (che tra l'altro firma anche le musiche del film: Clint è un mostro). Come già con Mystic river e Million dollar baby si esce dalla sala leggermente incurvati dalle emozioni e dal peso delle tematiche affrontate: "l'individuo solo contro il Potere corrotto, l'infanzia segnata da traumi irreparabili, il rapporto tra il sistema sanitario e i pazienti/oggetto, la pena di morte" (questa a dire il vero mi è sembrata quasi un'apologia: il bastardo se la meritava, e senza cappuccio, no mercy). Ero perplesso sulla Jolie come attrice drammatica (tra l'altro esteticamente io sono decisamente Scarlettiano) e invece la Labbrona fa un figurone da probabile Oscar. Uno dei film dell'anno, sicuramente.

venerdì 14 novembre 2008

Tantormai

"Tanto, ormai": è lo slogan, il motto della rassegnazione e dell'inizio della fine, per tutto e per tutti. "Non c'è più niente da fare" di Bobby Solo la colonna sonora. Non voglio arrivare mai a pensare/essere così, anche se sono parecchi i segnali che invitano ad un atteggiamento a scelta fra rassegnazione, autoesclusione, fuga, disperazione, tirare i remi in barca, cinismo, egoismo, disillusione, amarezza, sarcasmo, indifferenza, apatia...Caspita, che libertà di scelta che abbiamo! No, non voglio diventare un Signor Tantormai. Non posso neanche essere però un Signor Cesempretempo, perchè sento lo scorrere delle settimane come una clessidra interna, e vedo quanto sono patetici i Sempregiovani e i Semprestativecchi che fanno la stessa vita da 30 anni. E hai voglia a cercare di fissare tutto, a creare ed aggiornare dei file, il tempo come la sabbia scivola tra le dita. Così non smetto di fare progetti ed avere/creare motivi ragionevoli (non illusioni stupide o folli) per continuare a pensare che tutto può-anzi-deve migliorare col tempo, seppur invecchiando, anzichè avere la sensazione di morire un pochino ogni settimana. Mi aiuta vedere coetanei che "ricominciano" una vita (sia privata che professionale) alla mia età, che ti viene da dire: Però, vedi che allora non è mai troppo tardi per...(completare la frase a piacimento). E quello che sembrava un tramonto in realtà è un'alba, si era solo fermato l'orologio :-) Come dicevano con ironia i Beatles: It's getting better all the time...O no?

PS Il film della locandina non l'ho mai visto, non so come sia: mi interessava solo una immagine per illustrare il post. Cinefili avvisati.

martedì 11 novembre 2008

Amici come prima?

Quando si vede, e come si capisce, che una persona ti è amica, che è un tuo "vero amico"?
Quando ci stai bene insieme?
Perchè hai condiviso un po' di vita?
Quando ti confida i suoi segreti? O quando custodisce bene i tuoi?
Quando ti chiede aiuto? O quando ti offre aiuto?
Quando ti rende partecipe dei suoi dolori? O quando ti rende partecipe delle sue gioie?
Quando è felice se tu sei felice, senza essere invidioso?
Quando è triste se tu sei triste, perchè ci tiene a te, ti stima e ti vuole bene?
Quando ti cerca solo per sapere come stai, senza alcun altro interesse?
Nei momenti tristi o in quelli allegri?

Oggi non so rispondere a molte di queste domande. Ho riflettuto spesso sull'amicizia, e due brutte notizie di ieri mi hanno fatto venire tutti questi dubbi. Che inutili non sono: è meglio fare chiarezza, in certi campi. La lezione è: non si finisce mai di imparare delle lezioni, nè di capire le persone. Non si finisce mai. A meno che non se ne abbia più voglia, energia e tempo.

lunedì 10 novembre 2008

Yes we are different

"Questo blog nasce da una frustrazione, da un sentimento di vergogna ed indignazione nei confronti dell'inciviltà e della volgarità della politica italiana, e naturalmente delle esternazioni del Presidente del Consiglio. Noi non ci riconosciamo e vogliamo marcare la differenza. Non rinunciamo ad essere persone perbene e non vogliamo nemmeno scendere al livello del Presidente del Consiglio e della sua coalizione.Questa non è un'iniziativa CONTRO il Governo ed il Signor Berlusconi, questo è un dato scontato ed acquisito, bensì è un'iniziativa PRO noi che vogliamo far sapere al maggior numero di persone con un manifesto che esistiamo ancora, un'altra Italia c'è, e che resisteremo con la nostra umanità e tolleranza, non ci cancellerà niente e nessuno .Il nostro progetto è molto semplice, vogliamo comprare una pagina di un grande quotidiano internazionale per pubblicare questo testo:
Siamo milioni di italiani e siamo invisibili. Siamo milioni e non siamo volgari. Siamo milioni e non siamo razzisti. Siamo milioni e non abbiamo dimenticato la nostra storia. Siamo milioni e non abbiamo dimenticato di essere un popolo di emigranti. Siamo milioni e non abbiamo dimenticato che eravamo dalla parte sbagliata nella seconda guerra mondiale. Siamo milioni e siamo onesti e civili. Siamo milioni e NON CI riconosciamo nelle parole del signor Berlusconi.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NON PARLA PER NOI - SI' NOI SIAMO DIFFERENTI"

Per aderire a questa iniziativa e seguirla l'indirizzo è http://yeswearedifferentit.blogspot.com/

domenica 9 novembre 2008

Il doppio sguardo


Quante volte si è detto
il mondo deperisce.
Quante volte si è detto
il mondo fa naufragio.
Dovremmo misurare meglio
le parole: chè il mondo
deperisce eppure ingrassa;
e mentre naufraga galleggia.
E' questa la fatica
a cui siamo votati: sostenere
un doppio sguardo, capace
di fissare in faccia la rovina
e assieme la lamina di sole
che accende ogni mattina.
(Franco Marcoaldi, "Il doppio sguardo", da "Il tempo ormai breve", ed. Einaudi 2008).
Da farsene un tatuaggio, o un quadretto eh? Diciamo che le giornate e l'umore cambiano a seconda di quale dei due sguardi prevale. Lo sforzo più importante è vedere la lamina di sole la mattina, come quella che vedevo all'alba questa estate a Stintino , anche se ci si vede circondati di rovine.
(La foto l'ho scattata invece a Chiavari, sulla passeggiata, nel tardo pomeriggio).

venerdì 7 novembre 2008

Il diritto di essere felici

"La vita è questa, qui e ora, abbiamo il dovere di viverla a pieno, cercando di essere il più felici possibile e di far star bene le persone che amiamo. Altrimenti non ha davvero senso niente. Tutte le seghe mentali e gli spleen degli animi cupi sono modi vigliacchi di mettersi in aspettativa dalla vita, per poi morire nell'angoscia di non averla vissuta. E poi, diciamocelo: che palle la gente che è sempre ombrosa e tormentata. La trovo noiosissima. Tuttavia può capitare di avere momenti così, ne abbiamo tutti diritto, l'importante è non adagiarsi su quella pericolosa e subdola poltrona."
Per tornare sul tema della felicità e del buonumore, in tempi di destino terrorista, stavolta uso le parole di una mail ricevuta ieri da una persona sensibile e simpatica che mi aveva visto un po' cupo. Grazie B!

giovedì 6 novembre 2008

John Doe "Here comes a regular" (Replacements!)

John Doe è uno dei miei eroi, e questa è una delle mie canzoni preferite di sempre. Enjoy.

Uno specchio e una finestra, NON una vetrina

Un amaro commento di mia moglie e una mail accorata di AS mi hanno fatto riflettere, per l'ennesima volta, sul senso e l'utilità di questo blog. Potrei disabilitare i commenti, per dimostrare che scrivo soprattutto A e PER me stesso, oltre che SU me stesso. Avrei la mia fanzine personale sul computer, dischi, libri, film, riflessioni, senza interscambio. Non mi interessa Facebook, teribbile, e ho chiuso dopo pochi giorni il myspace personale (quello musicale invece è utile e dilettevole assai, altro che, oserei dire indispensabile, per la musica). Potrei chiudere sto blog con nome e cognome e aprirne uno anonimo dove sputo sentenze e veleno con un nick di marketing così poi divento famoso e magari ne fanno un libro. SIC. Non mi interessa. Così come non mi interessa farmi bello, avere una vetrina di me stesso. Concordo con AS che dice Mi sembra che ci sia una stortura di fondo di questi tempi moderni per cui tu esisti solo se lasci delle tracce mediatiche. Sarebbe molto più facile e rilassante rintanarsi, rinchiudersi in cameretta, però: scrivere su un blog è un po' mettersi in gioco (non in vista, badate), rendersi disponibile a confronti, critiche, commenti. Qualcuno parlava di un diario lasciato aperto in una sala d'aspetto di una stazione, qualcun altro di messaggi nella bottiglia abbandonati nel mare della rete.
Io le mie intenzioni le dichiaro nella "testata" in alto nella homepage. Per quanto riguarda il discorso delle "tracce", beh, chi non vuole avere prova (e magari un minimo di gratificazione) della propria esistenza? Non dico "Web ergo sum", ma solo "Cogito e scrivo ergo sum". Non mi sembra una brutta cosa. Solo un bisogno di comunicare, fosse anche solo allo specchio o al nulla, e l'intenzione di mantenermi aggiornato e vivace intellettualmente. Tutto qui. Scusate il disturbo. E lo so cosa pensano molti: ma cosa ci scrive a fare, cosa ci guadagna? Che pirla, uno che fa le cose senza pensare a cosa ci guadagnerà, eh? Stupido nowhere man che non sono altro...
PS Questo blog ha una media di 110 visitatori diversi al giorno. 110 persone al giorno a cui dico, evidentemente, qualcosa.

mercoledì 5 novembre 2008

Pretenders - Back on the Chain Gang (unplugged)

Questa è per Andrea F., e anche per me. No problem, no stress, Fender man. Children first, e la musica in sottofondo.

martedì 4 novembre 2008

Destino terrorista

Insomma: prima mio zio, poi il collega di Arimondi, stamattina la notizia di Max Parodi. Qui non si tratta di chiodi stanchi di tenere su un quadro, come diceva Arimondi. E' come se la vita e il destino stessero facendo degli attentati terroristici. Bombe, fulmini, messaggi minatori. E allora ti viene da vivere più che si può, meglio che si può, finchè si può. Ogni giorno è un dono, un regalo, forse. Dovremo vivere di più e meglio, finchè ne abbiamo la possibilità, anzichè avvelenarci l'esistenza.
Max Parodi il 2 ottobre scorso mi lasciò sul myspace questo messaggio: "Bentrovato e Benvenuto sul mio Space! Grazie per la req! Ci rivedremo tra altri mille anni? Libertà! Max". E mi viene la pelle d'oca, adesso. Comincia a fare freddo, più dentro che fuori.

lunedì 3 novembre 2008

Sì, possiamo. Sperare.

Domani è il grande giorno delle elezioni americane. Non sono così sicuro che Obama vinca, anche se lo spero tanto. Temo che la maggioranza silenziosa americana sia razzista, conservatrice, guerrafondaia, liberista, antisocialista, ergo anti-Obama. Sarebbe una svolta storica, un nero alla Casa Bianca, al di là dei contenuti e dei propositi che a noi europei spesso sembrano a seconda dei casi scontati, retorici, ingenui. Diciamo che potrebbe essere il segno di un Cambiamento di rotta dell'intero pianeta (a me preme soprattutto l'argomento ambientale), un cambiamento di cui si sente un vago bisogno, perchè anche solo inconsciamene abbiamo tutti la sensazione che il mondo stia andando a rotoli, in campo ambientale, economico e anche morale; è come se la vittoria di McCain significasse: "Non cambierà mai niente, rassegnamoci alla rovina, prepariamoci al disastro". Lasciatemi sognare ancora qualche ora. Sì possiamo. Sperare, illuderci, sognare. Lo so bene, che "chi visse sperando et cetera". Però, non si può mica sempre perdere, e che diamine.
PS Per farvi due risate in tema leggete questo blog demenziale.

domenica 2 novembre 2008

Soft Cell - Youth

Chissà perchè, chissà come (forse Marcello V. e Andrea S. lo sanno), è da stamattina che mi risuona nella testa questa vecchia canzone dell'adorabile Marc Almond. Non mi sento vecchio, ma "la gioventù è andata".

sabato 1 novembre 2008

La "Lieve offerta" di Antonia Pozzi

Oggi, dato che ero a casa dal lavoro e clima e parenti sconsigliavano il canonico giro dei camposanti di inizio novembre in Piemonte, ho lavorato (musicalmente) sulle struggenti poesie di Antonia Pozzi: è un progetto che ho già annunciato anche ai giornali (quindi mi sono preso un piccolo impegno pubblico: se poi la Garzanti mi concederà l'utilizzo come fece Einaudi allora il prossimo disco è questo, qui lo dico e lo scrivo). Avevo già pubblicato una delle mie prossime canzoni, si chiama "Noi siamo come l'erba dei prati".
Oggi vi propongo questa "Lieve offerta" (riscritta metricamente come la canto io) del 5 dicembre 1934:


Vorrei che la mia anima ti fosse leggera
come le estreme foglie dei pioppi
che s'accendono di sole
in cima ai tronchi fasciati di nebbia
Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale
segnato d'esili ombre
fino a una valle d'erboso silenzio, al lago
ove tinnisce per un fiato d'aria il canneto
e le libellule si trastullano
con l'acqua non profonda
Vorrei che la mia anima ti fosse leggera
che la mia poesia ti fosse un ponte
sottile e saldo,
bianco
sulle oscure voragini della terra.