sabato 31 gennaio 2009

Sono come in attesa

E' un momento strano, per me, questo. E' uno stato d'animo, inquieto ed emozionato, che ho già vissuto altre volte, non ci dormo sopra la notte, tra l'altro (crollo la sera presto e mi sveglio dalle due in poi) ma mi dà una stressante sensazione di euforia alternata a panico e depressione (sarò mica malato? Devo ricominciare a prendere il magnesio, piuttosto). Dal sorriso ottimista e saggio alla cupezza pessimista e amara. Per fortuna c'è questa vecchia canzone di Giorgio Gaber a dare forma-parola a queste mie lunghe giornate invernali:
L'attesa
(di Gaber - Luporini, 1981 © Edizioni Curci Srl - Milano)
No, non muovetevi, c'è un’aria stranamente tesa
c'è un gran bisogno di silenzio
siamo come in attesa.
No, non parlatemi
bisognerebbe ritrovare le giuste solitudini
stare in silenzio ad ascoltare.
L'attesa è una suspense elementare
è un antico idioma che non sai decifrare
è un'irrequietezza misteriosa e anonima
è una curiosità dell’anima.
E l'uomo in quelle ore guarda fisso il suo tempo
un tempo immune da avventure o da speciale sgomento.
No, non muovetevi, c'è un'aria stranamente tesa
e un gran bisogno di silenzio
siamo come in attesa.
Perché da sempre l'attesa è il destino di chi osserva il mondo
con la curiosa sensazione di aver toccato il fondo.
Senza sapere se sarà il momento della sua fine o di un neo-rinascimento.
Non disturbatemi, sono attirato da un brusio
che non riesco a penetrare, non è ancora mio.
Perché in fondo anche il mondo nascente è un po' artista
predicatore e mercante e pensatore e automobilista.
E l'uomo qualunquista guarda anche lui il presente
un po’ stupito di non aver capito niente.
L'attesa è il risultato, il retroscena di questa nostra vita troppo piena
è un andar via di cose dove al loro posto c'è rimasto il vuoto.
Un senso quieto e religioso in cui ti viene da pensare
e lo confesso ci ho pensato anch'io al gusto della morte e dell’oblio.
No, non muovetevi
c'è un'aria stranamente tesa
e un gran bisogno di silenzio
siamo tutti in attesa.
La canzone potete ascoltala qui.
Entro la settimana prossima, comunque, dopo il concerto, questa attesa finirà.
Non preoccupatevi, non è niente di preoccupante: sono solo in attesa.

venerdì 30 gennaio 2009

L'ennesimo "ultimo concerto"


Ormai la voce sta circolando (se vengono tutti quelli che dicono di venire saremo in 300, sul serio): giovedì 5 prossimo presento il disco in versione semiacustica (come ad Acqui) col fido Andrea "Fenderman". Suonerò verso le 23, ingresso 2 o 3 euro (e niente tessera ARCI). Prima di me i giovanissimi Ophelian Vendetta (conosceteli sul loro myspace), dopo di me DJ la figlia (!) di un mio ex-batterista degli Anticorpi (circa 15 anni fa). La giovane età dei miei compagni di serata mi mette un poco in imbarazzo, lo ammetto. Anche per questo dico che probabilmente sarà "l'ultimo concerto": prima o poi la vita da adulto 45enne (impegni di lavoro, famiglia, vecchiaia) prenderà il sopravvento. Vent'anni fa ero in grado di lavorare 10 ore di fila e poi caricare gli strumenti e andare a suonare fuori Genova (leggendarie le spedizioni ad Alassio, vero Wilson?). Ora non ho più quelle energie e soprattutto quella motivazione (in una parola: "il rock'n'roll nel sangue"). Ogni cosa ha il suo tempo, ogni tempo ha la sua musica. Ma è vero che anche prima di Acqui facevo questi discorsi apocalittici e patetici da prepensionato del rock: poi la voglia di suonare torna, e il "rock'n'roll" fa di nuovo timidamente, faticosamente capolino nei miei pensieri e nella mia vita. Ajè poc da fà. Ci vediamo al Lucrezia, dai.

giovedì 29 gennaio 2009

The English Beat - Mirror in the bathroom

Quest'anno ricorre il trentennale della TwoTone, insomma lo ska revival del 1979: Madness, Specials, Selecter, Beat...Fu un momento di grande energia e fervore (e io avevo 15 anni, ed andai in Inghilterra: adrenalina a go-go). Gli Specials soprattutto mettevano d'accordo tutti: skins, punks, mods, appasionati di soul e rhythm'n'blues. Se riuscite a stare fermi ascoltando questa musica probabilmente siete morti. Ants in the pants, and chips on my shoulder ;-)

martedì 27 gennaio 2009

La giornata della memoria

Curiose coincidenze. Oggi è la giornata in cui si ricorda l'Olocausto, la Shoah, lo sterminio degli ebrei a opera dei nazisti. Una vicenda che mi lascia sempre attonito e allucinato. Oggi è però anche l'anniversario del suicidio di Tenco (27/01/1967). Il breve filmato che ho postato dice tutto (guardatelo, c'è tutta una Italia).

E' importante ricordare, senza limitarsi però a vivere di ricordi. Vivere ricordando, facendo in modo che il passato, quello brutto, non ritorni, non si ripeta. "Un giorno dopo l'altro", ma in positivo, stringendo i denti, a tutti i costi.
Buona giornata.

domenica 25 gennaio 2009

PJ Harvey : A Place Called Home

"One day
I know
We'll find
A place of hope
Just hold on to me
Just hold on to me
Walk tight
One line
You're wanted
This time
There's no-one to blame
Just hold on to me

And I'm right on time
And the birds keep singing
And you're right on line
And the bells keep ringing } come on my love
And the battle is won
And the planes keep winging
And I'm right on time
And the girl keeps singing

I walk
I wade
Through full lands
And lonely
I stumble
I stumble
With you
I wait
To be born
Again
With love comes the day
Just hold on to me

Now is the time to follow through, to read the signs
Now the message is sent, let's bring it to its final end

One-day-I-know-there'll-be-a-place-called-home."

La mia canzone del momento.

sabato 24 gennaio 2009

Pubblicità ingannevoli


La vicenda della pubblicità atea del'UAAR sugli autobus di Genova si è già spenta: autorità, Chiesa, credenti, "bempensanti", hanno stoppato tutto. Peccato, magari faceva riflettere qualcuno su argomenti più edificanti ed elevati del calcio e del gossip. Anche Genova non riesce a distaccarsi da questa Italietta, per una volta che si poteva essere sullo stesso piano di Londra e Barcellona (dove la campagna aveva avuto luogo). La più bella reazione è stata di quei politici di centrodestra che volevano bloccare i "bus atei" per pubblicità ingannevole (involontari comici geniali).
Io non sono ateo nè credente nè agnostico nè mi butto su astruse filosofie orientali, settarie, inapplicabili o superstiziose, a seconda dei casi. Diciamo che ho nostalgia di Dio. Ne sento la mancanza. Da giovane mi era di conforto e aiuto, come un training autogeno, come un analgesico (il famoso oppio dei popoli). Ora lo sento un po' distante, latitante. Soprattutto mi danno addosso quelli che pretendono di esserne rappresentanti esclusivi (ne fanno un pessimo marketing, tra l'altro, a giudicare dal calo delle vocazioni e degli ascolti del Papa).
I miei figli, per ora, tutte le sere ringraziano lassù, quando va tutto bene. Io non so chi o cosa ringraziare: ringrazio il destino, la vita. Tutta lì la differenza. Non contrasto la loro fede nè la forzo. Ognuno è libero, a meno di vivere in Iran, di credere o non credere a quello che vuole.
Non mi sento rappresentato nè ascoltato neanche lassù, altro che in politica.

Aneddoto SMS:
-Mio figlio, leggendo il Vangelo: Papà, ma è impossibile essere come Dio!
-Digli che non è impossibile: basta crederci.

X - Live on David Letterman

Se non li conoscete, gli X sono stati la più grande band di rock'n'roll americano (altro che Springsteen). Ascoltate la loro versione di Breathless: chapeau!

venerdì 23 gennaio 2009

John Doe - See How We Are (acoustic)

Ed ecco di nuovo uno dei miei eroi musicali (insieme al Blaster Dave Alvin) eseguire una versione acustica di un classico degli X (la più grande band di rock americano, sappiatelo). Che canzone, che voce, che stile.

giovedì 22 gennaio 2009

Cosa conta davvero

I problemi, le arrabbiature, le tristezze, il lavoro, i soldi, le vacanze, la musica, tutte cazzate: tutto assume un'altra dimensione, un'altra prospettiva, tutto passa in secondo piano quando un bambino, il tuo, sta male. Sono qui ad aspettare una telefonata dal Gaslini, dove mia moglie ha portato il piccolo Matteo che ha picchiato la testa. Non sembra grave, ma anche 4 anni fa non sembrava, e aveva il cranio con una crepa.
Sono qui, in silenzio, con suo fratello. Un silenzio che si taglia col coltello da quanto è pesante. Scrivo questo post per ingannare l'attesa. E per ricordarmi quali sono le cose che davvero contano, nella mia vita.
...
Paura passata un'ora dopo, ha telefonato lui per tranquillizzarci, il mio mito di 7 anni.

Vediamo quanto dura l'effetto di questa lezione, adesso.

mercoledì 21 gennaio 2009

This is not America


Dite pure che sono parole retoriche e vaghe. Ma se un politico dovesse fare un discorso come quello inaugurale di Obama in Italia lo rinchiuderebbero in manicomio. Mi sono quasi commosso. Lo stesso il giorno prima con Bono degli U2 che sulle note di Pride e City of blinding lights dice che "questo non è solo un sogno americano: è il sogno irlandese, europeo, israeliano, palestinese!".
E noi italioti qui a cincischiare con Silvio e Walter. A noi chi ci fa sognare, commuovere (=muovere insieme), responsabilizzare, impegnare? AAA cercasi Obama italiano. Ma forse ogni popolo ha il leader e i politici che si merita. Facciamocene una ragione.
PS Il titolo del post si rifà a questa bella vecchia canzone, per chi non avesse colto la citazione.

martedì 20 gennaio 2009

A cosa serve ricordare


Ripenso al sibillino, cinico SMS dell'altro giorno: E' inutile rileggere il passato quando non c'è più il futuro. Forse non è così giusto: ricordare come si era serve per capire dove si è sbagliato, anche se non si può più tornare indietro a correggere gli errori. Serve per riportare alla mente felicità e soprattutto valori che possono essere utili nei momenti di difficoltà. A questo proposito consiglio "Il pane di ieri" di Enzo Bianchi (ed. Einaudi), soprattutto a chi ha dei ricordi o delle radici nel basso Piemonte, e a chi aveva i nonni contadini, anche non piemontesi. Bianchi senza scadere nel buonismo e nella dietrologia (anzi, "a l'era dura") racconta la sua infanzia e il mondo contadino piemontese del dopoguerra con un tono agrodolce che non lascia indifferenti anche gli animi più incattiviti dalla vita di città, dove abbiamo perso quel senso di comunità e anche solidarietà che quei paesi avevano. Ora manco sappiamo chi è quello che abita al piano di sopra, e neanche salutiamo le persone che vediamo tutti i giorni. E dubito, comunque, che anche nei paesi di oggi la situazione sia molto diversa, tra invidie e rivalità varie. E allora...amen.

domenica 18 gennaio 2009

Surrender?

Taci anima mia. Son questi i tristi
giorni in cui senza volontà si vive,
i giorni dell'attesa disperata.
Come l'albero ignudo a mezzo inverno
che s'attrista nella deserta corte
io non credo di mettere più foglie
e dubito d'averle messe mai.
(Camillo Sbarbaro, da Pianissimo, ed. Marsilio 2001)

Periodaccio. La bella foto di Lorenzo Giuli (presa qui) è emblematica, non solo di quanto continua a succedere a Gaza, ma anche della mia peace of mind, che non raggiungo mai, anche se continuo testardamente a sventolarne la bandiera, seppur fatta a brandelli dalla realtà di tutti i giorni. Su tutti i fronti, ahimè. Ma non la metto ancora via, la bandiera arcobaleno. Non voglio ancora sventolare la bandiera bianca.

Mommy's alright, Daddy's alright, they just seem a little weird. Surrender, surrender, but don't give yourself away...(Cheap Trick)

venerdì 16 gennaio 2009

With a little SMS from my friends

-E' inutile rileggere il passato quando non c'è più il futuro.
-Bisogna almeno provarci, a essere felici.
-La paura toglie energia e bellezza a tutto, è veramente la palla al piede di cui più dovremmo tagliare la catena. Che spreco di noi stessi.
-A casa bene, è sul lavoro e nel mondo che sto male. Passerà, come tutto.
-Sto male, e sembra quasi che non ne abbia il diritto.

Sono alcuni SMS che ho ricevuto di recente. Meno male che ho degli amici così. Non sollevano, forse, ma aiutano, tengono sveglio il pensiero, e scaldano un po' il cuore. Come anche molti dei vostri commenti sul blog. Grazie a tutti, davvero.

giovedì 15 gennaio 2009

Discharge - Massacre Of Innocence (Air Attack)

"Sounds of distant aircraft get louder
Louder, louder and louder
Massacre of innocence
Men, women and children
Flee from the open in search of safety
Massacre of innocence
Sounds of distant aircraft get louder
Louder, louder and louder
Massacre of innocence
A woman breaks down and cries
Her child is left playing in the street
Massacre of innocence"
Discharge, 1981

Finirà mai, l'incubo di Gaza?

lunedì 12 gennaio 2009

L'inventario che non faccio mai

Oggi inventario in negozio, quasi un rito di passaggio. E mentre "pennavo" migliaia di libri ho pensato che sarebbe interessante fare l'inventario anche delle proprie vite, anche se forse sarebbe deludente, se non pericoloso. In fin dei conti i miei post di "memorabilia" di fine anno non sono che un piccolo, veloce, superficiale inventario dell'anno passato. Se si andasse più a fondo, se si fosse più precisi, troveremmo tante cose da buttare ed evitare, cose (pensieri, ricordi, progetti, risultati, conclusioni) sorpassate e ormai inservibili, inutili. Troveremmo però forse anche alcune belle cose che non ci ricordavamo di avere o di avere fatto, scopriremmo di avere tutto il necessario ma forse non l'indispensabile, come quello di cui abbiamo bisogno (per stare bene davvero). E' un lavoraccio, lungo e faticoso, per cui non si trova (non si vuole trovare) mai la forza e il tempo. E' un'operazione delicata e anche pericolosa: un mio amico lontano, a cui avevo trasmesso questo pensiero, mi ha risposto Meglio di no: non ci troverei un ca***!
E allora andiamo avanti, senza fare mai questo inventario, fingendo di rimandarlo, ammucchiando, nascondendo, dimenticando (in cantina o nello sgabuzzino dell'anima) cose brutte, stupide e nocive, facendo finta di essere sani.

giovedì 8 gennaio 2009

Eyes without a facebook

"No, I don't. And I don't want to." Mi ero iscritto per curiosità a Facebook, e ho disattivato tutto subito (sorry Alberto e Andrea). Oltre a consigliarvi il bel post di Alberto vi riporto alcune frasi/SMS su Facebook che danno un'idea del perchè ne faccio a meno.
-Maccome? Non sei su facebook?
-A cosa serve? A farsi i cazzi degli altri! Io i miei mica ce li scrivo.
-E' come l'elenco telefonico, ormai: è un modo per essere reperibili.
-Io non voglio rivedere nessuno, del mio passato. Se volessi avere ancora certi amici avrei mantenuto viva la mia amicizia negli anni.
-Se voglio sesso, vado su youporn. Se cerco amicizie o storie, ci sono le chat dedicate.
-Se non sei su facebook non esisti, praticamente.
-Compagni di scuola? Spero che la maggior parte abbia fatto una brutta fine, altro che rimpatriata.
-Ogni tanto mi metto lì e cerco qualche nome del passato: ci sono tutti, troppobbello.
E' una moda e anche una mania: molte aziende stanno criptando F (come già fecero con myspace, di cui F è la versione 2.0 più fighetta), dato che i dipendenti ci stavano attaccati a cazzeggiare delle ore. Penso che F abbia ormai sostituito il myspace personale (non quello musicale). Non credo invece che i blogger passino in massa a facebook: al limite è una cosa in più, come una vetrina, come essere sull'elenco del telefono. Lunga vita allora al mio blogghetto, dove scrivo soprattutto a/per me stesso, dove posso esprimermi in maniera meno superficiale, e se conosco (virtualmente o no) delle persone lo faccio sulla base di contenuti e interessi.
Long live blog.
PS Per chi non avesse colto il gioco di parole del titolo: cita questa mitica canzone degli anni 80 più tamarri (canzone bellissima, però).

lunedì 5 gennaio 2009

Venti di guerra, bandiere di pace

E se rispolverassimo le bandiere della pace?! Quando si leggono notizie come questa, quando ci arrivano immagini come queste (occhio: sono un pugno nello stomaco, VM 18), si viene presi da un brutto senso di rabbia e impotenza. L'altro ieri Grillo ha trovato delle parole più misurate del solito per commentare la vicenda di Gaza, parole che sottoscrivo. Troppi civili innocenti stanno morendo (al momento 541 morti di cui 90 bambini): come evitare un'ondata di ritorno di vendetta/terrorismo, come arginare l'antisemitismo dilagante?
E noi, da quassù, cosa possiamo fare? Rispolverare le bandiere della pace sarebbe un primo piccolo gesto, ricordate il fenomeno dell'altra volta? (Sì, non è servito a molto, se non a far vedere che sono moltissime le persone che NON se ne fregano di certe cose). Giusto per dire: non sono indifferente, ci sto male, cessate il fuoco. EBBASTA.
Chissà dove l'ho messa: vado a cercarla, va.

PS Senza dimenticare tutti gli altri conflitti in corso nel mondo!
2°PS Si parla di premio Nobel per la pace a Gino Strada e Emergency : mi sembra una bella idea. Potete documentarvi e firmare qui.

domenica 4 gennaio 2009

Billy Bragg - Tank Park Salute (live)

Quante cose in una canzone

Questa struggente canzone di Billy Bragg mi viene bene per diversi motivi.
-Innanzitutto per ringraziare il fan di Bragg che ieri mi ha fatto un regalone a sorpresa: lassù, da qualche altra parte, qualcuno sembra stimarmi e apprezzarmi, seppure in ambienti e a livelli inarrivabili nè pensabili (d'altro canto il mio Miglioreamico lavora a Mediaset, mica in Emergency, quindi...). Voglio credere (sperare) che l'interesse non entri in gioco, in questo caso. E voglio ancora una volta invitare tutti a non sottovalutare il potere di comunicazione che ha un blog (altro che la superficiale vetrina facebook o myspace), che a volte arriva a belle persone lontane e "insospettabili".
-La musica del pezzo ricorda molto una mia nuova canzone che ho provato ieri sera con mio figlio alla tastiera (ed eccovi raccontato un mio sabato sera). Voce, chitarra, qualche nota di piano: basta poco per dare/provare grandi emozioni con una canzone. Non è strutturata così anche Hurt di Johnny Cash , una delle mie canzoni preferite di sempre?
-Il testo della canzone parla della morte di un padre, presumibilmente in guerra. E questo mi fa pensare a quanto sta succedendo a Gaza in questi giorni. E' una bruttissima annosa questione che sto seguendo senza esprimermi sul blog: voglio informarmi bene prima di scadere in facili commenti massimalisti e generici.
Quante cose, quanti spunti può dare, una sola canzone.
Il 2009 sarà un anno molto intenso, l'ho già capito.

venerdì 2 gennaio 2009

Ha Ha Ha - Flipper

A proposito di risate che seppelliscono, ha ha ha ha ha.

Funtime

SMS ricevuto a capodanno: Scrivo queste poche righe ai miei + cari e migliori amici. Sono in ospedale e sto entrando in sala operatoria per un'operazione molto delicata. Prima di entrare però volevo salutarvi e ringraziarvi per tutti i nostri bei momenti. I medici mi hanno già detto che è un'operazione inutile ma tenteranno lo stesso di togliermi la figa dalla testa. Ciao e auguri di buon anno e felice anno nuovo.
La mia risposta? Auguri anche a te. Forse mi faccio operare anche io: per passare da testa di cazzo a faccia di culo :-)
Quest'anno voglio divertirmi, voglio ridere di più. E reagire, avere la risposta pronta, immediata, anzichè rodermi postumamente di malinconia e verbi al condizionale passato. "Have some fun, and take no shit", lo slogan. "Can da botte", come mi chiamano simpaticamente sul lavoro, è morto. It's not funny anymore.
Ci sarà da ridere davvero, quest'anno. It's funtime, my friends!

giovedì 1 gennaio 2009

U2 New Year's Day (live)

Con questa canzone (suggerita da Andrea Fenderman) voglio inaugurare il
2009. La dedico a tutti quelli a cui tengo, alla mia famiglia e ai miei
amici vicini e lontani, nonchè tutti i miei "blogsimpatici": "Io sarò ancora con
voi". "Niente cambia a Capodanno", ma voglio ricominciare, voglio
cambiare, voglio migliorare: tutto, non solo me stesso. "Speriamo che questo 2009 faccia la differenza", mi ha
scritto Aldo. Facciamo il possibile. Ne riparliamo il 31/12/2009. Auguri di
cuore.
PS Avevo postato il mitico video nella neve, e youtube/la Universal/gli U2 hanno disattivato l'incorporazione. Simpaticoni. Cominciamo bene. Rimedio con questa versione live.
PPS Ma quanto erano tamarri?! I capelli di Bono e la cintura del bassista...