martedì 15 gennaio 2013

Non sono immaginario


Scrivo poco, più che altro lascio parlare le canzoni che posto, vero. Non ho più molto da dire? O forse ce l'ho ma non posso dirlo? O forse non so come dirlo? Anzichè scrivere messaggi nella bottiglia o mettermi in una vetrina feisbukiana, preferisco parlare-telefonare alla gente in carne e ossa, in cerca di un riscontro vero e non filtrato da problemi di immagine o ruolo sociale o professionale. Persone e basta.
Molta gente ormai vive quasi in funzione di cosa riporterà su Facebook/Twitter. A volte fa/vive qualcosa e quasi subito se non contemporaneamente riporta sui social network. Come se la realtà, la vita reale non fosse abbastanza reale se non riportata nel virtuale, come se la dimensione on line certificasse la vita, l'esistere.
Io ho cercato e cerco sempre di essere vero (realistico), in quello che pubblico, a partire da metterci faccia e nome veri, senza nascondermi dietro nicknames o  identità inventate, ma spesso ho preso certe cantonate e legnate di cui porto ancora lividi e ferite. E a 48 anni non ne ho mica più voglia.
Sembra quasi impossibile (irrealizzabile) essere sinceri su internet, a meno di voler correre il rischio di essere strumentalizzati, male interpretati, fraintesi, disprezzati, giudicati, rovinare rapporti. Per questo da un po' uso spesso parole di altri da me. Continuo a pensare, leggere, vivere, sognare, anche se non lo rendo più pubblico come una volta. Non ho mai vissuto più intensamente, e meglio, da quando non ne parlo più molto on line.