martedì 12 aprile 2016

Steve Wynn al Lo-fi di Milano

Steve Wynn è uno dei miei "eroi musicali" fin dagli anni 80 dei Dream Syndicate. L'ho visto dal vivo ben cinque volte: due a Genova (Diva e Sala Garibaldi), due a Mezzago (Gutterball e reunion dei Dream Syndicate), una a Milano (acustico con Chris Cacavas). Quella di domenica era la sesta, ed è stata la migliore. Con l'aiuto prezioso del violino di Rodrigo D'Erasmo (degli Afterhours, Manuel Agnelli in sala), una chitarra distorta come si deve, un ampli vintage, Steve ha reinterpretato al meglio diverse gemme della sua lunga produzione. Iniziando con una versione Dylaniana della ormai trentennale Tell me when it's over,  arrivando alla recentissima Benedikt blues, passando per una straziante Punching holes in the sky, una apocalittica versione di Coney Island baby di Lou Reed, per chiudere con una Merritville da lucciconi agli occhi e una delicatissima Sunday morning dei Velvet. Presente una sessantina di persone entusiaste (età media 50 anni: mio figlio era il più giovane), dopo il concerto Steve si è subito fiondato al banchetto del merchandising a fare foto, autografi, chiacchiere sempre gentili e divertenti, col suo raffinato "understatement" da eterna anti-rockstar. Impossibile non rispettarlo, se non volergli bene, per le emozioni che ci ha dato e tuttora ci dà, con la sua musica che mette insieme Lou Reed, Neil Young, John Lennon, i REM, i Thin White Rope, il punk-rock, la psichedelia, il country, il blues, il noise...See you soon, Steve. There will come a day.

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