venerdì 28 aprile 2017

Solitudini e moltitudini


Forse un giorno, tra qualche decina d’anni, combatteremo i telefoni diffusi e radicati ovunque come una pericolosa dipendenza, come è successo con le sigarette. Ci sarà chi farà causa ai social network per avergli rovinato la vita e sugli schermi apparirà una scritta in sovraimpressione: Un uso eccessivo può avere effetti negativi sulla salute mentale e relazionale.
Parla di chi ancora crede che sia più interessante e “cool” criticare invece di creare e passa o ha passato i suoi vent’anni (l’età che storicamente avevano tutti i rivoluzionari) con i suoi commenti feroci e i polsi sempre appoggiati a fare battutine su internet.
Iperconnessi parte dalle letture di alcuni saggi su internet e l’epoca digitale. "Nello sciame. Visioni dal digitale" e "La società della stanchezza" di Byung Chul-Han. Parla di lavoratori free-lance che sono padroni ma anche schiavi di se stessi, che si sottopongono volontariamente a sforzi e orari e obblighi che neanche il datore di lavoro più spietato avrebbe mai azzardato. Parla degli smartphone e della possibilità di lavorare dovunque che diventa obbligo di lavorare sempre e comunque. I social network sviluppati per creare compulsione, creati da persone che si sono specializzate in informatica, psicologia applicata ed economia comportamentale, cioè "le discipline che permettono di sfruttare la conoscenza delle debolezze umane per realizzare prodotti legati ai comportamenti compulsivi". Insomma è davvero un po’ una messa nera tecnologica, un reportage emotivo che parla di solitudini e di moltitudini. (Vasco Brondi)

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