sabato 13 febbraio 2016

Ci manca la parola

Parlarsi
Sappiamo ancora parlare agli altri (ma anche a noi stessi)? Sappiamo ancora stare in silenzio ad ascoltare gli altri? Da quando tv, internet, social e cellulare hanno invaso la nostra vita, ogni comunicazione è diventata spessissimo filtrata da uno schermo. Quanto ci è diventato difficile dire una cosa in faccia, guardando negli occhi. Richiede molto meno coraggio scriverla in un post o in un messaggio che poi potremo sempre cancellare, anche se teoricamente potrebbe essere diffuso in tutto il mondo.
Un tempo le parole volavano e gli scritti rimanevano, ora è il contrario. Non dimenticherò mai certe frasi ascoltate/dette, ma ho dimenticato/cancellato migliaia di frasi scritte importanti (o almeno tali erano a loro tempo).
In prima persona mi rendo conto di come certe cose io sia ormai diventato più capace a scriverle che a dirle di persona. E vedo ragazzi e coetanei che non saprebbero esprimere "de visu", a voce, i loro sentimenti, oppure vivono "in diretta" simultaneamente sui social (ai concerti per esempio anzichè stare ad ascoltare moltissimi badano a filmare col cellulare col braccio in alto). Come se volessimo anzi dovessimo testimoniare con foto, filmati e post la nostra storia e il nostro stare al mondo. Quando invece quello che ci resterà dentro a fare la nostra storia e il nostro stare al mondo saranno le parole (dette e non dette, ascoltate e mai sentite), i gesti, gli sguardi, gli abbracci (dati e mai ricevuti), i baci (dati e non dati), i sorrisi, le risate, le lacrime (viste e nascoste). Le cose importanti, le cose vere.

(Riflessione nata dopo la lettura dell'ennesimo bellissimo libro di Eugenio Borgna)

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