martedì 31 maggio 2016

Macchè "Thelma e Louise"



Come sempre i film di Virzì (il Dinorisi de noiantri) sanno fotografare e commuovere. Secondo me lui è l'unico "cantore" (se così si può dire per un regista) di questa Itaglia, fin dai tempi di "Ovosodo". Con le cadute di tono e di stile che tutti noi, non solo lui, sappiamo avere, e sappiamo (vogliamo/dobbiamo) perdonarci.
Questo film poi tocca corde molto delicate, quando esce dal neorealismo grottesco (l'amore materno, la famiglia, la pazzia medicalizzata), perchè grottesca è questa Italia, perchè spesso grotteschi siamo tutti noi, per quanto ci sforziamo goffamente di avere stile ed eleganza.

Come ha detto il mio kritiko cinematografico preferito (Aldo R.): il film è "discontinuo". E io dico: discontinue sono le nostre vite, le nostre illusioni, le nostre delusioni. Ma se guardiamo bene, può esserci anche parecchia Bellezza, e continuità, in questo tagadà.

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