Cosa ho pensato, fatto, visto, sentito, messaggi nella bottiglia, notizie, curiosità, cose inutili e necessarie, il mio piccolo mondo antico, dal 2005 al 2022. E soprattutto tanta musica, come colonna sonora ma anche come espressione di ciò che non sapevo, non volevo e soprattutto non potevo scrivere.
Dal 2023 mi trovate su Facebook (sono un boomer!) come FRANCESCO ZAIO.
Da tanto non posto niente, nè qui nè sul feisbuk "di lavoro". Non che non abbia cose da dire, o riflessioni da fare su cosa succede fuori e dentro di me (che poi: interessano a qualcuno queste mie riflessioni?): sono state lunghe settimane di lavoro faticoso, e conseguente stanchezza che ha annebbiato e addormentato la voglia di comunicare.
Ma venerdì prossimo salpo verso la "mia" Sardegna, dove ogni volta ricarico le pile della gioia di vivere. E probabilmente avrò più energie, tempo e voglia per scrivere due righe.
Da https://www.mescalina.it/musica/special/06/07/2021/anais
Anche le situazioni apparentemente idilliache e felici possono rivelarsi di un grigiore soffocante, anche il paradiso, anche il matrimonio. Su questi temi concentra la nostra attenzione il video di Sunday degli Anais, nuova versione della canzone che musica i versi di Emily Dickinson, che ambiva a liberarsi dello sguardo severo di Dio. Il brano, nutrito di possibili ascendenze come Smiths e R.E.M., e' molto accattivante, come la conclusione del video
“Se fossi in paradiso, Nelly, sarei infinitamente infelice. […] Una volta ho sognato d'esser già lassù […] il paradiso non mi sembrava fatto per me; ed io piangevo fino a farmi spezzare il cuore, perché volevo ritornare sulla terra e gli angeli erano tanto adirati che mi hanno buttato fuori, giù, in mezzo all'erica, sulla cima di Wuthering Heights, dove mi sono svegliata singhiozzando di gioia”, raccontava Catherine in Cime tempestose di Emily Brontë, ma anche Emily Dickinson, seppur con toni differenti, con il suo inconfondibile tocco ironico e in una leggerezza quasi blasfema, prendeva le distanze dal paradiso, presentandolo come un luogo solitario e noioso, come un’eterna domenica con le sue funzioni religiose, che farebbe rimpiangere un mercoledì qualunque. E quello spirito “provocatorio” della scrittrice lo ritroviamo anche nel video degli Anaïs: Francesco Zaio ha infatti musicato questi e altri versi della poetessa nell’album Emily Dickinson (Because I Could Not Stop for Death) (Viceversa Records/1Q84 Tapes/The Orchard) e in particolare la band propone ora una nuova versione della canzone Sunday.
Il videoclip, che vi presentiamo in anteprima, parte in bianco e nero proprio in un contesto solenne e religioso, in una chiesa in cui si attende l’arrivo della sposa, scenario formale e chiuso a cui si contrappongono spazi aperti come una spiaggia e un tetto, dove suona la band. La sposa, interpretata da Francesca Pongiluppi (Vera Vittoria Rossa), voce principale della canzone, arriva, ma durante la cerimonia si confronta con lo sguardo di una bambina, che probabilmente le ricorda anche la lei di un tempo, i suoi sogni che sono sul punto forse di essere delusi. Non a caso Sibilla Aleramo in Una donna, in uno dei momenti più critici del suo infelice matrimonio, ripensava alla sua infanzia e augurava a suo figlio che a lui “l’onda dei ricordi infantili non giungesse mai […] così straziante”.
Così la protagonista del video diventa una runaway bride, e scappa prima del fatidico “sì”, inseguita dallo sposo e dagli invitati, scegliendo la libertà rispetto al grigiore degli obblighi nuziali e della “domenica”; fugge come Dickinson desiderava scappare dal severo sguardo divino, dallo “Spirito Santo e tutto il resto”. Riconquistata la libertà, torna nel video l’abbraccio dei colori e il sorriso.
La melodia accattivante del brano ricorda nel ritornello l’eleganza brit dei Blur (v. ad es. una To the End, tra l’altro proprio dedicata a una relazione al capolinea), mentre le chitarre scampanellanti rammentano Smiths (e il Morrissey solista non cantava una noia esistenziale in Everyday Is Like Sunday?) e R.E.M., a cui rimandano i cori, che fanno molto rock americano indipendente a cavallo tra fine anni ’80 e primi anni ’90. La band infatti coniuga la raffinatezza dell’ispirazione letteraria con una qualità musicale notevole, che avevamo già elogiato nella recensione del disco.