venerdì 7 ottobre 2005

"Agli amici" di Franco Fortini (1957)

Si fa tardi. Vi vedo, veramente
eguali a me nel vizio di passione,
con i cappotti, le carte, le luci
delle salive, i capelli gia' fragili,
con le parole e gli ammicchi, eccitati
e depressi, sciupati e infanti, rauchi
per la conversazione ininterrotta,
come scendete questa valle grigia,
come la tramortita erba premete
dove la via si perde ormai e la luce.
Le voci odo lontane come i fili
del tramontano tra le pietre e i cavi...
Ogni parola che mi giunge e' addio.
E allento il passo e voi seguo nel cuore,
uno qua, uno la', per la discesa.

Un grazie a Fabrizio Podda del Centro Studi Franco Fortini di Siena che mi ha reperito questa meravigliosa poesia, introvabile in intranet (e il libro che la conteneva e' esaurito). Spero che cosi' ora si trovi. Bella, eh? Volevo stamparla e darla ai vecchi amici del Caccallo Day 2005 (a proposito, meno 7 giorni!), ma forse e' piu' adatta a un funerale, scena tipo il film Il grande freddo, o Quattro matrimoni e un funerale. Me l'aveva fatta conoscere, ma in una occasione lieta, quel giovialone del mio testimone (in tutti i sensi) Aldo. Un saluto a tutti gli amici, vicini e lontani. Come direbbe il protagonista del cult-movie "Volevo solo dormirle addosso": Complimenti, vi stimo molto.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La partenza


Ti riconosco, antico morso, ritornerai
tante volte e poi l'ultima.

Ho raccolto il mio fascio di fogli,
preparata la cartella con gli appunti,
ricordato chi non sono, chi sono,
lo schema del lavoro che non farò.
Ho salutato mia moglie che ora respira
nel sonno sempre la vita passata,
il dolore che appena le ho assopito
con imperfetta, di sé pietosa, atterrita tenerezza.
Ho scritto alcune lettere ad amici
che non mi perdonano e che non perdono.
E ora sul punto di dormire
un dolore terribile mi morde
come mille anni fa quando ero bambino
e lo chiamavo Iddio, e Iddio è questo
ago del mondo in me.

Fra poco, quando dai cortili l'aria
fuma ancora di notte e sulla città
la brezza capovolge i platani, scenderò per la via
verso la stazione dove escono gli operai.
Contro il loro fiume triste, di petti vivo,
attraverso la mobile speranza
che si ignora e resiste,
andrò verso il mio treno.

[da Una volta per sempre, poesie 1938-1973]

La poesia non precisa se il treno lo prendi o ti ci butti. Va a giorni, diciamo così.
Ciao testimone. Grazie.
Aldo

Anonimo ha detto...

Questa poesia, La partenza, E' la mia vita, impressionante. Solo che io ho una terza soluzione finale: andare ogni giorno alla stazione e stare a guardare i treni che partono e passano, e rimandare, rimandare, ripensandoci sempre.

Anonimo ha detto...

a quando la retrospettiva sui crapping dogs?
diego, un ventenne genovese innamoraoto degli anni ottanta.
http://www.husker.splinder.com/

Anonimo ha detto...

Il "produttore" Fritz sta masterizzando il materiale a Savona. Penso che uscira' nella prima meta' del 2006. I Dogs si riformeranno per presentare il cd dal vivo, se non ci viene un infarto durante le prove, sai, l'eta'...

Anonimo ha detto...

suonate a genova spero!!magari allo zapata.
ciao
diego