Sull'ultimo numero di "World music" (!) compare la seguente recensione del mio disco "Le canzoni nel cassetto", io di meglio non avrei saputo dire:
"Un tempo Franco Zaio era un galvanizzante vocalist che potevi trovare in giro, nei locali genovesi, a cantare con rabbia e dolcezza di un futuro possibile e decente, un futuro annidato nel "no future" che una generazione in nero non sapeva vedere. Sono passati tanti anni, Zaio non ha piu' una band intorno, ma non si estingue il fuoco della sincerita', anche se non ci sono piu' palchi ad accoglierlo: 44 ore di lavoro in studio, registrando uno strumento alla volta, il basso, la batteria, la chitarra, qualche tocco di tastiera; su tutto una voce che aveva voglia di tirar fuori antiche rabbie, nuove dolcezze, inediti smarrimenti per un mondo cambiato, e in peggio. Ascoltate queste canzoni autentiche come un pugno o una carezza, dedicate a Joe Strummer e Joey Ramone. E ascoltate Something must break, nobile ditta Joy Division, per capire quanto senso abbia ancora oggi."
Non ho altre parole, dice tutto lui. Come minimo gli dedico il prossimo cd, a Guido Festinese. Una botta di incoraggiamento esterno ogni tanto fa un gran bene. Alla facciazza di chi non ha saputo o voluto sentire-apprezzare-capire.
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