Cosa ho pensato, fatto, visto, sentito, messaggi nella bottiglia, notizie, curiosità, cose inutili e necessarie, il mio piccolo mondo antico, dal 2005 al 2022. E soprattutto tanta musica, come colonna sonora ma anche come espressione di ciò che non sapevo, non volevo e soprattutto non potevo scrivere. Dal 2023 mi trovate su Facebook (sono un boomer!) come FRANCESCO ZAIO.
domenica 28 luglio 2019
Sollevarsi e salvarsi
Annoiato e un po' intristito dalla musica in arrivo da Tomorrowland, sono tornato ieri sera ai Sigur Ros: poche musiche, negli anni, mi hanno dato emozioni così "alte" e intense. Per non dire del concerto che vidi a Lucca insieme a mia moglie e soprattutto Alessandro (fu il suo primo concerto).
Sono già passati 6 anni, e meno male, ero in uno dei periodi più difficili della mia vita. Ma anche grazie ai Sigur Ros, alla Bellezza e alla Luce che ne deriva, posso guardarmi indietro e sentirmi sopravvissuto e tutto sommato felice. Sei anni fa non lo avrei mai detto. Ma a cosa servono, persone e Bellezza, se non a sollevarsi dalle sabbie mobili, e salvarsi.
sabato 27 luglio 2019
martedì 23 luglio 2019
lunedì 22 luglio 2019
domenica 21 luglio 2019
"Il cuore corre in gola"
Da HELLO BASTARDS (http://huskercore.blogspot.com):
Franco Zaio - Those important years
"Those important years" di Franco Zaio è uno dei dischi più belli che abbia ascoltato quest'anno. E non me ne importa niente che si tratti un album di cover suonato da un mio amico fraterno, in cui canta (in due pezzi) una carissima amica come Francesca Pongiluppi e che sia stato registrato da un altro super amico come Berna. Non è colpa mia se conosco gente speciale, che fa cose bellissime. Ciò che conta è che ascoltando queste 14 rivisitazioni acustiche di altrettante canzoni degli Husker Du - e cioè IL GRUPPO - la pelle d'oca sale veloce lungo le braccia e il cuore corre in gola come una macchina impazzita. E' davvero difficile capire se le emozioni fortissime che questo disco è capace di sprigionare sin dal suo primo pezzo (la maestosa "Standing in the rain") siano frutto dell'intesa interpretazione di Franco o siano la naturale conseguenza del fatto che gli Husker Du, in meno di dieci anni di vita artistica, siano stati capaci di scrivere una miriade di pezzi incredibili. Forse, come banalmente si dice in questi casi, sono vere entrambe le cose. Anche se la chiave di volta del disco è innegabilmente la voce di Zaio, più vicina alla dolcezza di Hart che all'irruenza di Mould, ma comunque lontanissima da qualsiasi maldestro tentativo di imitazione. "Those important years" è un tributo suonato - e soprattutto cantato - col cuore, da un ragazzo di 50 anni a cui "Warehouse" e "Zen Arcade" hanno letteralmente cambiato la vita. E infatti la scaletta pesca a piene mani da questi due dischi, ma anche da "New day rising" (con tanto di omaggio in copertina), "Flip your Wig" e "Candy apple gray": insomma gli Husker Du più melodici ed eccitanti, quelli del periodo di mezzo e del glorioso epilogo su major. Ma anche quelli capaci di erigere un muro di suono denso e psichedelico, che nella versione di Franco Zaio torna, invece, alle origini scheletriche voce-e-chitarra, senza perdere un briciolo di magia. Anzi, ascoltando "Those important years" si capisce benissimo come molte di questa canzoni siano nate, probabilmente, in questo modo: con Bob e Grant che imbracciavano la loro sei corde e, dopo aver bevuto un paio di lattine di birra del discount, buttavano giù una melodia e tre accordi sghembi (Norton intanto si lisciava i baffi a manubrio e si preparava un hamburger). Certo, nel disco ci sono anche arrangiamenti più complessi come in "Green eyes", dove spunta la chitarra psych-folk di Matteo Bocci dei Fenomeni e in "Book about Ufos", uno dei pezzi più belli di questo tributo, trasformato in una sorta di gospel indù, con tanto di sitar, suonato in onore della dea Shiva appena atterrata da Marte. E poi ci sono "Pink turns to blue" e "She's a woman (and now he is a man)" cantante entrambe da Francesca Pongiluppi: la prima con una voce dolorosa e in stato di grazia e l'altra in duetto con Franco, in un crescendo potentissimo. E poi "These important years" - uno dei miei pezzi preferiti degli Huskers - suonata con meno irruenza rispetto all'originale, quasi come se si trattasse di un'amara constatazione del presente, più che di una celebrazione di ciò che è stato; e ancora: "Sorry somehow", altra paela assoluta dell'album, con la voce di Franco che insegue la chitarra o la furia disperata e sonica di "Something a learned today". A chiudere il disco un brano giudicato a torto minore di "Warehouse" come "Bed of nails", qui trasformato in una cavalcata noise sporca e disturbante, grazie alla metal machine guitar di Berna e alla voce distorta di Franco, pronta a intonare l'apocalisse. Che dire? Se siete fan del Husker Du spero vivamente che dopo appena due righe di questa stupida recensione abbiate spento il pc o il telefonino e siate usciti di casa per cercare di procurarvi questo album bellissimo. Tutti gli altri, e cioè coloro che non sanno minimamente chi siano Mould, Hart e Norton, si vergognino e chiedano umilmente scusa.
Grazie Diego, hai "colto lo spirito" del disco.
Disco reperibile preso il sottoscritto, oppure Disco Club Genova, in via San Vincenzo.
Franco Zaio - Those important years
"Those important years" di Franco Zaio è uno dei dischi più belli che abbia ascoltato quest'anno. E non me ne importa niente che si tratti un album di cover suonato da un mio amico fraterno, in cui canta (in due pezzi) una carissima amica come Francesca Pongiluppi e che sia stato registrato da un altro super amico come Berna. Non è colpa mia se conosco gente speciale, che fa cose bellissime. Ciò che conta è che ascoltando queste 14 rivisitazioni acustiche di altrettante canzoni degli Husker Du - e cioè IL GRUPPO - la pelle d'oca sale veloce lungo le braccia e il cuore corre in gola come una macchina impazzita. E' davvero difficile capire se le emozioni fortissime che questo disco è capace di sprigionare sin dal suo primo pezzo (la maestosa "Standing in the rain") siano frutto dell'intesa interpretazione di Franco o siano la naturale conseguenza del fatto che gli Husker Du, in meno di dieci anni di vita artistica, siano stati capaci di scrivere una miriade di pezzi incredibili. Forse, come banalmente si dice in questi casi, sono vere entrambe le cose. Anche se la chiave di volta del disco è innegabilmente la voce di Zaio, più vicina alla dolcezza di Hart che all'irruenza di Mould, ma comunque lontanissima da qualsiasi maldestro tentativo di imitazione. "Those important years" è un tributo suonato - e soprattutto cantato - col cuore, da un ragazzo di 50 anni a cui "Warehouse" e "Zen Arcade" hanno letteralmente cambiato la vita. E infatti la scaletta pesca a piene mani da questi due dischi, ma anche da "New day rising" (con tanto di omaggio in copertina), "Flip your Wig" e "Candy apple gray": insomma gli Husker Du più melodici ed eccitanti, quelli del periodo di mezzo e del glorioso epilogo su major. Ma anche quelli capaci di erigere un muro di suono denso e psichedelico, che nella versione di Franco Zaio torna, invece, alle origini scheletriche voce-e-chitarra, senza perdere un briciolo di magia. Anzi, ascoltando "Those important years" si capisce benissimo come molte di questa canzoni siano nate, probabilmente, in questo modo: con Bob e Grant che imbracciavano la loro sei corde e, dopo aver bevuto un paio di lattine di birra del discount, buttavano giù una melodia e tre accordi sghembi (Norton intanto si lisciava i baffi a manubrio e si preparava un hamburger). Certo, nel disco ci sono anche arrangiamenti più complessi come in "Green eyes", dove spunta la chitarra psych-folk di Matteo Bocci dei Fenomeni e in "Book about Ufos", uno dei pezzi più belli di questo tributo, trasformato in una sorta di gospel indù, con tanto di sitar, suonato in onore della dea Shiva appena atterrata da Marte. E poi ci sono "Pink turns to blue" e "She's a woman (and now he is a man)" cantante entrambe da Francesca Pongiluppi: la prima con una voce dolorosa e in stato di grazia e l'altra in duetto con Franco, in un crescendo potentissimo. E poi "These important years" - uno dei miei pezzi preferiti degli Huskers - suonata con meno irruenza rispetto all'originale, quasi come se si trattasse di un'amara constatazione del presente, più che di una celebrazione di ciò che è stato; e ancora: "Sorry somehow", altra paela assoluta dell'album, con la voce di Franco che insegue la chitarra o la furia disperata e sonica di "Something a learned today". A chiudere il disco un brano giudicato a torto minore di "Warehouse" come "Bed of nails", qui trasformato in una cavalcata noise sporca e disturbante, grazie alla metal machine guitar di Berna e alla voce distorta di Franco, pronta a intonare l'apocalisse. Che dire? Se siete fan del Husker Du spero vivamente che dopo appena due righe di questa stupida recensione abbiate spento il pc o il telefonino e siate usciti di casa per cercare di procurarvi questo album bellissimo. Tutti gli altri, e cioè coloro che non sanno minimamente chi siano Mould, Hart e Norton, si vergognino e chiedano umilmente scusa.
Grazie Diego, hai "colto lo spirito" del disco.
Disco reperibile preso il sottoscritto, oppure Disco Club Genova, in via San Vincenzo.
sabato 20 luglio 2019
È colpa mia
È colpa mia se siamo diventati indifferenti
Più poveri, più tristi e meno intelligenti
È colpa mia
È colpa mia che non mi curo delle tue speranze
Forse perché delle idee non so più che farne
È colpa mia
Non ci avevo mai pensato
È colpa mia
Non presto mai troppa attenzione
È colpa mia
Perché non prendo posizione
È colpa mia
Mi crolla il mondo addosso
Se ci penso non me ne frega niente
È colpa mia
Ho aperto gli occhi all'improvviso e ho visto te
E nessuna spiegazione
Soltanto quando è troppo tardi ti ricordi ch'è tutto vero
È colpa mia. È colpa mia
Ho aperto gli occhi all'improvviso e ho visto te
E nessuna spiegazione
Figlio mio, ci pensi?
Un giorno tutto questo sarà tuo
Neppure se ti vedo piangere riesco ad essere felice
Neppure se ti parlo veramente quando ti dico
Che per me non conti niente neppure tu
È una vita spesa male, ma tanto ormai è finita e lo sai
Perché è finita
Era un autunno mentre l'inverno si avvicina
È colpa mia, è colpa mia
È colpa mia se siamo diventati indifferenti
Più poveri, più tristi e meno intelligenti
Perché non mi curo delle tue speranze
È colpa mia se siamo diventati indifferenti
Per piccoli egoismi e altrettante bugie e nessuna spiegazione
È colpa mia che non mi curo delle tue speranze
Per piccoli egoismi e altrettante bugie e nessuna spiegazione
Figlio mio, ci pensi?
Un giorno tutto questo sarà tuo
Figlio mio, ci pensi?
Un giorno tutto questo sarà tuo
venerdì 19 luglio 2019
Ma che estate sarà
- Stamattina mi hanno operato togliendomi un neo "diventato brutto": questo intervento condizionerà tutta questa estate e soprattutto il periodo in Sardegna, non penso proprio che potrò stare senza maglietta o protezione totale. L'aspetto positivo è che non si vedrà la pancia che non riesco a buttare giù da alcuni anni. E questa estate ne faccio 55, di anni. Robi da matt.
- Terminate le registrazioni degli strumenti per il disco su Emily Dickinson, manca solo la voce di Francesca in qualche pezzo (spero tanti), e poi il missaggio. Ma mi sa che si finisce a settembre.
- Da fine luglio "seguirò" una seconda libreria in Liguria, finalmente.
- I figli, nonostante la bellezza insuperabile dei posti, non vengono più in Sardegna con me. Le giornate alle Saline avranno un gusto più malinconico e nostalgico.
- Ieri il film "The circle", nei mesi scorsi i libri di Byung-Chul Han: che senso ha mettere in piazza (in rete) la propria privacy, anche qui, se non si ha bisogno di vetrine, se non si ha niente da vendere, o nessuno da persuadere? La comunicazione è centuplicata, ma non è migliorata, e non ci fa stare meglio, anzi ci fa fare errori e leggerezze.
- Il grande caldo si è un po' attenuato, ma lo preferisco al grande freddo, comunque.
- Come ogni estate, spero di ricaricare le pile in Sardegna.
mercoledì 17 luglio 2019
martedì 16 luglio 2019
lunedì 8 luglio 2019
"Non si esce vivi dagli anni 80"
Fra il 1986 e il 1991 ogni mese facevo una compilation su cassetta TDK con la musica che più ascoltavo, con le canzoni più significative o evocative.
Oggi ne ho ritrovate alcune, che tenerezza. Ma anche orgoglio (niente male la selezione) e perplessità (Cure e Husker Du sono tuttora fra i miei gruppi preferiti). Molto probabilmente dentro di me sono ancora, e in percentuale non trascurabile, quel 23enne con la testa sulle nuvole della musica.
Oggi ne ho ritrovate alcune, che tenerezza. Ma anche orgoglio (niente male la selezione) e perplessità (Cure e Husker Du sono tuttora fra i miei gruppi preferiti). Molto probabilmente dentro di me sono ancora, e in percentuale non trascurabile, quel 23enne con la testa sulle nuvole della musica.
domenica 7 luglio 2019
Luci che non si spengono
Mi ha sorpreso piacevolmente il film di Fabio Mollo "Il padre d'Italia", introdotto ieri sera dalla Aragonese al cinema all'aperto a Palazzo Ducale (un po' demodè, forse, ma il cinema all'aperto ha sempre il suo fascino, come ha detto anche la simpatica e bravissima Isabella). Un piccolo grande film, sia nelle immagini sia nei contenuti.
Questa cover poi, verso il finale, mi ha messo KO.
giovedì 4 luglio 2019
Contemporaneamente
"Talvolta penso in modo così sbagliato, perché penso come se parlassi contemporaneamente a qualcun altro."
(Per chi non lo avesse visto, il film da cui è tratta la foto è l'indimenticabile Il cielo sopra Berlino, un film di tanti anni fa rimasto nel cuore a tanti).
mercoledì 3 luglio 2019
martedì 2 luglio 2019
lunedì 1 luglio 2019
Passerà anche questa stazione
"E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
Tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo
E una lettera vera di notte falsa di giorno
E poi scuse, e accuse e scuse, senza ritorno
E ora viaggi, ridi, vivi o sei perduta
Col suo ordine discreto dentro il cuore
Ma dove, dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore
Ma dove è finito il tuo amore
Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
Grazie a te ho una barca da scrivere, ho un treno da perdere
E un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve
Sul tuo corpo così dolce di fame, così dolce di sete
Passerà anche questa stazione senza far male
Passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
Ma dove, dov'è il tuo cuore
Ma dove è finito il tuo cuore
E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
Ora il tempo è un signore distratto, è un bambino che dorme
Ma se ti svegli e hai ancora paura, ridammi la mano
Cosa importa se sono caduto, se sono lontano
Perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
Perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole
Ma dove, dov'è il tuo amore
Ma dove è finito il tuo amore"
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