martedì 11 febbraio 2014

Selfie ergo sum



Facciamo e abbiamo troppe foto. Ora che si possono vedere anche senza "svilupparle" (stamparle) accumuliamo un fiume (a volte una fogna) di immagini, nei pc, sui telefonini, nella testa. Come spesso accade, la quantità inficia la qualità. Una volta ci pensavi tre volte prima di fare una foto, la dovevi fare bene, doveva essere "bella", per meritare di essere messa su carta. E anche noi spesso avevamo ritrosia a farci fotografare: sia perchè non ci sentivamo-vedevamo belli, sia perchè la nostra vita non aveva bisogno di immagini per esistere, per scorrere, per manifestarsi, per comunicare. Tralasciando il valore artistico-estetico delle immagini, oggi il "selfie" (l'autoscatto) sembra essere una forma di autocertificazione di esistenza sociale condivisa (soprattutto virtualmente). Conosco persone che fotografano e postano sui social networks la loro vita reale quasi in diretta. Perchè? Forse per esibizionismo, ma anche per avere delle gratificazioni che la realtà "materiale" non da'. Come a dire: Vi piaccio? Vi piace quello che faccio? Almeno a voi, piace?

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