Visualizzazione post con etichetta Societa'. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Societa'. Mostra tutti i post

mercoledì 29 agosto 2018

Il cemento senza "erre"

Al ritorno dalla Sardegna una Genova spettrale, dignitosa, composta, in attesa di risposte concrete e un futuro meno provvisorio e "tappullato". Genovesi non si diventa, lo so, ma amo sempre di più questa città, la città dei miei figli e di mia moglie, anche se, non essendo Genovese, riesco a essere più critico/autocritico di loro.
Dopo il disastro, è venuta fuori una filastrocca di Rodari del 1962: fa venire i brividi la sua profetica attualità.
C’è, chi dà la colpa
alle piene di primavera,
al peso di un grassone
che viaggiava in autocorriera:
io non mi meraviglio
che il ponte sia crollato,
perché l’avevano fatto
di cemento “amato”.
Invece doveva essere
“armato”, s’intende,
ma la erre c’è sempre
qualcuno che se la prende.
Il cemento senza erre
(oppure con l’erre moscia)
fa il pilone deboluccio
e l’arcata troppo floscia.
In conclusione, il ponte
è colato a picco,
e il ladro di “erre”
è diventato ricco:
passeggia per la città,
va al mare d’estate,
e in tasca gli tintinnano
le “erre” rubate.
(Gianni Rodari – 1962)

mercoledì 4 ottobre 2017

Insieme, soli


Sola
Quanta gente sola
Che si fa una foto
Per non sentire il vuoto
Nell'anima sola
Sola
Quanta gente in fila
Che ci sono i saldi
Di fine stagione
Non siamo andati al mare
Pieno di gente sola
Noi due come coglioni
A sperar che ancora
Il mondo migliora
Finirà l'inganno
Per possedere tutto
Per ritrovarsi soli
Più poveri e più soli
Solo
Felicemente solo
Perché tu sei presente anche se distante
Da tutta questa gente
Ritrovarsi in casa senza genitori
Sul matrimoniale
A scoprir l'amore
Fingersi felice
Con cento mi piace
E tutti questi amici mai visti né sentiti
Soli
Mai più da soli
Soli
Insieme, soli

La musica non è granchè, suvvia, lo si ammetta, ma Bobo e i suoi testi hanno sempre il loro perchè.

giovedì 15 dicembre 2016

"Nella testa un maledetto muro"



Dopo la caduta (l'abbattimento) del muro di Berlino, e la piacevole (per quanto illusoria) sensazione di una società globalizzata grazie alla facilità di comunicazione e informazione possibile grazie a internet, da qualche tempo siamo tornati al concetto di MURO che respinge le invasività e le invasioni di chi è diverso o solo meno fortunato di no (migranti, rifugiati, disperati). In America, nell'est europeo, in Francia...Pensavamo di essere la generazione che aveva abbattuto il Muro e i muri, e invece saremo quella che li vedrà ricostruire, con sguardo triste e impotente.

sabato 23 agosto 2014

I cosiddetti amici





Dovresti provare ogni tanto a startene per i fatti tuoi, a non contattare più per un po' i tuoi cosiddetti amici, chiedendo come va, come stai. Potresti avere delle sorprese. Potresti scoprire che loro non ti cercano, non si interessano a te, se non condividi quotidianità, facebook, lavoro. Potresti scoprire chi sono i tuoi veri amici. Potresti scoprire che se non li cerchi tu loro non sanno neanche che esisti, che vivi, che hai dei problemi. Potresti scoprire che sei più solo di quanto pensassi, ma non te ne frega più niente, di avere degli amici così.

On a thousand islands in the sea
I see a thousand people just like me
A hundred unions in the snow
I watch them walking, falling in a row
We live always underground
It's going to be so quiet in here tonight
A thousand islands in the sea
It's a shame

And a hundred years ago
A sailor trod this ground I stood upon
Take me away everyone
When it hurts thou

From my head to my toes
From the words in the book
I see a vision that would bring me luck
From my head to my toes
To my teeth, through my nose
You get these words wrong
You get these words wrong
Everytime
You get these words wrong
I just smile

But from my head to my toes
From my knees to my eyes
Everytime I watch the sky
For these last few days leave me alone
But for these last few days leave me alone
Leave me alone
Leave me alone

martedì 18 febbraio 2014

Il mare d'inverno

Quando il panorama e' grigio, o inesistente, tanto vale guardare in alto, lontanissimo, altrove. Qualcosa troveremo, qualcosa abbiamo gia' trovato, cosi' facendo.

martedì 11 febbraio 2014

Selfie ergo sum



Facciamo e abbiamo troppe foto. Ora che si possono vedere anche senza "svilupparle" (stamparle) accumuliamo un fiume (a volte una fogna) di immagini, nei pc, sui telefonini, nella testa. Come spesso accade, la quantità inficia la qualità. Una volta ci pensavi tre volte prima di fare una foto, la dovevi fare bene, doveva essere "bella", per meritare di essere messa su carta. E anche noi spesso avevamo ritrosia a farci fotografare: sia perchè non ci sentivamo-vedevamo belli, sia perchè la nostra vita non aveva bisogno di immagini per esistere, per scorrere, per manifestarsi, per comunicare. Tralasciando il valore artistico-estetico delle immagini, oggi il "selfie" (l'autoscatto) sembra essere una forma di autocertificazione di esistenza sociale condivisa (soprattutto virtualmente). Conosco persone che fotografano e postano sui social networks la loro vita reale quasi in diretta. Perchè? Forse per esibizionismo, ma anche per avere delle gratificazioni che la realtà "materiale" non da'. Come a dire: Vi piaccio? Vi piace quello che faccio? Almeno a voi, piace?

martedì 4 febbraio 2014

Le radici nel cielo

"La testa fra le nuvole? Occasioni sprecate? Inconcludente e troppo autocritico? Sei come un albero che ha le radici nel cielo (e dal cielo ricavi nutrimento e forza) e i suoi fiori e frutti li produce sottoterra, dove nessuno li puo' vedere ne' apprezzare, dove marciranno, dimenticati e sconosciuti."

mercoledì 15 gennaio 2014

Disconnect


Certo che è un po' contraddittorio e faticoso pubblicare un post dopo la visione di Disconnect, film che mi è piaciuto tanto (una specie di America oggi ai tempi di internet, anche se il regista non vale Altman, certo) ma che mi ha anche causato una discreta angoscia, sia come padre, sia come internauta  "scottato" da esperienze deludenti quando non deleterie. Dopo questo film viene voglia di disconnettersi da internet, uscire da tutti i social, per paura di essere controllati (ma quale privacy!), sfruttati (delinquenti che si impadroniscono dei tuoi dati e soldi), danneggiati (da bufale, dicerie, falsità), umiliati (nei sentimenti che ci si illude di condividere on line). Eppure internet è anche un mezzo potenzialmente grandioso, bellissimo, di conoscenza (cultura e informazioni) e comunicazione (penso a chi ha amici e parenti lontanissimi). Una cosa è certa: è pericolosissimo affidare alla rete la comunicazione delle proprie confidenze e dei propri sentimenti, a meno di essere per nulla sinceri. Ma l'amicizia senza sincerità che amicizia è? Ci sono tantissime persone che su internet (soprattutto Facebook) SONO in un modo, e nella vita di tutti giorni sono tutt'altro: altre persone. Poi ci sono quelle che vivono in funzione della loro vita virtuale, gente che qualunque cosa fa o pensa la posta subito sul suo profilo-vetrina, testimonianza e prova avvalorante di esistenza.
E io, perchè pubblico al mondo queste mie riflessioni? Anche questo blog è una vetrina, una forma di autoconferma, una testimonianza? Mah, veramente volevo solo segnalare un bel film, che si chiude tra l'altro con Tornado di Jonsi dei Sigur Ros...No, non sono Blogger, Facebook, Twitter, Instagram, i (non)luoghi e i modi per vivere meglio e conoscere se stessi e gli altri.  

venerdì 13 dicembre 2013

Sirene



Le senti le sirene? No, non quelle creature di fantasia, sogni-incubi dell'adultescenza prolungata su Facebook. No, io sento le sirene di allarme. Delle fabbriche e dei posti di lavoro che chiudono. Della disperazione che cresce silenziosamente. Sento le sirene di un futuro fantastic(at)o. Sento le sirene del mio passato e del mio presente, che mi svegliano e mi dicono: "Guarda che tu sei fortunato".
Una delle "mie" canzoni del 2013.

venerdì 18 ottobre 2013

La vita da pendolare


sui treni non sarebbe male: si puo' leggere, scrivere, dormire, tutte cose che in macchina non si possono proprio fare. Inconvenienti antipatici: i ritardi, la scarsissima pulizia delle carrozze, il razzismo degli itagliani (soprattutto donne), la musica ad alto volume in cellulari e cuffiette (e piu' e' brutta e piu' la tengono alta), il non-saluto dei pendolari come te che vedi tutti i santi giorni, la puzza di piscio quando si scende. Sempre meglio (soprattutto piu' riposante e meno costoso e pericoloso) che andare in automobile.

E vuala', il mio ennesimo post ultrabanale l'ho scritto. Pero' sul treno :-)

domenica 1 settembre 2013

No job, no future


E come Bentornato dalle vacanze la notizia che un mio amico, padre di due figli come me, si e' tolto la vita perche' stava perdendo il lavoro come successe a me giusto un anno fa. Era una persona molto gentile, sorridente, simpatica, colta, molto responsabile e attaccata al lavoro dell'azienda di cui era dipendente. Non ha avuto la forza di reagire alla sventura che sta colpendo tante, troppe persone. Perdere il lavoro e' una esperienza devastante, soprattutto se non ci sono premesse e giustificazioni fondate economicamente (come quando si delocalizzano aziende in attivo, o si licenzia per questioni personali non professionali, tanto l'articolo 18 e' un ricordo del secolo scorso). So che e' populismo sbagliato e folle, ma io sento sempre piu' spesso frasi tipo "Ci vorrebbero le Brigate Rosse" o "Bisognerebbe farsi giustizia da soli", anche da persone che sembravano ragionevoli e moderate, prima che dei bastardi pisciassero sul loro passato, uccidendo il loro presente, svuotando il loro futuro. 
Ciao M, riposa in pace.

lunedì 22 luglio 2013

Poveri nipoti di Fantozzi


Non penso di essere il primo a dire che i primi due Fantozzi sono capolavori del cinema italiano, e a pensare che Fantozzi sia LA maschera-personaggio che meglio incarna un modo di essere italiano, per quanto anacronistico oggidi'. Fantozzi e' l'Italianomedio degli anni 60 e 70. Negli 80 era gia' una cosa ridicola e sorpassata. A molti coetanei di Fantozzi i film non facevano affatto ridere, anzi. Perche' rivedevano se stessi e quelli come loro, e non lo trovavano divertente. Ora l'Italianomedio e' un'altra cosa, anzi forse non c'e' piu', essendo stata falcidiata quella "classe media" (le "persone perbene") che aveva un misurato e composto benessere conquistato negli anni 60. Ora la forbice e' fra Ricchi, sempre piu' arroganti e snob, e Neoproletari (nell'accezione di Tommaso Labranca) sempre piu' in affanno nel vedersi senza futuro e senza neanche un presente, spesso. A meno di accodarsi come pesci-pilota all'ombra di squali e balene, per mangiarne le briciole, per godere di qualche pseudo-privilegio e qualche ingiustizia.
Ai miei figli non posso piu' trasmettere quel Senso che avevano trasmesso alla mia generazione: comportati bene, studia, prendi un pezzo di carta (o sgobba duramente), e avrai un futuro decoroso. I miei figli hanno gia' capito che se non sei ricco di famiglia non vai da nessuna parte solo con serieta', impegno, merito, onesta'. E se ne andranno in un Paese normale. E pazienza se il clima sara' brutto e il cibo scadente. In Italia ci verranno in vacanza e a Natale, perche' dell'Italia da rimpiangere ci sono solo il clima e il cibo.

sabato 22 giugno 2013

Il razzismo spiegato a mio figlio


Aneddoto illuminante (ma anche rabbuiante). Faccio il pendolare sul treno Genova-Savona, che d'estate si riempie di "fratelli" (come li chiamano i miei figli) noti ai piu' come Vucumpra'. Ho notato con stupore che sono molti gli italiani che li schifano, dicendo che puzzano e lamentandosi che occupano tanti posti. Anche gente che vota a sinistra (sic) da sempre.
Oggi pero' una signora ha cominciato a inveire contro "questa gentaglia di merda". Nessun nero si e' scomposto, non l'hanno cagata (altra sorpresa) tranne il mio dirimpettaio che, con le lacrime agli occhi, le ha risposto che ha l'abbonamento e che stava andando a lavorare faticosamente, smettendo di sgranare il suo rosario. Mi e' venuto un cuore piccolo cosi'.
 Simpatica la signora che si e' alzata a dire "Noi italiani non siamo tutti cosi' eh! Ci ricordiamo di cosa ci facevano quando andavamo in America!".
Il "fratello" poi mi ha dato un'altra lezione: quando e' passata la zingariella lagnosa le ha lasciato 50 cent sul biglietto fotocopiato scritto in itagliano. Chapeau! Abbiamo molto da imparare da questa gente, altro che. E io mi sento sempre meno italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono (diceva il signor G). We gotta get out of this place.

lunedì 27 maggio 2013

Troppo vecchi, troppo giovani

Sono indeciso su dove metterlo: fantasy, fantascienza, o horror?...

















La condizione di chi ha perso il lavoro dopo i 40 anni e' drammatica, spesso tragica. Troppo vecchi per essere assunti, troppo giovani per andare in pensione (o morire). Troppo impegnati con figli, mogli, case, genitori anziani, per poter pensare a una nuova vita, magari all'estero, o per diventare imprenditori in proprio (ma chi ce li ha, ma chi te li da', i soldi per metterti in proprio).
Si sta formando un nugolo di migliaia di persone cosi', sale il livello medio di rabbia, depressione e disperazione. Come dicevano i Joy Division nel post precedente: qualcosa deve succedere, prima o poi.

giovedì 23 maggio 2013

Per oggi non si va da nessuna parte

"24 hours to go: I wanna be sedated. Nothing to do, nowhere to go: I wanna be sedated". Cari vecchi Ramones, venite sempre bene.