giovedì 4 gennaio 2018

Dopo oltre trent'anni



sono ancora qui, gasping but somehow still alive, a cantare, strimpellare ed emozionarmi con le canzoni degli Smiths. Probabilmente sarà il prossimo tributo che registrerò e pubblicherò (dopo Clash e Husker Du), ovviamente senza neanche pensare di avvicinarmi all'inarrivabile originalità del chitarrismo di Johnny Marr, ma riducendo all'osso (come mio solito: di necessità virtù) quelle meravigliose canzoni.
Gli Smiths sono stati un "unicum", nella musica: nessun altro ha fatto cose simili o paragonabili, nè musicalmente nè come testi. Io li conobbi e amai quando uscirono (li mettevano un sacco allo Psyco), ho ancora i vinili. Inizialmente, venendo dal punk e dal dark primi anni 80, li trovai un po' "leggeri" e leziosi, ma dopo poco mi entrarono nel cuore per come sapevano esprimere malinconia, dolcezza, poesia, sarcasmo. E ogni tanto mi tornano in mente, anche ora che sono così distante da quelle malinconie giovanili. Ma me le ricordo, oh se me le ricordo, quelle emozioni. E non le rimpiango per niente. Però sono rimaste, a imperitura memoria, queste canzoni agrodolci, da canticchiare con un mezzo sorriso.


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