Steve Wynn dal vivo il 5 ottobre a Savona e il 6 ottobre a Genova
Dovrebbe essere la tredicesima volta che vedo dal vivo Steve Wynn: da solo, coi Dream Syndicate, con Chris Cacavas, coi Gutterball, con Rodrigo D’Erasmo… È dagli anni ’90 che io e mia moglie cerchiamo di non perdercelo quando viene in Italia in zone non troppo lontane. Quest’anno è la volta del Raindogs di Savona, il 5 ottobre, e l’Ostaia da-U Neo a Genova anzi, chiedo scusa, Sestri Ponente il giorno successivo. Questa volta Steve è da solo con una chitarra acustica e quattro pedali-effetto.
Questa volta è soprattutto quella del ritorno alla dimensione dal vivo in 3D. Niente Zoom, Teams, dirette Facebook, Instagram, dopo tanti difficili mesi di isolamento, sgomento e paura. Wynn ha trasmesso questa gioia di “ritorno alla realtà” in entrambe le occasioni. A Savona addirittura ha fatto un doppio show (alle 20 e alle 22) per venire incontro ai convenuti rimasti fuori dal Raindogs. Il suo entusiasmo e la sua voglia di suonare sono stati contagiosi. Dopo il secondo show era quasi senza voce, ma “Non preoccupatevi, domani mi ritorna”.
Steve Wynn, artista amabile
È risaputo come Wynn ami intrattenersi dopo il concerto, commentando quest’ultimo o la musica in sala (a Savona i Grateful Dead, ad esempio) o il merchandising (personalmente mi sono accaparrato un meraviglioso cofanetto-libro con 3 cd dell’epoca del Sindacato di Out of The Grey che uscirà a gennaio). Per dire l’umiltà e la simpatia di questo gigante della musica rock americana degli ultimi 40 anni: un fan locale gli ha donato un cd con una versione in italiano di Boston; alla fine del concerto Wynn lo riavvicina e gli chiede “Com’è stata la mia versione di Boston stasera?”, lasciando il fan a bocca aperta, commosso.
I due concerti sono stati piuttosto diversi non tanto nella scaletta quanto nella strumentazione a disposizione: a Savona Steve ha suonato una bellissima Guild utilizzando spesso il loop-box ricevuto in regalo durante il lockdown, quindi versioni irrobustite da questo effetto. A Sestri Ponente la Guild non funzionava (problema di batteria scoperto la sera in albergo): Steve ha rimediato con la chitarra dell’Oste Fabio che gli ha prestato commosso la sua Eko simil-Ovation da strapazzo, che invece Wynn ha apprezzato molto anche perché gli ha salvato la serata (“It has saved my bacon” la frase usata). Di conseguenza il concerto di Sestri è stato più intimo, anche per le ridottissime dimensioni dell’Ostaia.
Il repertorio live di Steve Wynn
I brani eseguiti sono stati più o meno gli stessi nelle due serate (*), spaziando dagli albori di When You Smile, Halloween, Tell Me When It’s Over, passando per lo storico Lost Weekend con Dan Stuart di Baby We All Gotta Go Down e Song for the Dreamers, il pop mainstream di Tears Won’t Help e soprattutto la scintillante Tuesday, fino alle ultime prove psichedeliche di Glide e Black Light. L’epica Boston si è sentita solo a Savona, la straziante Follow me solo a Sestri (ho visto diversi lucciconi agli occhi spuntare nell’ombra).
Alle canzoni Wynn alterna veri e propri dialoghi, gentili e spiritosi col pubblico, parlando dei giorni del lockdown, dei concerti al Raji’s (che come l’Ostaia aveva il wc dietro al palco per cui il pubblico per andare in bagno saliva sul palco mentre i Dream Syndicate suonavano), ma soprattutto della sua gioia di esibirsi di nuovo davanti a un pubblico in carne e ossa. In entrambi i concerti alla fine Wynn invita il pubblico ad andargli a parlare (“Come over and let’s talk, ask me questions”).
Insomma due serate che difficilmente verranno dimenticate da chi ha potuto/voluto parteciparvi.
P.S. Mi rendo conto che ho dato per scontato che si sappia chi sia e cosa faccia Steve Wynn: per la sua storia rimando a wikipedia, per la sua musica posso usare la metafora di un Negroni (cocktail molto apprezzato da Wynn) le cui 3 parti sono Lou Reed, Neil Young e il punk-rock (mi riferiscono che a Torino Wynn ha detto che quando era giovane faceva punk-rock con una band chiamata Dream Syndicate…).
*Qui la scaletta di Savona e qui quella di Genova. Qui la recensione del precedente concerto genovese.
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