lunedì 9 gennaio 2006

Questione di autoipnosi


Gia', sta tutto li'. Nel sapersi autoconvincere, raccontarsela, crederci, ripetersela. Dalla programmazione neurolinguistica al training autogeno, dal rosario di mia nonna al "gonghio" dei buddisti al pesto (ridicoli), dai corsi di vendita alle riunioni degli alcolisti anonimi, il successo, o almeno il sorriso si ottiene cosi'. Fissare degli obiettivi, delle immagini, delle parole, delle convinzioni, delle fedi (grazie a Dio sono ateo, diceva Bunuel), per impostare la propria vita, i propri gesti, persino il proprio umore. Una commedia, una farsa, una tragedia, una fiction esistenziale. Mi spiace, preferisco la non-fiction (anche se a volte e' piu' finta della realta' romanzata, ma qui poi si deraglia...). E cosi' sono un perdente, un beautiful loser, forse. Non me la racconto. Mi pongo degli obiettivi, ho delle belle intenzioni, soprattutto all'inizio dell'anno, ma non riesco a fingere, lo si vede subito se dico-vivo delle sacrosante palle. E' piu' dura, ma non so vivere diversamente. Io sono vero. Dormo poco per sognare tanto. Sono stanco, ma non mi fermo, non mi fermero' mai, fino alla fine. Non sto impazzendo. Mai stato cosi' lucido. Sara' un anno memorabile. Paura, eh?

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