giovedì 28 giugno 2007

Un'altra vita


Finchè siamo vivi, ci sono due cose che non possiamo smettere di fare: respirare e pensare. Quando ci sembra di non pensare/riflettere, vuol dire che siamo impegnati nei flutti della vita, nuotando, cadendo, vivendo. Se no si pensa sempre. E quello che è la nostra salvezza (=speranza) è anche la nostra condanna (=disperazione): il pensiero di un’alternativa, il pensare ad un Altrove, un’altra vita, fatta di altre scelte, altre facce, altri posti, una vita possibile, migliore, o almeno diversa. Se fossimo convinti che “La mia vita è questa, punto e basta, non ho altre possibilità” potremmo anche essere felici, spesso e volentieri. Il prigioniero, il malato e l’invalido possono, anzi devono farsene una ragione, se no impazziscono: noi uomini “normali”, “liberi”, invece, a meno di lavaggi del cervello di vario tipo, sappiamo/sentiamo sempre che tutto, noi compresi, potrebbe essere diverso/migliore. Ci stiamo lavorando. Quando non crolliamo per stanchezza o scoraggiamento. Ma questa consapevolezza, piena di speranza, responsabilità e disperazione allo stesso tempo, ci fa andar avanti. E meno male che ce l'abbiamo. Però, sempre questa sognante sensazione di nostalgia/rimpianto/anelito non fa stare molto bene...

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