mercoledì 31 ottobre 2012

Il cancro della disoccupazione


"Quando dici alla gente che sei rimasto senza lavoro, a 50 anni, magari con dei figli, tutti ti guardano e ti trattano come se ti fossi ammalato di cancro. Vedo nei loro occhi increduli e sento nelle loro parole abbozzate e incerte il terrore di ammalarsi anche loro, di vivere la stessa situazione mia. Io non voglio fare terrorismo, nè mi aspetto solidarietà o compassione : spargo solo la voce per cercare un altro lavoro, con l'orgoglio e la rabbia di chi ha subito un'ingiustizia, facendosi derubare di una cosa che amava, in cui credeva persino, pensa te che fesso. E anche negli uffici del Lavoro, dai sindacati, mi sento trattato come un malato che non ha preso precauzioni, che non ha fatto cure preventive. Sembra quasi sia colpa mia, a volte. Per fortuna mia moglie lavora, e la mia situazione finanziaria non è per ora disastrosa. Ma penso a quelli meno fortunati di me, penso e condivido il malessere, il senso di vuoto e fallimento, e vorrei che tutta questa rabbia si incanalasse e diventasse un fenomeno di massa, non una malattia di cui vergognarsi, e sogno ad occhi aperti una vendetta, una rivincita, una rivoluzione. Chissà, forse quando ci avranno umiliati e portati alla disperazione, quel sogno si avvererà."  (Scusa amico V. ma la tua mail era troppo bella, penso che la apprezzeranno in tanti)