martedì 6 gennaio 2015

I buoni propositi e gli obiettivi



A cosa serve fare liste di buoni propositi che sappiamo benissimo che disattenderemo alla prima occasione, perchè così succede da sempre? A cosa serve darsi (e dare) obiettivi raggiungibili solo con miracoli o botte di fortuna? (Beh certo se gli obiettivi non sono alti non sono obiettivi: sono formali banalità, o banali formalità, è vero anche questo)
Alla fine/inizio di ogni anno recitiamo questo psicodramma, a volte addirittura (incauti) lo comunichiamo, per rafforzare convinzione e giustezza della cosa. Alla fine dell'anno, poi, vediamo che gli obiettivi che abbiamo raggiunto sono quelli per cui abbiamo DAVVERO lavorato e lottato continuamente, senza arrenderci mai. E i buoni propositi si sono realizzati perchè forzati dalle circostanze, dal destino, come se non sapessimo (o volessimo davvero) cambiare le nostre cattive abitudini. Tutto questo dovrebbe portare ad essere fatalisti e rassegnati al peggio, forse. E invece no. Vero che sono ai 2/3 (due terzi) della mia vita, e dato che il primo terzo non è stato per niente divertente posso (voglio) pensare che questo sarà un terzo niente male. Certo non credo più come qualche anno fa in un miglioramento costante, continuo, inevitabile, quasi fisiologico. Ho avuto 35 anni per 15 anni, la morte di mio padre mi ha fatto uscire dalla invisibile bolla-prigione temporale che avevo creato. Sono molto più realista, ora, non ancora cinico, nè rassegnato. Sono un cinquantenne fortunato, a ben vedere.




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