Sono emozionato e agitato più dei miei figli: domani vado una settimana in montagna a Peio, stesso albergo dell'anno scorso. Ne avevo proprio bisogno, di staccare un po' la spina, cambiare aria, distaccarmi dal mondo, allontanarmi dallo stress, dal meccanismo della routine, da questa città. Stavolta saremo solo noi, senza altre famiglie: penso che sia salutare fare vacanze/ferie "in solitaria", quando si hanno figli, pena il rischio di rovinare vacanze e amicizie. E allora full immersion nel mio nucleo famigliare, ricarica delle pile del rapporto con moglie e figli, recupero di un dialogo che è stato spesso soffocato o trascurato per colpa della fretta e della faticosa routine. Oltre a aria buona, relax, salute (trattamenti termali), serenità...Chissà se trovo la forza e il coraggio di sciare (mai andato oltre lo sci di fondo). Vi racconto tutto al ritorno. Say hello, wave goodbye...Ah, a proposito: oggi mio figlio Alessandro compie 10 anni. Il tempo passò...
Cosa ho pensato, fatto, visto, sentito, messaggi nella bottiglia, notizie, curiosità, cose inutili e necessarie, il mio piccolo mondo antico, dal 2005 al 2022. E soprattutto tanta musica, come colonna sonora ma anche come espressione di ciò che non sapevo, non volevo e soprattutto non potevo scrivere. Dal 2023 mi trovate su Facebook (sono un boomer!) come FRANCESCO ZAIO.
sabato 24 febbraio 2007
mercoledì 21 febbraio 2007
Sereni mai eh?
I miei amici, coetanei, my generation: tutti in splendida forma, dimostrano 10 anni di meno, figli bellissimi, mogli belle e in gamba, matrimonio stabile, casa discreta, macchinone (usato), vivacità intellettuale, musica e cinema in testa, lavoro faticoso-ma-sicuro...ma cosa ci manca? Che cos'è questo eterno senso di inquietudine/angoscia/malinconia/voglia di qualcos'altro, qualcosa di più? Non parlo di soldi/carriera/bilanci/paure. E' proprio una inquietudine esistenziale che non ci dà pace. Dopo poco che ci incontriamo, viene fuori nei discorsi, ci accomuna (ma non ci consola: mal comune, nessun gaudio). Uno sta pensando di darsi al volontariato, uno cerca una casa più grande, uno si invaghisce, uno vorrebbe suonare, uno cerca di cambiare posto di lavoro, uno progetta un trasferimento...Sereni mai eh? Mai appagati, rilassati, contenti, soddisfatti. L'eterna sensazione/condanna che si può fare ed essere di più, o qualcos'altro. Oggi ho visto un libro dal titolo inquietante: Le donne invecchiano, gli uomini muoiono. Sarà: noi vogliamo vivere ancora un po'. Anche a costo di sentirci dire Hai sempre 25 anni o Non cresci mai. No: non saremo mai vecchi. Stanchi e malconci, forse. Ma vecchi, maturi mai. Teniamo duro, amici miei: voi sapete chi siete. E come dice sempre quel saggio zen: "Rockenroll!" :-)) Ne riparliamo dopo i 50 anni, ok? Ma sono pronto a scommettere che in noi, sotto sotto, non sarà cambiato molto, anzi pochissimo.
domenica 18 febbraio 2007
I luoghi dell'anima, e quelli delle radici
Gita di famiglia a Torino>Museo Egizio, ieri. In treno, passando da Alessandria, Frugarolo, Bosco Marengo, posti così, una strana emozione, come una vaga nostalgia: la sensazione che quelli sono i miei posti, la mia terra. C'è poco da fare: dopo tanto girare, uno lo sente dove sono le sue radici, per quanto estirpate, tagliate o bruciate. E non mi riferisco a quelli che il mio amico Enrico definisce luoghi dell'anima, posti dove sei stato felice, quindi spesso luoghi di vacanza. E' proprio piuttosto una questione di pelle, di odori, di terra, di aria nei polmoni. Con tutti i posti belli in cui ci ha fatto abitare, mio padre ha conservato e mantenuto la casa a Quargnento, avrà avuto le sue buone ragioni, e ora lo capisco. Come diceva quella canzone, c'è bisogno di una casa per andare in giro per il mondo. Come un'ancora, che se no ci si perde, si naufraga. E' un sacco che non ritorno a Lu e Quargnento. Ecco, vedi? Parlo di ritorno, e non di gita di piacere. Anche se poi mi sono sempre sentito fuori posto ovunque: per gli amici a Genova ero "il mandrogno", a Sassari "il continentale", a Biella "il sardo", a Lu "il genovese"...Il mio inno: He's a real nowhere man, sitting in his nowhere land, making all his nowhere plans for nobody... Me ne sono fatto una ragione. Sono più ricco dentro così, però, anche se con questo agrodolce assurdo senso di nostalgia.
giovedì 15 febbraio 2007
Metti una sera a Milano...
...con Arimondi! Seratona. Ero su per un lavorone in sede, e Arimondi mi ha portato prima al Birrificio Lambrate, pub che produce dell'ottima birra artigianale (spessissima, un boccale e basta), seduti vicino ad Ale e Franz (!?), e poi alla Casa 139, locale "alternativo" carinissimo (sembrava di essere allo Psyco degli anni 80 a Genova) in via Ripamonti a vedere Howe Gelb in versione solo-acustica. Tra il pubblico Cesare Basile, i La Crus, gli Afterhours, Marco Sideri (Blow up/Disco Club), Victoria Cabello...insomma, anche senza volerlo, serata "giustona". Gelb non mi ha entusiasmato (Arimondi lo ha etichettato "un cialtrone", ha ha), oscilla fra il sublime quasi Cash/Neil Young e improvvisate da indigestione di funghetti e whisky nel deserto (ho reso l'idea?). Mi ricordavo i primi Giant Sand, erano grandiosi, ma parlo di quasi venti (20!) anni fa, poi li ho persi di vista. Sorpresa piacevole: i Circo Fantasma di spalla, in versione acustica, con le loro emozionanti cover dei Gun Club già amate nel disco "I knew Jeffrey Lee" (uno dei miei preferiti del 2006). Certo che Milano la sera...ma Arimondi mi ha sconsigliato un trasferimento: "Questa città è deprimente", ti entra dentro come smog psicologico. Sarà. Comunque serata memorabile, grazie Arimò!
domenica 11 febbraio 2007
Ciao Antonè
I miei ricordi oggi volano in Sardegna, al "mare di fuori" di Stintino (la costa occidentale): il mio padrino di cresima Antonello ha raggiunto in cielo la sua Ginetta. Ho saputo troppo tardi del fatto per riuscire ad andare al suo funerale. Antonello era un omone, un gigante buono e calmo, da ragazzo pensavo che mi potesse sollevare con un dito, tanto mi sembrava forte, e aveva un bellissimo sorriso, che quando sorrideva stringeva gli occhi. Aiutò la mia famiglia accogliendoci nella sua casa dopo il brutto incidente a Pozzo San Nicola. Non dimenticherò mai quella casa, quella campagna, quelle giornate sugli scogli tra i quali imparai a nuotare, dove suo figlio Piero pescava polpi e murene col suo gommone. Posso ancora sentire quel caratteristico profumo di ginepro e mirto della "campagna" bruciata dal sole nella stradina verso il mare. Ricordo i porcetti, gli agnelli arrosto, il gioddu (=yogurt) fatto in casa, quel senso di calma e saggia allegria, come una festa senza frenesia, come se il tempo non esistesse, non contasse, si fosse fermato. Lui che mi regalò per la cresima un Longines favoloso (purtroppo sparito "misteriosamente" nel pauroso incidente avuto in autostrada coi miei negli anni 80).
Ciao Antonè, padrinu meu. Già te ne volevo bene, mì.
Ciao Antonè, padrinu meu. Già te ne volevo bene, mì.
domenica 4 febbraio 2007
Style Council e Marat
L'altro giorno ho riascoltato un disco degli Style Council di quel genio/maestro di Paul Weller, per canzoni meravigliose (secondo me) come The Paris match, You're the best thing, e soprattutto My ever changing moods, una specie di inno/manifesto, per quanto mi riguarda. Nel retro copertina c'erano le seguenti parole di Marat (1743-1793), definito "visionario del 18esimo secolo": Non fatevi ingannare quando vi dicono che le cose vanno meglio adesso. Anche se non si vede povertà è perchè la povertà è stata nascosta. Anche se guadagnate di più e potete permettervi di comprare un maggior numero di questi beni nuovi ed inutili che le industrie vi riversano addosso e anche se vi sembra di non aver mai avuto così tanto, quello è solo lo slogan di quellli che hanno molto più di voi. Non fatevi ingannare quando vi danno delle pacche sulle spalle paternalmente dicendo che non c'è disuguaglianza di cui valga la pena parlare e non ci sia più ragione di combattere perchè se li credete saranno completamente in carica nelle loro case di marmo e banche di granito dalle quali derubano la popolazione del pianeta con la scusa di portar loro cultura. State attenti, perchè appena gli farà comodo vi manderanno all'estero a proteggere il loro oro in guerre le cui armi, sviluppate rapidamente da scienziati servili, diventeranno sempre più mortali finchè saranno in grado, con uno schiocco di dita, di fare a pezzi milioni di voi. Parole di oltre 200 anni fa, pazzescamente attuali eh?
venerdì 2 febbraio 2007
Committement affettivo!?
Primo febbraio: sono 13 anni che lavoro qui, in tutto vent'anni di libreria, dato che avevo lavorato prima sette anni alla Di Stefano. Come passa il tempo! Anzi, punto di domanda: come passa il tempo, in che modo? Mentre vagheggio in bilanci e motivazioni, mi arriva la seguente mail da una cliente: Gent.mo Franco Zaio, grazie per avermi inviato il calendario delle iniziative culturali Feltrinelli. Approfitto dell'occasione per ringraziarti di tutta la tua disponibilità in libreria a cercare sempre i testi che ti chiedo e devo veramente apprezzare il fatto che tu metta molta competenza nel tuo lavoro. E' una dote sempre più rara, soprattutto se consideriamo che non sei imprenditore. Quando tengo le lezioni di Psicologia del lavoro parlo spesso di qualità del "committement"(ovvero l'impegno) e tu rappresenti quello che chiamiamo "affettivo" ovvero quello nel quale il soggetto è coinvolto nella "mission" dell'azienda per la quale lavora. Questa immagine che il cliente recepisce è quella che gli fa scegliere un fornitore piuttosto che altri...Ti saluto, con simpatia. Niente male eh? In effetti a volte sento il bisogno di staccare di più, nel senso che lavoro, faccio il mio lavoro anche fuori dal posto di lavoro, anche solo leggendo i giornali, o guardando la tv. Però poi ho questi piccoli feedback che mi gratificano e motivano. Molti mi daranno del fesso/ciula/illuso, ma pazienza. Se non avessi pazienza e curiosità non potrei neanche farlo, il mio lavoro, altro che esserne contento...
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