domenica 18 febbraio 2007

I luoghi dell'anima, e quelli delle radici


Gita di famiglia a Torino>Museo Egizio, ieri. In treno, passando da Alessandria, Frugarolo, Bosco Marengo, posti così, una strana emozione, come una vaga nostalgia: la sensazione che quelli sono i miei posti, la mia terra. C'è poco da fare: dopo tanto girare, uno lo sente dove sono le sue radici, per quanto estirpate, tagliate o bruciate. E non mi riferisco a quelli che il mio amico Enrico definisce luoghi dell'anima, posti dove sei stato felice, quindi spesso luoghi di vacanza. E' proprio piuttosto una questione di pelle, di odori, di terra, di aria nei polmoni. Con tutti i posti belli in cui ci ha fatto abitare, mio padre ha conservato e mantenuto la casa a Quargnento, avrà avuto le sue buone ragioni, e ora lo capisco. Come diceva quella canzone, c'è bisogno di una casa per andare in giro per il mondo. Come un'ancora, che se no ci si perde, si naufraga. E' un sacco che non ritorno a Lu e Quargnento. Ecco, vedi? Parlo di ritorno, e non di gita di piacere. Anche se poi mi sono sempre sentito fuori posto ovunque: per gli amici a Genova ero "il mandrogno", a Sassari "il continentale", a Biella "il sardo", a Lu "il genovese"...Il mio inno: He's a real nowhere man, sitting in his nowhere land, making all his nowhere plans for nobody... Me ne sono fatto una ragione. Sono più ricco dentro così, però, anche se con questo agrodolce assurdo senso di nostalgia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Brogna!

Scusami, non era detto con volgarità, ma con l'affetto dei ricordi.

Attilio

Arimondi ha detto...

Allo stesso tempo è bello tornare in questi luoghi e poterli ogni volta scoprire un pò, al riparo della routine. Sentirsi un pò estranei ha anche dei vantaggi.
Arimondi