domenica 18 marzo 2007

Divento mio padre





Sarà la festa del Papà, ma da un po' di tempo mi sorprendo in atteggiamenti molto, troppo simili a mio padre. Non l'avrei mai detto, da ragazzo: io sarei stato diverso, non avrei fatto le sue scelte (anche se poi ho scoperto che erano quelle giuste, ehm), bla bla bla. Ma abbiamo tutti quanti nostro padre dentro, che esce fuori, si rivela senza che lo vogliamo, senza che ce ne accorgiamo. Un esempio? Quando venimmo a vivere a Genova mio papà aveva la fissa delle navi in arrivo/partenza: si alzava da tavola addirittura per assistere a queste epifanie, o restava sul balcone delle mezzore in attesa. E io pensavo: ma guarda te, nostalgia senile, tic emblematico, malinconia poetica, anelito a un altrove. Ora faccio anche io così ( foto dal mio balcone all'alba...). Sarà colpa di Genova? No, perchè ho altri piccoli gusti, piaceri e gesti impensabili, come il lardo, o l'attaccamento alla casa nel paese natale (Quargnento), non ne ravvisavo un'estetica. Ma non è questione di estetica, bensì di pelle, odori, sangue, cromosomi. Che mi piaccia o no, io sono un po' mio padre, lo divento sempre di più, col passare degli anni. E col passare degli anni gli voglio sempre più bene. Auguri, Pino.

6 commenti:

Arimondi ha detto...

Con quella vista lì per forza ti viene l'anelito dell'immenso. Un giorno ti faccio vedere il "paesaggio" sironiano che si vede dal mio cortile...
Comunque è assolutamente vero, ci si sorprende continuamente a fare i gesti, a compiere le azioni, a pronunciare le parole dei nostri padri e ci si stupisce nel comprenderli proprio ora, nella ripetizione di quei gesti. E si capiscono molte rigidezze, molti dubbi, molte debolezze. Con un misto di sgomento e affetto.

Anonimo ha detto...

Avolte ho paura di diventare come mio padre perchè stupidamente riesco a vedere solo i lati negativi del suo carattere, o forse più semplicemnte perchè sono in grado di clonare perfettamente alcuni suoi errori. La genetica ahinoi è una scienza esatta, ma sono orgoglioso di essere figlio e mi rammarico di non essere padre.

Attilio

Anonimo ha detto...

Sì, capita spesso anche a me di confrontarmi con il ricordo di mio padre, ma ancora di più di rivedermi figlio guardando i miei bambini. Il più grande (6 anni), proprio il 19 Marzo dopo un banale rimprovero mi ha detto "sei il peggior padre del mondo". Al di là della provocazione (che comunque é andata a segno, accidenti se ci é andata), rivedo le dinamiche della mia adolescenza, i conflitti con mio padre, lo scontro quotidiano a 360 gradi. E adesso?
Dall'altra parte della barricata le cose sono un pò diverse. E' come se ci si dimenticasse completamente (o quasi) di quello che eravamo. Educhi i figli come la società si aspetta che si faccia, non puoi fare altrimenti, tiri avanti lavoro e matrimonio con abnegazione, vai stancamente in vacanza in posti che non ti interessano, non ti concedi mai niente anche perché forse non ne hai più voglia. Forse non siamo così simili ai nostri padri, ma lo é la vita che facciamo (almeno rispetto a quella che vedevano i miei occhi intransigenti di adolescente), lontana anni luce dai nostri sogni. Per molti questo tipo di vita é naturale e scontato (dovrei invidiarli, ma non ci riesco), altri come me vivono sempre un pò "fuori sincrono". Mio padre mi voleva bene, però non riusciva a manifestare i suoi sentimenti, ed io con lui ho fatto altrettanto. Non so se vivesse queste contraddizioni, non so se le avvertiranno i miei figli. Però ne parleremo, di questo sono sicuro.
Andrea

Arimondi ha detto...

Anche mio figlio qualche volta usa la frase "sei il peggior padre del mondo". Per loro deve essere il peggior insulto immaginabile (non sapendo cos'altro potrebbero dirmi...). Ho l'impressione che rispetto ai nostri padri ci sia da parte nostra una maggiore attenzione all'ascolto (in alcuni casi perfino eccessiva quando sconfina nel voler essere "amici" a tutti i costi) ed è una delle poche certezze - per me molto consolatoria - che abbiamo oggi come padri.

Franco Zaio ha detto...

Non è che ci facciamo troppi scrupoli e problemi? Non è che vivevano meglio i nostri padri? Hey, questo post sta diventando un forum per padri illuminati e tormentati. Ieri ho anche visto Elizabethtown. Insomma, questa paternità che ci rode/aleggia intorno...Certo è che ho degli amici che sono dei padri mitici. Io a volte ne ho le palle piene, ammetto. Ma ci soffro.

Anonimo ha detto...

Ahimè più tormentato che illuminato, e comunque é probabile che vivessero meglio loro. Quello che mi piacerebbe é che i miei figli vivessero meglio di quanto ho vissuto io il rapporto famigliare, semplicemente dialogando il più possibile, anche e soprattutto quando sorgeranno i contrasti. Se sono qui a scrivere lo devo in buona parte allo "Stellone". Non so se ho trasmesso nel DNA dei miei figli anche questi cromosomi, vorrei non doverlo verificare.
Andrea