Oggi sono andato con mia madre a regalare della roba a una casa di riposo. Entrati nel giardino, una dozzina di ottantenni (tutte donne) ci hanno fissato in silenzio, o forse stavano già fissando il vuoto da prima. Parcheggiate, ad aspettare una morte meno dolorosa possibile, come carrozzerie arrugginite e distrutte nello spiazzo di uno sfasciacarrozze. All'uscita, istintivamente mi è venuto da prendere per mano mia mamma per attraversare la strada, come faccio con mio figlio (come se il genitore adesso fossi io) e ho pensato, oltre a realizzare quanto bene le voglio (anche se non sono diventato il figlio "dottore" che sognava), che farò di tutto per non metterla in un posto così. Non le ho detto niente, come sempre, ma forse le ho comunicato telepaticamente qualcosa, perchè aveva gli occhi azzurri (quando non piange sono grigi), e ha cominciato a ringraziarmi intensamente per quella breve passeggiata fatta insieme.
Più tardi, nel pomeriggio, è venuta in libreria a portarmi una torta per il mio onomastico di domani (san Francesco).
A cosa servono le mamme, a cosa servono i figli. A rendere meno amara la vecchiaia di entrambi, se non altro.
6 commenti:
Leggerti, stamattina, è stato bello, ma triste. Sarà che la mia tristezza deriva dal fatto che sono andata via dalla mia città, con la mia famiglia, circa tre anni fa ed i miei li vedo una volta al mese. Non sono molto anziani, ma vivo costantemente con l'angoscia di non essere lì nel momento del bisogno.
Per fortuna Roma non è poi così lontana da Napoli.
Buona domenica, caro Zaio ed auguri per l'onomastico!;)
Luly hai ragione. Per chi è lontano è se possibile più difficile.
ecco... anche io vivo nell'angoscia di non esserci al momento del bisogno, stando a londra e loro in Italia... e non c'è nulla di più triste e terribile di sentirsi lontani nei momenti importanti... come è successo due settimane fa, grazie al cielo ora l'areo si prende come fosse un bus.. but still, your post makes me pretty sad. must be the tequila, I guess. ciao e buon onomastico.
Si é allungata la vita, ma non la sua qualità. Spero di avere abbastanza soldi per scegliermi un posto decente per la vecchiaia, se non dovessi essere più autosufficiente (ma credo che la vita mi presenti il conto prima). I lager uccidono, ma anche la convivenza, sempre che se ne abbia la possibilità (intesa come tempo, energia, spazi per non parlare del fatto che per alcune malattie ci vuole comunque un'assistenza infermieristica e/o medica costante). Discorso triste e spinoso, che prima o poi toccherà a tutti, da una parte e dall'altra.
Andrea
Ho trascorso tre giorni della mia breve estate portando mia madre in giro sull'appennino mostrandole luoghi che non conosceva. E' stata felice...mi ha detto:- in tre giorni mi hai mostrato tutto quello che tuo padre non mi ha mostrato in trent'anni!
Ora tocca a me, "Mà"...ora tocca a me...
Come ho scritto nel capitolo su DIANE DI PRIMA nel mio libro POETI IMMAGINATI (edizioni LA LONTRA)
"A volte un figlio corregge o riscatta certe questioni che fanno parte della storia e del patrimonio genetico famigliare"
Post stupendo, commenti toccanti e bellissimi. Non ho niente da aggiungere, vorrei ringraziare te e i tuoi commentatori; davvero, e senza retorica.
...però la prossima volta portala a fare un giro in auto, sennò si commuove troppo!
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