martedì 18 maggio 2010

Ian Curtis e me, 30 anni dopo

Oggi sono 30 anni che Ian Curtis ha lasciato questa terra. Ricordo che appresi con ottuso sgomento la notizia, all'acquisto del singolo Love will tear us apart. Avevo 16 anni, e da allora i Joy Division mi sono rimasti per sempre nell'anima. Dopo 30 anni le sue parole mi riflettono, mi tagliano, mi colpiscono, mi commuovono ancora.
Così come mi commuove questa foto, in cui posso identificarmi, come genitore. Purtroppo per Ian avere un figlio non era una ragione sufficiente per continuare a vivere e soffrire.
Ci pensavo oggi, a passeggio col mio fantastico Matteo (9 anni), parlando di fumetti, libri, calcio, giochi, gelati. I figli comportano fatica, responsabilità e sacrificio, ma un abbraccio o un sorriso di un figlio di 9 anni danno un senso profondo e non ignorabile alla vita. Chi non ha figli non può capire.

9 commenti:

andrea sessarego ha detto...

E' vero, non potrò mai capire perchè io non sarò mai genitore, è una mia scelta, nessuno me lo ha imposto. La mia vita non avrà quindi abbastanza profondità. Mi aggrappo all'amicizia, anche se probabilmente non è la stessa cosa. Ma me la faccio bastare, amico mio.

laritorna ha detto...

Sabato ho portato le mie due figlie di dieci e sette anni come road crew ad un mio concerto. Le vedevo aiutarmi a montare e collegare fili. Poi le ho viste sedute mentre mi ascoltavano, battevano il tempo e mi applaudivano. Le ho viste parlare con i miei musicisti, ridere, scherzare. No, chi non ha figli non può capire. Grazie Franco.

Cannibal Kid ha detto...

sei stato molto toccante

quanto a ian, purtroppo a lui diventare padre non è bastato. quello che ci lascia in musica però rimarrà per sempre

Anonimo ha detto...

Ciao Franco sono CaveWoman su FB! sai che proprio ieri ho postato la mia song preferita dei Joy Division: Love will Tear us apart..again..

Franco Zaio ha detto...

Non è neanche giusto pensare che bisogna avere dei figli per dare un senso alla propria vita, o alla propria coppia, tutt'altro. Dico che aiuta (la vita, non la coppia).

Anonimo ha detto...

Con i figli é una vita diversa. Prende da una parte regala dall'altra. Non é migliore, non é più o meno profonda, é proprio un'altra vita. Non é un altro capitolo, é un libro nuovo che questa volta viene scritto a più mani.

Andrea

Franco Zaio ha detto...

Andrea è il mio filosofo preferito. Filosofo beat :-)

Anonimo ha detto...

Hahaha, i filosofi dovrebbero essere saggi...

Andrea

Anonimo ha detto...

Forse il desiderio di avere un figlio nasce dal nostro egoismo. Per quanto possa sembrare assurdo, in fondo siamo pur sempre noi che desideriamo "sfogare" il nostro istinto, la nostra voglia di lasciare il segno, quel segno che risponde al ciclo della vita che anche noi, come gli animali, ci vede desiderosi di concludere il ciclo che inizia con la nascita, la riproduzione ed infine la morte. I figli non vengono mai da soli, siamo noi che spinti dal semplice "capriccio" o più naturalmente dall'istinto, ci imponiamo di generarne. Ma così facendo forse non ci accorgiamo che fare un figlio è il risultato del nostro "capriccio della maturità". Un nascituro nel corso della sua vita potrà anch'essere libero di decidere cosa far di sé stesso...ma l'unica cosa che non può decidere è quella di nascere o di non nascere.