mercoledì 29 marzo 2017

Partire, ripartire



Ti riconosco, antico morso,
ritornerai tante volte e poi l'ultima.
Ho raccolto il mio fascio di fogli,
preparata la cartella con gli appunti,
ricordato chi non sono, chi sono,
lo schema del lavoro che non farò.
Ho salutato mia moglie
che ora respira nel sonno
sempre la vita passata,
il dolore che appena le ho assopito
con imperfetta, di sé pietosa, atterrita tenerezza.
Ho scritto alcune lettere ad amici
che non mi perdonano e che non perdono.
E ora sul punto di dormire un dolore terribile
mi morde come mille anni fa
quando ero bambino e lo chiamavo Iddio,
e Iddio è questo ago del mondo in me.
Fra poco, quando dai cortili l'aria fuma ancora di notte
e sulla città la brezza capovolge i platani,
scenderò per la via
verso la stazione dove escono gli operai.
Contro il loro fiume triste, di petti vivo,
attraverso la mobile speranza che si ignora e resiste,
andrò verso il mio treno.

[da "Una volta per sempre, poesie 1938-1973"]

Nove anni dopo, ripubblico questa bellissima poesia di Franco Fortini, che ritorna attuale, in certi momenti decisivi della mia vita.

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