Questa struggente canzone di Billy Bragg mi viene bene per diversi motivi.
-Innanzitutto per ringraziare il fan di Bragg che ieri mi ha fatto un regalone a sorpresa: lassù, da qualche altra parte, qualcuno sembra stimarmi e apprezzarmi, seppure in ambienti e a livelli inarrivabili nè pensabili (d'altro canto il mio Miglioreamico lavora a Mediaset, mica in Emergency, quindi...). Voglio credere (sperare) che l'interesse non entri in gioco, in questo caso. E voglio ancora una volta invitare tutti a non sottovalutare il potere di comunicazione che ha un blog (altro che la superficiale vetrina facebook o myspace), che a volte arriva a belle persone lontane e "insospettabili".
-La musica del pezzo ricorda molto una mia nuova canzone che ho provato ieri sera con mio figlio alla tastiera (ed eccovi raccontato un mio sabato sera). Voce, chitarra, qualche nota di piano: basta poco per dare/provare grandi emozioni con una canzone. Non è strutturata così anche Hurt di Johnny Cash , una delle mie canzoni preferite di sempre?
-Il testo della canzone parla della morte di un padre, presumibilmente in guerra. E questo mi fa pensare a quanto sta succedendo a Gaza in questi giorni. E' una bruttissima annosa questione che sto seguendo senza esprimermi sul blog: voglio informarmi bene prima di scadere in facili commenti massimalisti e generici.
Quante cose, quanti spunti può dare, una sola canzone.
Il 2009 sarà un anno molto intenso, l'ho già capito.
2 commenti:
Ho dedicato due righe sul mio blog a quello che oggi è Gaza, ieri aveva un'altro nome, domani ne avrà un'altro ancora..
sono rimasta colpita dal sabato sera familiare/musicale, che splendidaimmagine.....
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