giovedì 3 agosto 2006

Le inquiete notti d'estate


Ho ripreso in mano Il libro dell'inquietudine di Fernando Pessoa, più o meno lo faccio ogni 10 anni, e ogni volta mi emoziona/commuove in maniera diversa. Sarà il caldo, saranno i pensieri tormentati, i sogni a metà, ma dormo davvero poco, quest'estate. E mi leggo Pessoa, bel quadretto eh? E in queste notti un po' allucinanti penso in continuazione, sento in continuazione; ma il mio pensiero è privo di raziocinio, la mia emozione è priva di emozione! Da una botola situata lassù, sto precipitando per lo spazio infinito, in una caduta senza direzione, infinitupla e vuota. La mia anima è un maelstrom nero, una vasta vertigine intorno al vuoto, un movimento di un oceano senza confini intorno a un buco nel nulla, e nelle acque, che più che acque sono turbini, galleggiano le immagini di ciò che ho visto e sentito nel mondo: vorticano case, libri, casse, echi di musiche e spezzoni di voci in un turbine sinistro e senza fondo (pag. 33, ed. Feltrinelli del 1996). Tranquilli, non sto impazzendo, ma certe notti la mente vola.
Ci pensano poi la quotidianità, la gente, le notizie sui giornali, la politica, il lavoro, il mutuo, la proletarizzazione, a prendere a bastonate certe ali. Che però, doloranti e spennacchiate, la notte dopo volano di nuovo.

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