Stamattina mi è caduto l'occhio su questa locandina del quotidiano locale. E mi è "tornato su" il rospo avvelenato che avevo ingoiato nel 2012, quando fui licenziato per "riorganizzazione aziendale" (sic), da un personaggio che indossava una collanina con la falce e martello d'oro (non lo dimenticherò mai, questo particolare rivoltante). Disoccupato a 47 anni, con due figli: grazie, "compagno".
E mi è tornato in mente anche il povero M., che si uccise nel 2013, in paranoia per il lavoro.
Non dimenticherò mai quei momenti e quel periodo, le ricerche scoraggianti, la depressione dei lunedì mattina, le ristrettezze economiche, gli incoraggiamenti di moglie e figli, come non perdonerò mai chi ha causato e causa ingiustificatamente queste situazioni di malessere e disagio.
Lavorare stanca, ma non lavorare uccide.
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