mercoledì 21 novembre 2007

Chi si ferma è perduto


"Avere relazioni interpersonali soddisfacenti ed essere rispettati sul lavoro. Queste le cose che rendono la vita felice. Seguite a pochissima distanza dall'avere dei figli, tenere a bada le malattie (il vecchio "la salute prima di tutto" è un po' passato di moda), comprare una casa, comprare la macchina dei sogni, superare gli esami o raggiungere degli obiettivi di carriera. Lo sostiene una ricerca condotta in Inghilterra e pubblicata sull'ultimo numero della rivista International Journal of Epidemiology.
Al di là della mera classifica l'aspetto più interessante che emerge da questo studio è che la vera felicità, pare, sia data dalla dinamicità; essere in una condizione di "sabato del villaggio" rende la vita più gustosa. Non a caso, infatti, le donne si sono dichiarate più felici di essere incinte che della condizione di genitore, le persone in generale si definiscono più contente nel cominciare una nuova relazione che nel mantenerne una, più soddisfatte di un lavoro vario e dinamico che di uno sempre identico e senza stimoli. La dinamicità come dimensione personale è una delle chiavi per essere felici o, per lo meno, per sentire la differenza tra quando si è tristi e quando si è contenti; sentire che le cose possono cambiare predispone ad un atteggiamento positivo nei confronti di ciò che ci accade intorno; al contrario, percepire le cose come immutabili genera sfiducia, rassegnazione e aggressività.
Ovviamente la dinamicità viene percepita positivamente quando coincide con un'evoluzione, se invece il cambiamento porta a situazioni percepite come "peggiori" le cose cambiano.
La felicità viene seriamente minata dalla perdita degli affetti più cari, dalla fine di una relazione, dalla perdita del lavoro.
Fonte: Ballas D et al. Measuring the impact of major life events upon happiness. Int J Epidemiol. 2007;1-9 doi:10.1093/ije/dym182. " (Emanuela Grasso)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Relazioni interpersonali carenti, non sono rispettato sul lavoro (mobbing, altro che carriera e comunque é un lavoro che mi ripugna), ho dei figli e sto abbastanza bene, ma la casa l'ho venduta e il tempo utile per trovarne un'altra si avvicina (un mio "caro saluto" va alla BCE, alle banche italiane e agli agenti immobiliari), la macchina ha 13 anni. Insomma per questo e altri "manuali della felicità" sono da suicidio. Ma per chi li scrivono, per felici bambocci? Tutto sommato mi sembra che si riduca a: "Soldi = felicità" e invece al massimo si potrebbe dire: "Soldi = serenità". Però essendo uno studio suppongo che sia il risultato delle opinioni della maggior parte della gente intervistata, ed é per questo motivo che, secondo me, il mondo occidentale si avvia verso un declino inesorabile. Viviamo male e il continuo cambiare é visto come una via di fuga per la felicità, ma il cambiamento in sé non significa assolutamente nulla. Case, automobili e persino figli (sarò padre! sarò madre! evviva! per poi sgretolarsi di fronte alle prime inevitabili difficoltà), sono momentanei appagamenti del nostro ego, specchietti per le allodole, bisogni indotti o snaturati, cartine di tornasole dell'incapacità di essere felici, fantasmi di ciò che rende realmente unico un essere umano.

Andrea

Anonimo ha detto...

Az! Come darti torto? Grande Andrea!
FZ

listener-mgneros ha detto...

beh io dopo anni sono riuscito a non possedere più nulla, nemmeno la macchina...che sia una soluzione?
Scherzo ma non rido