Siamo quello che diciamo, le parole che usiamo, così come mangiamo quello che abbiamo in bocca. Un input di miglioramento della vita di tutti i giorni è sicuramente la qualità del linguaggio: non solo quello che si dice, ma come lo si dice. Ho sempre parlato ai miei figli con un linguaggio accurato e mai banale o volgare, senza andare sul forbito eccessivamente ricercato e antipatico. Pensare a quello che si vuol dire, trovare un bel modo di dirlo, cercare dei sinonimi e delle immagini, citare, accennare, rilanciare. Gli ho anche detto, per visualizzare il concetto, che se dicono "Merda" è come se avessero una merda in bocca, e lo stesso vale per termini e concetti volgari, violenti, "brutti". Il linguaggio nobilita l'uomo. Meglio "Cioè cazzo belin che periodo di merda, ce n'ho due coglioni, nel senso" o "E' un periodo difficile, sono demotivato e stanco"? Se parlo bene, vivo meglio.
7 commenti:
trovo che la volgarità dosata in un linguaggio accurato ci possa stare alla grande.
Se mi sento un escremento vivente, il modo migliore per comunicarlo è dire che mi sento una merda.
(ma magari non lo farò con i miei figli..)
Possibilmente senza abusare di parole english...
Mik
Accetto di buon grado la tua visione su siffatto problema anche se demotivi drasticamente il mio stato emozionale, ricco di tribali e poco profique volgarità dal senso gratuitamente sciocco e comunque inappropriate in un dialogo comunque civile se pur in certi casi contradditorio.
Ossequi.
Consentimi però ogni tanto che un bel vaffa... nobilita ancor di più il proprio animo e viene meglio recepito dall'interlocutore.
Ah Wilson, ma vattela a pijà dintercu...:0)
O, come direbbero su da me, "vatlapiantlorgu" :-) La Carla apprezzerà!
Sgagiò.
"chill'èmu a vidi in piazza ca l'ha più tostu lu murro
e pa lu stantu ponimi la faccia in culu.."
ZIRICHILTAGGIA - Rimini Fabrizio De André
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