Che strana città, Genova. Questa è la vetrata della mia fermata della metropolitana (Dinegro). Già, perchè si da il caso che a Genova la metro sia allo stesso livello sul porto: quella che si vede tutta deformata è la sagoma di un traghetto che mi potrebbe portare nella mia amata Sardegna. O chissà dove. Due caratteristiche essenziali della genovesità: una struttura urbana in verticale anzichè in orizzontale, e l'avere sempre negli occhi e nella testa quella idea un po' visionaria di un mare, di un altrove, di uno spazio libero. Moltissimi genovesi dicono "Non potrei vivere in una città senza mare". Avere quella visuale fa parte della loro impostazione mentale. Aggiungete un forte vento costante, l'attitudine al lamento vittimista e sarcastico (il famoso mugugno) e capirete che in questa città sono tutti un po' matti, anche solo per adattarsi all'ambiente. Eppur parenti siamo un po’ di quella gente che c’è lì che in fondo in fondo è come noi selvatica, ma che paura che ci fa quel mare scuro che non sta fermo mai. Ma quella faccia un po’così, quell’espressione un po’così che abbiamo noi mentre guardiamo Genova, ed ogni volta l’annusiamo e circospetti ci muoviamo, un po’ randagi ci sentiamo noi (sottoscrivo ancora, dopo 25 anni che ci vivo, queste parole di Paolo Conte).
3 commenti:
Sottoscrivo. "Non potrei mai vivere in una città senza mare". Io da casa mia non lo vedo ma so che c'è, e questo mi dà un senso di respiro. E il mare serve ad orientarmi. A Milano non so mai dov'è il nord o il sud. E il 24 sono andato in Corso Italia a godermi il tramonto, semplicemente perchè avevo bisogno di vedere il mare. Ho concluso la passeggiata a Boccadasse, per me l'angolo più bello di Genova, il mio rifugio di rilassamento nonchè pensatoio. E chissenefotte del vento!
Senza vento non sarebbe Genova,
la tramontana fredda colora il tramonto e i nostri sogni,
lo scirocco umido e afoso,
ci rende melanconici e nervosi
Wilson
Il mare, certo, ma anche i monti. Potrei anche vivere in una città senza mare, a patto di non avere intorno a me un orizzonte piatto.
Andrea
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